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Messaggio Da doctorZeta Mer 31 Mar 2021, 23:46

Fargo 4: tanto da dire, poco da ricordare

L'annuncio che Fargo avrebbe avuto una quarta stagione era stato accompagnato da un coro unanime di "non vedo l'ora", "finalmente", "grazie FX", e commenti di questo tipo.
La fine della quarta stagione di Fargo è stata, anticlimaticamente, seguita da moltissimi commenti del tipo "avrebbero dovuto chiuderla alla seconda stagione", "non se ne sentiva il bisogno", "Fargo ha perso la sua carica", "la peggiore delle quattro stagioni".
Seppur non universalmente, parrebbe che Fargo 4 sia stata poco apprezzata nel complesso, sia dal pubblico che dalla critica.
Io ve ne avevo parlato qualche tempo fa limitatamente alle sensazioni post premierè ed erano, invece, tanti i motivi per proseguire la visione della quarta annata con rinnovato entusiasmo e speranzosi che Noah Hawley mettesse in piedi il solito delizioso circo.
Ritengo che i 30 minuti della premierè siano da consegnare a college, high school, primary school di ogni stato americano. Essi rappresentano un condensato di ciò che l'America è ed è sempre stata e ciò che ha sempre pensato di essere: un sogno.
Un sogno crollato sotto i propri piedi ma sempre rinnovato da nuovi schemi, nuove alleanze, nuovi sacrifici "greater good".
Lo scambio di figli per assicurarsi il controllo del nemico/amico è emblematico di quanto gli Stati Uniti abbiano sempre fondato il proprio sistema su una scala di valori sballata dove il denaro, il potere, il successo non sono mai riusciti a fare spazio a valori identitari e profondi quali gli affetti, la correttezza, la lealtà, la famiglia.
Non è un caso che proprio coloro i quali, nella serie, abbiano provato ad incarnare quei valori, pur nelle loro infinite sfumature, abbiano fatto una fine ingloriosa.
Dagli indigeni agli irlandesi, passando per italiani ed afroamericani, gli U.S.A. sono una terra che accoglie tutti, salvo poi soggiogarli, una terra di promesse infrante, un luogo dover poter mettere radici purchè si stia in disparte ad osservare l'uomo bianco o in generale il massone, il potente, il criminale, intento a dominare, dirigere, spazzare via con un soffio chiunque si pari davanti a lui.
E' la storia americana e non a caso il finale porterà proprio questo nome: "Storia Americana".
Un omaggio all'Italia e agli italiani, grandissimi protagonisti della stagione ma soprattutto un messaggio chiaro all'America e al mondo intero.
Nella terra della libertà vince il più forte, i diritti non sono eguali, il potere, l'apparenza, la forza del branco vincerà sempre sulle virtù del singolo, il sacrificio dell'individuo, la forza del gruppo.
Torniamo per un attimo all'Italia e agli italiani.
Noah Hawley ha voluto mescolare tantissimo in questa quarta stagione. Il suo magistrale e lunghissimo cold open ci ha mostrato quanto l'America di oggi sia figlia delle influenze di migranti, emigrati pronti a mettere a rischio tutto pur di raggiungere la terra di Abraham Lincoln.
Gli italiani, la mafia italiana, seppure nella sua accezione più atomica raffigurata dai Fadda a Kansas City, sono l'ultima dinastia, l'ultima "razza" al comando della città, della zona di interesse specifico dove Hawley diramerà le bisettrici del racconto.
Nel cast brilla Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorriana memoria. Il suo Gaetano Fadda sale di colpi episodio dopo episodio, passando da macchietta un pò forzata a personaggio "fargo" per definizione. Come sempre Salvatore Esposito riesce a trasformarsi e prestare il suo fisico prestante, rotondo e imponente ad un personaggio sopra le righe che risulterà essere uno dei più importanti e riusciti.
Non solo "Genny" ma anche Ragno ed Acquaroli. Il primo, nonostante pochissimi minuti sullo schermo, riesce a ritagliarsi uno spazio di primo piano sia nel racconto che nella sua magnetica interpretazione. Il personaggio del "Samurai" Suburriano è invece il classico uomo nell'ombra, dietro le quinte, implacabile e silenzioso ma vero possessore di tutti i segreti. Anche lui diverrà sempre meno marginale nel corso della stagione, occupando un ruolo fondamentale soprattutto sul finale.
E' stato un anno sensazionale per l'Italia seriale.
We Are Who We Are e Petra, Marcello Fonte in I Know This Much is true, Ostia ed I May Destroy You, The New Pope e l'Amica Geniale, solo per citarne alcuni.
Questo Fargo all'italiana impreziosisce l'annata delle meraviglie per la nostra serialità.
Ma se l'Italia ha tanto di cui sorridere, stessa cosa non si può dire per il resto del cast.
Anche quest'anno Noah Hawley ci ha regalato un cast di primo livello con attori che mai avremmo immaginato poter ricoprire certi ruoli.
Da un Chris Rock in stile padrino ad un Jason Schwartzmann boss della mafia italiana.
