Libri e letture consigliate

Concordo su Crypto e su Dan Brown

La scomparsa di Juan Romero
Racconto ricchissimo di tensione, che tuttavia non è certo tra i più riusciti dell'autore di Providence (neanche lui lo amava particolarmente): è infatti una storia che gioca troppo sulla reticenza e che non spiega nulla degli avvenimenti che accadono. L'impressione che se ne ricava è quindi quella che neanche l'autore avesse una forte idea e che sapesse bene dove volesse andare a parare.

Giudizio: sufficiente

La Nave Bianca
Non male questo racconto dell'autore di Providence: la parte centrale con il viaggio fantastico della nave non mi ha preso particolarmente, mentre l'incipit è descritto alla perfezione (alcune immagini richiamate sono molto poetiche) e il finale è un bel tocco da maestro e riesce ad esprimere con notevole intensità il sentimento di nostalgia e solitudine del protagonista.

Giudizio: discreto

Sempre ottimo Camilleri.

I PILASTRI DELLA TERRA (Ken Follett)
Grandioso romanzo storico da molti considerato il capolavoro assoluto dell'autore gallese (per me è a pari merito con "La caduta dei giganti"). Il medioevo è uno dei periodi storici che più mi affascina e infatti ho trovato alquanto suggestiva l'ambientazione, senz'altro ricca di molti spunti narrativi. Da amante di storia dell'arte e dell'architettura, ho anche molto apprezzato la vicenda della costruzione della cattedrale di Kingsbridge e come viene delineato il passaggio dallo stile romanico a quello gotico (bellissima la parte in cui Jack ammira la basilica di Saint-Denis, prima opera dell'architettura gotica).
Sempre numerosi e sorprendenti i colpi di scena. Presenti anche scene descrittive (specialmente architettoniche), ma mai noiose.
Ho davvero amato quest'opera di così ampio respiro e dall'intreccio così affascinante e complesso, che per me può essere considerata "I promessi sposi" di Ken Follett, con Jack e Aliena al posto di Renzo e Lucia e il priore Philip come Fra Cristoforo (tra l'altro, sia Philip che Fra Cristoforo sono i miei personaggi preferiti dei due romanzi).
Geniale anche il fatto che Follett sveli il movente dell'impiccagione del trovatore nel prologo del romanzo solamente alla fine dell'ultimo capitolo, dopo più più mille pagine.
Capolavoro assolutamente da leggere.

Voto: 10

Concordo (per me è il migliore assoluto di Ken Follett) 

LE PALUDI DI HESPERIA (Valerio Massimo Manfredi)
Ennesimo, ottimo romanzo storico di Valerio Massimo Manfredi, autore che reputo ormai a mani basse il mio scrittore italiano di romanzi preferito.
In questo libro, oltre alla trama molto avvincente di cui parlerò dopo, ho grandemente apprezzato gli approfondimenti psicologici dei personaggi (in particolare del protagonista, Diomede) e le descrizioni dei luoghi, scritte davvero con grande maestria e realismo e molto suggestive. Il tormento e la disperazione di Diomede in determinanti frangenti è resa alla perfezione e riesce a trasmettere una certa malinconia al lettore in persona.
La trama stessa del romanzo è molto interessante e si sviluppa su due filoni: la prima è dedicata al ritorno in patria di Diomede e al suo successivo viaggio in Italia, l'altra invece narra il ritorno degli Atridi, con l'uccisione immediata di Agamennone, la congiura delle regine e la successiva guerra mossa da Menelao per vendicare il fratello. Entrambi i filoni sono molto interessanti e con non pochi colpi di scena inaspettati. Il secondo filone è molto affascinante perché spiega anche quale fu il vero casus belli della Guerra di Troia, e lo fa in un modo originale che si discosta dalla tradizione.
Il libro è poi alquanto spettacolare per come presenta la fine di un'epoca, quella micenea, quella degli eroi dei poemi omerici, e l'inizio di una nuova, segnata dall'arrivo dei Dori e dei cosiddetti Popoli del Mare. Il finale, a tal proposito, è davvero convincente nella sua drammaticità, per come segna la definitiva fine degli antichi eroi.
Un romanzo ottimo e scorrevole che non posso non consigliare.