Entrambi hanno dato grande prova di sè ma sono risultati lontanissimi dai fasti raggiunti da Billy Bob Thorton e Martin Freeman nella prima stagione, Kristen Dunst nella seconda ed Ewan McGregor nella terza tanto per citarne alcuni. Il gap è sembrato vistoso.
Ma se le prime linee hanno in parte fallito rispetto ai predecessori, non si può dire lo stesso con i personaggi che definiremmo comprimari in altre serie ma che in Fargo risultano essere pezzetti di un mosaico infinito nel quale ognuno ha un ruolo rilevante.
Timothy Olyphant e Jack Huston su tutti, oltre al nostro Salvatore Esposito, hanno regalato 2 personaggi iconici e indimenticabili, il primo con la sua parlantina che ha ricordato molto il Raylan Givens di Justified (interpretato dallo stesso Olyphant), il secondo con un personaggio turbato dagli orrori della guerra e colmo di tic nervosi che lo hanno reso un ricorrente e gustoso divertissment in una stagione altrimenti molto più cupa delle precedenti 3.
Nei suoi personaggi Fargo ha sempre trovato la carica aggiuntiva ad una struttura del racconto di per sè fenomenale.
Quest'anno è sembrato che Hawley abbia voluto rendere la stagione 4 più cupa, più seria, più universalmente riconoscibile, perdendo, al tempo stesso, una parte di identità e non riuscendo a regalarci quei 2-3 personaggi indimenticabili che ogni stagione ci aveva consegnato (pensiamo a Varga giusto per fare il primo nome che è saltato in mente).
Se c'è un difetto abbastanza palese è forse proprio questo. Ci siamo ritrovati davanti agli occhi il solito Fargo ma con la sensazione di non riconoscerlo più come il Fargo che ricordavamo.
Complice anche il ritardo notevole fra la terza e quarta stagione, ci siamo ritrovati un oggetto misterioso sperando che non lo fosse e al contempo un qualcosa di intrigante sperando che fosse più familiare.
Di per sè, Noah Hawley ci aveva sempre abituato a qualcosa di complesso ma affiancando al tentativo, sempre riuscitissimo, di approfondire la vita e il mondo, anche un aspetto più goliardico, grottesco, farsesco, in pieno stile Coen.
Il retrogusto che lascia Fargo 4 è diverso, anticlimatico rispetto al solito.
Abbiamo la sensazione di non aver assistito al solito Fargo, al solito spettacolo imperdibile ma ad uno show, sempre sopra la norma, più classico, meno eccessivo, meno folgorante.
E dire che mai come in questa quarta stagione si è cercato di osare.
Si è osato alzando il livello dei termini della discussione, non più solo il caos, il destino come elemento comune alle sorti di singoli personaggi e famiglie ma come cifra identitaria dell'ordine costituito, dell'America, del mondo.
Tornando, dunque, alla domanda iniziale.
Fargo 4 cos'è stato? Che bilancio ne possiamo fare?
Mai come quest'anno è difficile tracciare la linea.
Se Fargo 1 raccoglieva l'eredità coeniana a piene mani, adattandola divinamente al piccolo schermo, in Fargo 4 le logiche del racconto sembrano piegarsi meno al medium televisivo e sembrano allontanarsi maggiormente dallo stile dei fratelli Coen.
Fargo 2 aveva rappresentato la consacrazione della serie e del suo autore, mentre questa quarta stagione pare averne segnato la fine e la perdita di interesse da parte degli spettatori di lunga data.
Fargo 3 aveva cominciato a scricchiolare per alcuni ma per moltissimi era stato un elegante e magnifico affresco della poetica coeniana ed un tributo alle prime 2 stagioni, con piccole sbavature ma con una visione d'insieme ineccepibile mentre questa stagione 4 non è riuscita ad incidere come quella che l'ha preceduta.
Il tentativo di rendere più potente il racconto ha, paradossalmente, privato il racconto della sua usuale potenza. La prova di allargare il novero dei personaggi primari e secondari è fallita miseramente a causa della mancanza di un vero personaggio impossibile da dimenticare.
E' dunque comprensibile la critica di alcuni secondo cui Fargo 4 poteva essere evitato?
Secondo me no, e come potrebbe esserlo?
Parliamo di un prodotto curato maniacalmente, scritto divinamente, girato abilmente, con un cast eccellente, mai scontato.
Se Fargo ha perso una partita è quella con se stesso, se non ha retto qualche paragone è il paragone con se stesso.
Fargliene una colpa sarebbe imperdonabile.
Semmai dovrebbe farci riflettere e gioire il fatto che rispetto a quel 15 Aprile 2014 (Data di uscita di "The Crocodile's Dilemma") Fargo non è più LA serie dell'anno ma è una delle serie dell'anno, a testimonianza che, 6 anni e mezzo dopo, la serialità è riuscita ad elevarsi ad un livello ancora più alto di quello già altissimo che aveva raggiunto nel 2014.
Fargo 4 non delude ma non incanta, non convince ma resta un prodotto di prima fascia, segno di tempi che cambiano, serie che arrivano e serie che vanno, innovando e rinnovando una serialità contemporanea sempre più forte, sempre più potente

https://www.serialfiller.org/post/fargo-4-tanto-da-dire-poco-da-ricordare

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Messaggio Da doctorZeta Gio 01 Apr 2021, 14:39

Zero – Trailer e poster della nuova serie Netflix Italia 

https://youtu.be/WsTyt4hb95U

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Messaggio Da doctorZeta Gio 01 Apr 2021, 20:55

SUPERGIRL 6, ECCO CHI ASSUMERÀ UFFICIALMENTE L'IDENTITÀ DI GUARDIAN NEI NUOVI EPISODI

La sesta stagione di Supergirl sarà anche l'ultima, e quale momento migliore per introdurre il nuovo Guardian? Ecco, allora, che gli showrunner Jessica Queller e Robert Rovner ci rivelano chi sarà a vestire i panni dell'eroe dopo l'addio di Jimmy Olsen.

Rovner e Queller hanno ufficialmente confermato che sarà Kelly Olsen ad assumere l'identità di Guardian.

Kelly (Azie Tesfai) aveva già ereditato lo scudo quando suo fratello Jimmy (Mechad Brooks) ha lasciato National City, e dopo averlo brandito temporaneamente durante gli eventi del mega-crossover dell'Arrowverse Crisi sulle Terre Infinite, ora ne diventerà a tutti gli effetti la nuova proprietaria.

"È qualcosa che è nei nostri piani sin dall'inizio, da quando abbiamo creato il ruolo" hanno dichiarato gli showrunner di Supergirl ai microfoni di EW! "Volevamo semplicemente trovare il giusto contesto per inserirlo nella narrazione, e i tempi erano maturi grazia a questa bellissima evoluzione nel contesto delle storie di giustizia sociale che volevamo raccontare nella sesta stagione".

E come promesso da Azie Tesfai in una precedente intervista "I fan sono stati piuttosto vocali nell'esprimere ciò vorrebbero vedere per il personaggio di Kelly, e sento che sanno di cosa parlano. E soprattutto nella seconda parte stagione, penso che avranno ciò che vogliono, e questo mi rende davvero entusiasta".

Tant'è che "Ho scritto una sceneggiatura, durante la quarantena, in cui la voce di Kelly si avverte decisamente, così come alcune sue idee, e questo mi ha portato a scrivere uno degli episodi della serie (6x12)", rivelava ai tempi.

Vedremo, allora, come sarà questa nuova versione di Guardian nei prossimi episodi di Supergirl

https://serial.everyeye.it/notizie/supergirl-6-chi-assumera-ufficialmente-identita-guardian-nuovi-episodi-508656.html

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Messaggio Da doctorZeta Ven 02 Apr 2021, 00:12