Voto: 9,5

La rovina di Sarnath
Racconto che non mi è piaciuto. L'autore di Providence si dimostra certamente molto bravo nelle lunghe descrizioni che infarciscono il racconto, ma la narrazione, molto lineare, mi è parsa noiosa e priva di idee o guizzi particolari. Il finale era molto prevedibile e per di più sa di già visto.
Racconto tutt'altro che memorabile.

Giudizio: insufficiente

IL MONDO PERDUTO (Michael Crichton)
Ennesimo capolavoro di Crichton e ottimo seguito di Jurassic Park, anche se leggermente inferiore.
Nessun autore sa raccontare una storia come Michael Crichton, diceva il New York Times, e secondo me ha ragione: il suo stile è inimitabile. La sua prosa scorrevole è impreziosita da dei dialoghi efficacissimi, da numerose riflessioni dei personaggi (gli stessi ben caratterizzati) mai banali ma sempre interessanti, da un modo di creare la suspense e la tensione (e in certi punti l'horror e il macabro) notevolissimo e, infine, dall'uso ineguagliabile di dati tecnici e scientifici che rendono la trama molto più reale e concreta, ma anche più intrigante e coinvolgente. Ho adorato tutte le digressioni (che poi tanto digressioni non sono, dato che sono strettamente collegate alla trama), principalmente scientifiche, presentate da Malcolm, in particolare quelle interessantissime sull'estinzione e l'evoluzione. Memorabile e condivisibile anche la riflessione che il matematico fa sull'essere umano come conformista e non consapevole. Tutti questi spunti di riflessioni nelle pagine di Crichton sono sempre eccellenti.
L'autore crea una trama avventurosa bellissima che inevitabilmente presenta dei punti in comune con il prequel, ma anche tanti elementi di originalità non indifferenti. Una delle sequenze secondo me più belle e ricche di tensione è quella con Malcolm e la Harding nel camper con i due tirannosauri. Il finale è davvero mozzafiato, da cardiopalma (soprattutto quando avviene l'attacco dei Raptor). Bellissima anche la riflessione, questa volta non di Malcolm, ma di Thorne, che chiude il romanzo.
Per concludere, ricordo che da questo ottimo romanzo è stato tratto il bel film di Spielberg del '97, che presenta molte differenze dal libro, per cui entrambi sono da leggere e da vedere.

Voto: 9,5

Un po' troppo alto il voto. 8 è perfetto, considerando il 9 di Jurassik Park

LA LUNGA MARCIA (Stephen King)
La lunga marcia è un ottimo romanzo di Stephen King (il primo che ha scritto), pubblicato inizialmente sotto lo pseudonimo di Richard Bachman.
L'idea di partenza è ottima, come in molte opere di King: cento ragazzi vengono scelti per partecipare ad una gara annuale di marcia, conosciuta come "La Lunga Marcia", la cui regola principale è mantenere un'andatura minima di 6 km/h; ogniqualvolta si vada sotto il limite, si riceve un'ammonizione, e dopo tre si viene eliminati (ogni ammonizione si cancella dopo un'ora di marcia senza nuove ammonizioni); la marcia si conclude quando rimane un unico partecipante e a questi è assegnato il Premio, cioè la cosa che più desidera. L'idea è molto intrigante, come si vede, ma il vero "problema" arriva nello scrivere lo sviluppo. Questo romanzo, secondo me, è un grandissimo "esercizio di scrittura": non è affatto semplice, infatti, scrivere un libro di 300 pagine in cui i personaggi non fanno altro che marciare. Il rischio di diventare ripetitivi e noiosi è molto alto, e forse in certi punti la ripetitività c'è davvero, ma, a mio giudizio, l'opera non è quasi mai noiosa: è stancante, addirittura a tratti logorante, ma non tanto per lo stile di scrittura, quanto per le azioni che vi avvengono, per la sovente ripetizioni di espressioni come "continuarono a camminare" e "la Marcia proseguì", per come viene descritto il pensiero e il lato psicologico dei Marciatori. King è stato davvero un maestro nel rendere così bene lo stato d'animo e le condizioni dei personaggi, rendendo possibile l'immedesimazione assoluta del lettore in essi, facendo percepire al lettore stesso la loro inimmaginabile stanchezza. Infatti, sono giunto al termine del romanzo quasi con sollievo, ma non perché fosse brutto, anzi, ma perché mi sentivo sfinito, perché sarebbe stato difficile sopportare ancora i dolori e la stanchezza fisica e psicologica dei giovani protagonisti.
Il modo con cui viene descritto come, giunti al loro estremo limite di sopportazione, i Marciatori impazziscano letteralmente è davvero da brividi. Una delle scene più agghiaccianti per la sua brutalità è quella del primo congedo. Le scene che invece mi hanno più colpito emotivamente sono la drammatica morte di Baker e, soprattutto, quella di Scramm e Mike, che mi ha fatto venire la pelle d'oca.
A essere sincero, il finale, volutamente lasciato in sospeso, non mi ha del tutto convinto; forse King aveva un'ottima idea di partenza ma non ha saputo come chiuderla, o forse il finale gli piaceva così. Fatto sta che il finale per me non è stato il massimo, ma d'altronde spesso King è stato criticato per i suoi finali non sempre all'altezza del resto del romanzo. Comunque l'opera nel suo complesso mi ha soddisfatto e anche se il finale non è eccellente si può chiudere un occhio.
Da leggere.