Clarice: Hannibal Lecter continua a vivere attraverso l'iconica Clarice Starling

L'epoca della peak tv è stata contrassegnata da un incremento della qualità in campo televisivo ma anche, se non soprattutto, della quantità di prodotti televisivi.
Le varie emittenti e piattaforme, hanno visto nella TV la nuova Eldorado, investendo sempre più denaro nelle produzioni televisive e mettendo a punto strategie studiate certosinamente per "acchiappare" la fetta più grande possibile di pubblico.
Il reparto marketing di un'emittente cable o generalista o streaming, credo non sia mai stato cosi centrale nella vita aziendale di questi colossi del settore audiovisivo.
La dicotomia tra serie tv di qualità e serie tv generaliste si è arricchita sempre più con nuovi filoni, nuovi generi, nuove tendenze.
Una delle più diffuse dell'ultimo decennio è stata sicuramente quella dettata dalla volontà di attingere al passato, a eventi, titoli, telefilm e saghe cinematografiche da cui pescare storie e personaggi familiari al grande pubblico.
Operazioni studiate a tavolino che hanno ingolosito le case di produzione a tal punto da inflazionare i nostri schermi con una quantità enorme di remake, reboot, spin off e via dicendo.
Una delle ultime trovate, in tal senso, viene dalla CBS, canale generalista che più di tutti sta tentando di sopravvivere al cord cutting, sia grazie alla creazione di CBS All Access, sia grazie a prodotti che possano interessare un gran numero di spettatori oramai migrati verso Netflix o Disney Plus.
Clarice è una serie tv di CBS che nasce come sequel dell'eterno Il Silenzio Degli Innocenti, film iconico con Anthony Hopkins e Jodie Foster che lanciò la saga cinematografica incentrata sul Dottor Hannibal Lecter.
La serie tv di CBS vede come protagonista proprio il il personaggio interpretato da Jodie Foster: Clarice Starling.
Ambientata immediatamente dopo gli eventi narrati ne Il Silenzio degli Innocenti, Clarice è dichiaratamente configurabile come sequel.
La peculiarità della serie è quella di volersi inserire nell'epopea Lecteriana eliminando dallo schermo la figura del celebre serial killer.
E' un'operazione molto rischiosa che vede illustri, e fallimentari, precedenti come ad esempio Marvel Agents of S.H.I.E.L.D. che si presentò al mondo come una serie tv Marvel intersecata nel Marvel Cinematic Universe, salvo rivelarsi una bella serie che però mai avrebbe mostrato o nominato i vari Thor, Hulk e compagnia cantante.
Il rischio è che anche Clarice paghi lo stesso scotto.
Qualche anno fa, Bryan Fuller aveva ideato Hannibal, un capolavoro visionario che ci aveva consegnato un ritratto macabro ma elegante del Dr. Lecter. In quel caso il protagonista era proprio lui, e nonostante questo vi furono molte critiche e scarsi ascolti, seppur derivanti da altre problematiche molto più sottili.
Con Clarice la CBS si gioca una carta che potrebbe rivelarsi geniale tanto quanto fallimentare.
Riuscirà, la serie, ad ampliare gli orizzonti sulla saga senza risultare poco interessante e senza mai mostrare il suo indiscusso protagonista?
I primi 2 episodi rispondono ampiamente a questa domanda, restituendoci una sensazione agrodolce ma anche qualche certezza.
La serie tv su Clarice Sterling (interpretata da Rebecca Breeds) riesce ad essere pienamente dentro l'universo di Hannibal, riuscendo al tempo stesso ad essere con un piede fuori grazie ad una protagonista stratificata e dall'intrigante psicologia.
E' innegabile, però, che Clarice non abbia molto da offrire in termini di profondità e originalità e che possa risultare poco attraente sia a chi cerca la qualità a tutti i costi e sia a chi cerca l'intrattenimento a tutti i costi.
Nella migliore delle ipotesi, la serie, riuscirà ad attrarre sia gli uni che gli altri, nella peggiore delle eventualità, invece, finirà per allontanarli.
C'è una sensazione che sin dal primo minuto del pilot non è andata più via.
Clarice è quanto di più somigliante a Criminal Minds io abbia mai visto.
In termini di originalità questo è un macigno non da poco.
Perchè perdere tempo a guardare Clarice quando si potrebbe attingere alle decine di episodi della serie tv con Joe Mantegna e Shemar Moore?
L'impressione è che Clarice sia una copia spudorata di quella serie ma che abbia dalla sua parte l'effetto fedeltà e curiosità che Hannibal Lecter porta con sè.
CBS ha fatto benissimo a giocarsi questa carta, specie in un contesto dove assistiamo a riesumazioni improbabili che vanno da Magnum P.I. al principe di Bel Air, passando per MacGyver e Hawaii Five 0. Provare a tratteggiare un personaggio come Clarice Starling e cavalcarlo nella sua psicologia più intima è un tentativo che potrebbe valere la pena fare, il risultato dei primi 2 episodi è un mix di soddisfazione per non aver creato una roba inguardabile e smaccatamente commerciale e di delusione per non aver trovato quel guizzo che da Alex Kurtzman di saresti aspettato.
Fallimento o successone?
I prossimi mesi ci diranno dove il pubblico collocherà Clarice.

https://www.serialfiller.org/post/recensione-clarice-hannibal-lecter-continua-a-vivere-attraverso-l-iconica-clarice-starling

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Messaggio Da doctorZeta Ven 02 Apr 2021, 16:03

Power Broker: la recensione del terzo episodio di The Falcon And The Winter Soldier

Quanto può impiegarci a carburare una serie che era partita a mille sin dal primo minuto?
The Falcon And The Winter Soldier, pur nella sua linearità e semplicità, sembra stia vivendo questo paradosso.
L'esordio della serie con Sebastian Stan ed Anthony Mackie (a proposito: il primo sta surclassando il secondo nel mio personalissimo gradimento), ci aveva subito offerto un ritmo altissimo e scene d'azione che avevamo visto solo al cinema con gli Avengers.
Quell'asticella cosi alta dal punto di vista dell'entertainment ci aveva fatto sognare una serie piena zeppa di questi momenti, ed in effetti cosi è stato.
Anche in questo terzo episodio la componente action risulta quella più divertente, godibile e riuscita, delegata, questa volta ad una nuova comparsa nella serie che, però, non risulterà una new entry assoluta.
Dicevamo di quel paradosso.
Può The Falcon And The Winter Soldier continuare a deludere, seppure pochissimo, sotto tanti punti di vista ed essere, invece, vittima di sè stessa sulla parte più riuscita, ovvero quella dello svago e dell'azione?
Power Broker (questo è il titolo del terzo episodio) doveva essere il banco di prova perfetto per rispondere a queste domande.
L'esame sarà stato superato?
Lo scorso episodio ci aveva lasciati in balia di un annunciato e attesissimo ritorno.
Il barone Zemo, interpretato dal sempre ottimo Daniel Bruhl, sarebbe ritornato nel Marvel Cinematic Universe proprio nell'episodio che commenteremo in questo post.
Il suo ritorno è riuscitissimo e aggiunge un bel pò di pepe alla "dinamica di coppia" che Bucky e Sam stavano instaurando.
D'altro canto, però, risulta intollerabile la maniera in cui egli viene introdotto e lasciato evadere.
C'è un momento in cui Bucky e Sam, parlando di Zemo, lo definiscono il "più pericoloso uomo sulla terra". Un'istante dopo ci viene mostrata la fuga di Zemo da quello che dovrebbe essere un carcere di massima sicurezza.
Nell'universo immaginario inventato da Stan Lee e soci e portato alle masse da Kevin Feige ed MCU, lascia basiti concepire che un supercriminale possa scappare dalla sua cella approfittando di una scazzottata tra prigionieri.
So che sembra la solita questione di lana caprina ma è assolutamente intollerabile visti i livelli a cui Marvel e Disney ci hanno abituato.
Non sarà il solo momento in cui fatichiamo a percepire come credibile quanto mostrato.
Pensiamo alla facilità con cui Bucky prima, Sam poi e Sharon Carter (si, era lei l' "intrusa" di questo episodio) infine, passano dal "mai con Zemo" al "prendiamoci na birretta fredda col Barone".
Ci sarebbe qualche altro dettaglio qua e là da annotare ma siamo vicini alla Pasqua e cerchiamo di non mettere in croce nessuno.
Resta un vero peccato, però, assistere a quelli che Striscia La Notizia definirebbe "strafalcioni".
Siamo di fronte ad una serie molto classica e dunque non eccessivamente "difficile" da pensare, scrivere e gestire, che pur nelle sue tante sfumature non chiede sforzi abnormi in cabina di regia e di scrittura. Scivolare su questi dettagli lascia l'amaro in bocca.
Le note positive, per nostra fortuna, ci sono e sono tante ma forse risiedono maggiormente nella capacità strutturatissima della Marvel e dei suoi autori in senso più ampio, di aggiungere di volta in volta nuove trame e sottotrame e, soprattutto, di attingere a personaggi e mondi raccontati in precedenza nei vari film che costituiscono l'MCU.
I riferimenti a Civil War e i rimandi a Black Panther sono evidenti e sfociano nel graditissimo cliffanger finale dove assistiamo alla prima vera contaminazione Wakandiana del binomio seriale Marvel/Disney Plus.
L'approdo di Daniel Bruhl ed Emily Van Camp, al netto degli errori di sceneggiatura di cui parlavo in precedenza, funziona ed è notevole l'alchimia che in pochissimi minuti si crea fra i 2 protagonisti e le 2 "nuove" spalle.
Bello anche lo sfondo di Madripoor nel quale si snoda gran parte della trama.
Il "new Cap" latita in questo episodio.
I Flag Smashers si muovono sullo sfondo.
Il "black cap" viene più volte menzionato.
Wakanda è tornata.
Zemo è fra noi.
Sharon Carter è della partita.
Direi che siamo pronti alla seconda parte di stagione no?

https://www.serialfiller.org/post/power-broker-la-recensione-del-terzo-episodio-di-the-falcon-and-the-winter-soldier?postId=606711a9ae3067001598f5b7

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Messaggio Da doctorZeta Ven 02 Apr 2021, 16:29

Dispatches From Elsewhere: una chicca, in equilibrio fra il fallimento e il capolavoro