Voto: 9

Questo romanzo è una pietra miliare della letteratura contemporanea...

Che noia...

doctorZeta ha scritto:Che noia...

L'ho trovato simpatico. E contando che era una lettura "obbligata", non è poco.

Magico Vento ha scritto:

doctorZeta ha scritto:Che noia...

L'ho trovato simpatico. E contando che era una lettura "obbligata", non è poco.

Quando ho letto "Il fu Mattia Pascal" ricordo che non riuscivo a staccarmi
dal romanzo; è semplicemente straordinario, come anche "Uno nessuno e
centomila"

Magico Vento ha scritto:Ex-Barone
Un racconto sicuramente non tra i migliori di Lovecraft, non ha idee particolarmente interessanti e il colpo di scena finale è piuttosto prevedibile. D'altronde lo stesso autore non lo considerò mai parte integrante della sua produzione. Eppure il racconto è scritto con maestria come al solito e tiene col fiato sospeso dall'inizio alla fine.

Giudizio: sufficiente

"Old Bugs" (è il titolo originale, e anche il soprannome del protagonista) è un racconto
molto affascinante di Lovecraft. Uno dei suoi racconti non horror; lo scrisse per caso,
all'interno di una lettera al suo amico Alfred Galpin, e lo
scrisse come monito sull'abuso dell'alcool.

@ Magico Vento

Quale antologia di HP Lovecraft stai leggendo?
Forse quella in 4 volumi color nero
intitolata "Tutti i Racconti" a cura di
Sebastiano Fusco?

Fabri73 ha scritto:@ Magico Vento

Quale antologia di HP Lovecraft stai leggendo?
Forse quella in 4 volumi color nero  
intitolata "Tutti i Racconti" a cura di
Sebastiano Fusco?    

No, questa:

Ho capito.
Puoi guardare se ci sono anche i
racconti "Il lupo mannaro di Ponkert" e
"Tarbis del Lago" ?
Grazie

No, nessuno dei due.

MONDO SENZA FINE
Ottimo romanzone di Ken Follett che, pur svolgendosi due secoli dopo ed essendo totalmente leggibile autonomamente, funge da sequel ideale del capolavoro I Pilastri della Terra, con il quale condivide essenzialmente l’ambientazione.
Follett si conferma un narratore di altissimo livello, capace di farti leggere più di 1300 pagine tenendo sempre alta l’attenzione e senza annoiare, grazie anche ai numerosi colpi di scena e alla buona introspezione psicologica dei personaggi. La trama è molto affascinante e complessa: azione, amori, vendette, scontri, intrighi e passioni si sviluppano in un’epoca, quella dell’Inghilterra del XIV secolo, che permette all’autore di presentarci due dei più importanti fatti storici del periodo, la Guerra dei Cent’anni e la più terribile epidemia di tutti i tempi, la peste. La parte dedicata alla guerra tra il re d’Inghilterra Edoardo III e il re di Francia Filippo VI è una di quelle che mi ha appassionato di più: splendida, in particolare, la rievocazione della battaglia di Crécy (originale anche la trovata per mandare Caris, una suora, ad “assistere” allo scontro).
Il romanzo è splendido quasi quanto il predecessore. Dico “quasi” perché manca quel “trait d'union” forte e legante che dava unità e armonia al romanzo precedente, la cattedrale. C’è un ponte, è vero (di cui, giustamente, viene sovente rimarcata l’importanza per la città), ma evidentemente non regge il paragone con la cattedrale e, in più, la sua costruzione viene terminata molto prima della conclusione del romanzo.
Ho infine notato che volutamente alcuni personaggi assomigliano molto a quelli del romanzo precedente: Merthin per le sue grandi capacità di costruttore ricorda molto da vicino Jack, Caris per certi aspetti ricorda Aliena (entrambe sono le principali commercianti di lana della città), il priore Godwyn è il disonesto ecclesiastico di turno dopo il perfido Waleran Bigod, Ralph è il fratello cattivo come lo era Alfred (e per la sua cattiveria ricorda anche William Hamleigh); c’è anche Petranilla, la madre protettiva che muove astutamente le scelte del figlio come Regan Hamleigh ne I Pilastri della Terra. Se questo sia un fatto negativo o positivo sta a ogni lettore deciderlo; a me non ha dato particolare fastidio, dato che le due vicende sono completamente slegate e profondamente diverse (infatti in generale non c’è quel senso di “già visto” che poteva sorgere in un sequel), e per di più può essere interessante e divertente cogliere tutti i parallelismi volutamente inseriti dall’autore.
Consigliato.

Voto: 9,5

Ho letto anche questo. Chissà se nella sua testa era veramente un sequel...

LA CRUNA DELL'AGO
La cruna dell'ago, prima opera di successo di Ken Follett, è un gran bel thriller a sfondo storico. La trama è risaputa: pochi mesi prima dello sbarco in Normandia, gli Alleati hanno costruito una finta armata aerea e navale nell'East Anglia, in modo da dirottare l'attenzione dei tedeschi verso le spiagge di Calais e allontanarla invece dalla Normandia, ma una spia tedesca, il cui nome in codice è "Die Nadel", l'Ago, ha scoperto la verità e cercherà in tutti i modi di portare l'informazione al Fuhrer.
Potrei dire che il romanzo mi è parso un po' sopravvalutato, ma in realtà non è proprio così. Il fatto è che, avendo già letto opere successive di Follett, come I pilastri della terra e La caduta dei giganti, più mature, ambiziose e complesse (e lunghe), questa mi ha quasi un po' deluso, viste le grandi aspettative. In realtà è un ottimo romanzo, in cui, come farà anche in futuro, Follett prende un periodo storico particolare e ci ricama intorno una storia di fantasia in cui vi incastra sapientemente i suoi personaggi. Inoltre, per essere un romanzo uscito nel 1978, è di una freschezza e di una modernità quasi incredibili.
La caratterizzazione dei personaggi è ottima (così come il loro utilizzo all'interno della vicenda), non solo quella dei protagonisti, ma anche quella dei personaggi di contorno, che l'autore è capace di delineare in poche battute, rendendoli sempre credibili come è fondamentale per un buon romanzo storico. La personalità e la psicologia della spia tedesca, Henrik Faber, sono rese alla perfezione e le scene in cui compare non solo sono quelle più adrenaliniche, ma anche le più coinvolgenti. La bravura di Ken Follett sta anche nel riuscire, grazie alle sottili e profonde descrizioni dei personaggi, ad abbattere la barriera tra buoni e cattivi, riuscendo in certe situazioni quasi a far tifare il lettore per Faber, quando in realtà egli è ovviamente il cattivo.
Anche la resa della tensione e della suspense è davvero notevole, specie nell'ultimo centinaio di pagine, al cardiopalma. Nelle scene thriller ricche di tensione mi ha un po' ricordato lo stile di Dan Brown (che ovviamente scriverà i suoi romanzi solo in seguito) e quello di Stephen King (anche per la figura dell'uomo braccato in fuga, presente pure in alcuni romanzi dell'autore). Nella seconda parte del libro, le sequenze in cui l'eroina femminile, Lucy, scopre che Faber non è l'uomo che pensava e prova a fuggire mi hanno ricordato la simile, tesissima situazione presente nel racconto Il villino degli usignoli della grande Agatha Christie.
Ho apprezzato pure gli intrecci con reali figure storiche (soprattutto Hitler e Churchill), seppur quasi sempre presenti in capitoli separati dal resto.
In ultima analisi, oltre all'eccellente e molto coinvolgente finale (in cui la tensione arriva ai massimi livelli), lodo anche l'epilogo, molto bello, che lascia un certo rammarico una volta terminata la lettura del libro.

Voto: 9+

È un ottimo romanzo, nonostante l'ambientazione strabusata