Circa 10 anni fa la AMC era diventata una sorta di gallina dalle uova d'oro. Nel giro di pochi anni era riuscita a sfornare 2 capolavori come Mad Men e Breaking Bad ed un prodotto come The Walking Dead che, nel bene e nel male, ha lasciato la sua impronta sul panorama seriale contemporaneo.
Si era iniziato a parlare di metodo AMC ad un certo punto, metodo che la stessa AMC non sarebbe riuscita ad applicare, con una serie di insuccessi e prodotti mediocri che imperdirono alla cable tv statunitense di avvicinarsi alla HBO.
La conseguenza è stata che negli ultimi 3-4 anni i prodotti AMC non sono più cosi attesi ed intorno a loro l'interesse è abbastanza tiepido.
Nella quasi indifferenza generale l'inizio del 2020 ci ha regalato una serie tv che, sebbene non paragonabile con i suoi illustri predecessori, non lascia indifferenti.
Dispatches From Elsewhere è una serie difficile da inquadrare, costantemente in bilico su una linea sottile fra il "meh" ed il "wow".
Scritta, diretta e recitata da Jason Segel, il Marshall di How I Met Your Mother, la serie raccoglie molto meno di quello che semina, ricevendo tante lusinghe e tanti "ma", qualche critica e poca esaltazione.
Dispatches From Elsewhere è una sorta di Fight Club più colorato, positivo, attuale, buono ed anche un pò buonista.
I protagonisti principali sono 4: Peter (Jason Segel) è un ragazzo piombato in una monotonia oramai paralizzante. Si alterna fra un lavoro, statico e privo di mordente, ed il suo appartamento malinconico e spoglio.
Simone (Eve Lendley) è una ragazza transgender, riluttante verso il mondo, estremamente insicura di se stessa ed impaurita dalle relazioni.
Fredwynn (Andre 3000) è un ricco e geniale analista, fissato con dati, numeri e cospirazioni, che lo tengono a debita distanza dalle gioie della vita.
Janice (Sally Field) è un'anziana signora che, arrivata nella parte finale della sua esistenza, rimugina su un passato felice ma diverso da quello che si sarebbe immaginato.
Peter, Simone, Fredwynn e Janice siamo noi.
Nel continuo abbattimento della quarta parete, lo spettatore viene "assimilato" ai protagonisti.
Ogni episodio si apre con la descrizione della vita di uno dei personaggi, solitamente piatta e senza uno scopo ben preciso, e con l'indicazione, la domanda retorica che viene posta a noi spettatori: "Janice is you if", "Peter is you if" e cosi via.
Questo escamotage ci permette di entrare in perfetta sintonia con la serie stessa e con i suoi personaggi, immedesimandoci, poco o tanto, con ognuno di loro.
La componente empatica è molto forte nella serie ma essa non potrebbe reggere solo grazie a questo legame creato molto efficacemente con il pubblico.
L'interesse viene tenuto alto grazie ad un vero e proprio gioco a cui i 4 sconosciuti parteciperanno.
E' un'iniziativa, un flash mob che porterà alla creazione di squadre che dovranno seguire degli indizi, sparsi per la città. Tali indizi saranno piccoli tasselli all'interno di una grande muraglia che dividerà, o meglio confonderà, 2 opposte fazioni:
Il Jejeune Institute e la Elsewhere society.
La prima è, semplificando, la parte buia, rappresenta il male che affligge la società. Una corporazione che ha come Dio il profitto e come mezzo e fine il denaro. Essa si controppone ad una Elsewhere Society che professa un mondo utopico, più gentile, più inclusivo, più "awake".
La voce narrante di Octavio, personaggio carismatico e voice over duplice (lo è sia per lo spettatore che per i protagonisti in molti casi), funge da guida all'interno di questo labirintico gioco.
E' un gioco pretestuoso che, attraverso varie sfide, prova a risvegliare l'orgoglio di uomini e donne oramai sopiti in un lungo letargo autoimposto.
In sottofondo scorgiamo una sempre solida denuncia alla società odierna, cosa non nuova nel panorama seriale, che si distingue per una forte componente critica/autocritica nei confronti dell'individuo.
Non è un caso se sono le vite dei singoli personaggi ad essere messe sotto la lente di ingrandimento.
Un modo per affermare che, se è vero che la società nel 2020 non ci aiuta ad essere liberi e solari, siamo pur sempre noi ad avere l'ultima parola sulle nostre vite.
Le varie attività del gioco servono proprio a mettere Peter, Simone, Fredwynn e Janice di fronte alle loro angosce, paure e contraddizioni.

Riuscirà Peter ad evadere dalla propria grotta e vedere la luce?
Simone sarà in grado di innamorarsi senza sentirsi inadeguata?
Fredwynn si lascerà andare alla componente emotiva?
Janice si metterà in gioco ora che non ha più nulla da perdere?

E' un esperimento psicologico e sociale collettivo che sembra avere come fine ultimo quello di risvegliarci e di ritrovare la nostra "Divine Nonchalance", un attributo mancante nelle nostre vite da cyborg e che ci permetterebbe, se ritrovato, di vivere una vita più spensierata, divertente, fanciullesca, positiva.
Ma si può trovare la Nonchalance da soli?
Forse uno degli errori dell'uomo contemporaneo è stato proprio quello di sentirsi più forte se da solo.
Il fatto stesso che Dispatches From Elsewhere sia la storia di Fredwynn, Peter, Simone e Janice e non la storia del solo Peter, sebbene il suo personaggio sia più carico di aspettative e peso narrativo, ci fa capire come una delle cose che la serie ci tiene a dimostrare inconfutabilmente è la forza del gruppo.
Bisogna sciogliere i propri pregiudizi e stringere più legami.
E' un banale insegnamento che i protagonisti apprendono lungo un cammino che li porterà dall'essere sconosciuti all'essere indispensabili e al tempo stesso indipendenti.
Si creerà quel virtuoso meccanismo per cui si può essere un bene per gli altri solo quando si riesce a trovare se stessi.
Dispatches From Elsewhere, come i suoi protagonisti, inciampa più volte lungo la strada, arrancando in molti punti, sbarellando come un pugile suonato in altri.
Questo è il suo principale difetto, quello che non le ha consentito di spiccare il volo.
A sua discolpa va detto che la trama non è lineare, non si presta a classici ragionamenti per cui dal punto A si arriva al punto B in maniera lucida, chirurgica.
Non è nelle corde ne nell'interesse della serie svilupparsi in questo modo.
A volte fa fatica, generando un pò di confusione in uno spettatore a caccia della risposta al grande mistero dietro la faida tra Jejeune Institute ed Elsewhere Society.
Il bellissimo e straniante finale ci riporta all'impianto di un grandissimo film di qualche anno fa con protagonista il compianto Philip Seymour Hoffman. La pellicola era Synecdoche, New York, e c'è da immaginare che Jason Segel ne sia rimasto folgorato.
Il surrealismo, la metanarrazione molto marcata, l'ossessione per gli indizi disseminati qua e la, la sovrapposizione del protagonista della serie con l'autore della serie stessa, sono tutte caratteristiche che in quel meraviglioso film trovano pieno compimento.
Per apprezzare appieno questo parallelismo dobbiamo gustarci l'intero episodio finale, entusiasmante e capace di una progressione epifanica verso una verità molto relativa e per questo molto libera da qualsiasi fraintendimento.

Siamo noi i protagonisti della nostra storia.

Questo non vuol dire essere costretti a metterla in scena, pianificarla nei dettagli, aspettare che si compia un destino che abbiamo prefigurato.
E' più probabile, come Dispatches Elsewhere lascia intendere, che sia solo l'accettazione del sè a renderci liberi, liberi di scrivere la nostra storia con un inchiostro sempre diverso, su una tela sempre diversa, parte di un mosaico più grande, fatto della nostra storia ma anche delle storie degli altri, composto dalle nostre gioie ma anche da quelle degli altri, da lutti e dolori nostri, da lutti e dolori degli altri.
La nostra capacità di essere spalle su cui piangere e volti da accomodare sulle spalle altrui, di condividere momenti importanti, di includere anzichè escludere, ci renderà autori di un romanzo, di un film, di una serie degna di essere scritta, degna di essere tramandata.

Forse è questa la Divine Nonchalance che Clara decantava?

https://www.serialfiller.org/post/dispatches-from-elesewhere-una-chicca-in-equilibrio-fra-il-fallimento-e-il-capolavoro

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Messaggio Da doctorZeta Sab 03 Apr 2021, 22:38

Uomini veri: Disney+ ha cancellato la serie

Disney+ ha cancellato dopo una sola stagione la serie tv The Right Stuff – Uomini veri, incentrata sulla corsa allo spazio. Il drama, sorta di remake televisivo dell’omonimo film, era stato ideato per National Geographic ed era stato distribuito dalla piattaforma streaming. Warner Bros. Television, lo studio dietro la produzione della serie, sta cercando di vendere il progetto ad altre piattaforme, con HBO Max in cima tra gli acquirenti considerati. A tale scopo, è stata richiesta una proroga di due settimane delle opzioni del cast – che scadono domani – per cercare di sondare il terreno e trovare una nuova casa per la serie

Uomini veri, secondo la ricostruzione, è stato cancellato dopo una discussione tra i rappresentanti di Disney+ e WBTV. I due gruppi hanno cercato una nuova direzione della serie, considerando anche un recasting generale, ma senza venire a capo della faccenda.

UOMINI VERI LA TRAMA E IL CAST DELLA SERIE TV

Nel 1959, all’apice della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica domina la corsa allo spazio. Per contrastare il diffondersi di una sensazione di paura e declino che ha colpito la nazione americana, il governo statunitense concepisce il Progetto Mercury della NASA, dando inizio a una corsa allo spazio contro i sovietici e trasformando istantaneamente alcuni dei piloti collaudatori più affermati dell’esercito in vere celebrità. Questi individui, chiamati Mercury Seven, vengono trasformati in eroi ancor prima di aver fatto qualcosa di eroico. I migliori ingegneri della nazione calcolano che ci vorranno svariati decenni per arrivare nello spazio. Ma vengono dati loro solo due anni per riuscirci.

I due uomini al centro della storia sono il Maggiore John Glenn, stimato pilota collaudatore e devoto padre di famiglia dai saldi princìpi, interpretato da Patrick J. Adams (Suits), e il Tenente Comandante Alan Shepard, uno dei migliori piloti collaudatori nella storia della marina militare degli Stati Uniti, interpretato da Jake McDorman (What We Do in the Shadows, Lady Bird)

https://www.badtaste.it/tv/articoli/uomini-veri-disney-ha-cancellato-la-serie/?smclient=06dd192a-c61d-4869-9dc3-2e34ed8ad7f5&utm_source=salesmanago&utm_medium=email&utm_campaign=default



Batwoman: dal panel del WondeCon@Home le ultime novità sulla serie

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Batwoman: dal panel del WondeCon@Home le ultime novità sulla serie

È di nuovo tempo di WondeCon@Home (sigh) negli Stati Uniti e l’evento ha ospitato un panel virtuale di Batwoman con la showrunner Caroline Dries, Javicia Leslie (Ryan Wilder), Rachel Skarsten (Alice), Meagan Tandy (Sophie Moore), Nicole Kong (Mary Hamilton) e Camrus Johnson (Luke Fox) nel quale si è ovviamente palato di una delle più recenti e discusse notizie sullo show: la ricomparsa di Kate Kane (che sarà però interpretata da Wallis Day) vive e vegeta, ma nelle mani di Maschera Nera ed Enigma.

C’è una tragica ironia in quello che sta accadendo,” ha detto la showrunner parlando della rediviva Kate Kane. “Tutti quanti l’hanno disperatamente cercata ed ora pensano sia morta, quindi stanno andando avanti con le loro vite, mentre il pubblico è conoscenza di questa importantissima informazione che lei è ancora viva. Quindi, con il progredire della storia, la strada che Kate si troverà di fronte sarà molto accidentata. Questo è tutto ciò che posso dire, oltre al fatto che, naturalmente, i nostri personaggi prima o poi scopriranno la verità. Ma da qui in avanti c’è da aspettarsi puro dramma, che avrà ripercussioni su ognuno, proprio come l’ha avute sua scomparsa”.

Rispondendo ad una domanda della moderatrice, su come sia cambiato il rapporto tra i membri del Team Batwoman, Javicia Leslie ha invece spiegato come ormai si siano guadagnati l’uno la fiducia dell’altra e come soprattutto Ryan abbia smesso di sentire il peso di dover essere in qualche modo come Kate e dover rispondere a certe aspettative. La protagonista dello show ha anche anticipato come il legame tra il suo personaggio e quello di Luke, in particolare, si farà via via più stretto, scoprendo di avere molto in comune e di come quello con Mary continuerà ad avere la stessa purezza che abbiamo visto fino ad ora, soprattutto grazie alla capacità della sorellastra di Kate di tenere sempre Ryan con i piedi per terra ed essere sincera con lei.

Camrus Johnson, che interpreta il personaggio di Luke Fox, ha anticipato la presenza di una speciale guest star che vedremo nella serie:
“Vedremo un’altra guest star con cui Luke ha un legame – e questo è tutto quello che posso dire – per la cui presenza sono veramente entusiasta. Ne abbiamo parlato proprio all’inizio della stagione. Non sapevo quando sarebbe arrivata e se vi piace Julia Pennyworth, che di fatte è l’unica guest star che abbia una connessione con Luke, allora penso che vi piacerà anche quest’altra”.

Rachel Skarsten, Alice, ha parlato dei momenti di vulnerabilità che sta vivendo il suo personaggio, che ha incontrato nuovamente Ocean, l’uomo che è stata obbligata ad uccidere e per cui aveva dei forti sentimenti e di come soprattutto Alice stia cercando di affrontare la scomparsa della sorella che “platonicamente parlando”, era la sua storia d’amore, la cui fine l’ha ulteriormente spezzata.

L’erede del ruolo che è stato di Ruby Rose, Javicia Leslie, ha discusso anche del delicato rapporto tra il suo personaggio e quello di Angelique (Bevan Bru) e di come non crede vi sia spazio per un ritorno di fiamma tra loro:
“Non credo che questa storia verrà raccontata, perché Ryan non ha nulla che la leghi alla sua infanzia. Il suo punto di riferimento era sua madre e lei è stata uccisa e l’altro era Angelique, quindi credo che proverà sempre qualcosa per lei. Ma penso anche che ora, più di ogni altra cosa, Ryan voglia diventare una persona migliore, non che sia mai stata una cattiva persona, ma adesso vuole essere certa di approfittare dell’opportunità che le è stata data e lo farà andando avanti con la sua vita”.
In quanto ad un possibile futuro romantico per il suo personaggio l’attrice ha risposto:
“Sono pronta ad accogliere qualsiasi cosa gli autori pensino di fare, ma penso che siamo in un momento delicato della pandemia che limita i nostri movimenti nel mondo e so che questa cosa sta avendo un effetto su eventuali storyline dedicate a legami sentimentali”.
Nicole Kong ha invece parlato del futuro di Mary e di che effetto avrà su di lei e sul rapporto con il padre il fatto che lui l’abbia costretta a chiudere la sua clinica, il suo sogno di aiutare i più deboli, una cosa che sicuramente avrà delle conseguenze sul rapporto che ha con l’unico membro della famiglia che le sia rimasto.

Secondo l’interprete di Sophie, Meagan Tandy, la presenza di Batowman 2.0 ha aiutato il suo personaggio a riflettere sui metodi dei Crows che tuttavia non cambieranno fino a che ci sarà al comando Jacob Kane.

Per quanto concerne la seconda metà della stagione, si è parlato anche del nuovo villain, Maschera Nera, la mente dietro la distribuzione della letale droga che ha invaso Gotham, la Snake Bite, nonché il responsabile della rete in cui Angelique è rimasta incastrata, che diventerà quindi il nemico numero 1 di Batwoman. Andando avanti, inoltre, del personaggio si scopriranno sempre più dettagli, compresa la storia celata dietro alla sua maschera.

Il panel di Batwoman del WondeCon@Home si è poi concluso con un fuco di fila di domande rivolte agli ospiti a cui dare una risposta “vero” o “falso”

https://www.badtaste.it/tv/speciali/batwoman-dal-panel-del-wondeconhome-le-ultime-novita-sulla-serie/?smclient=06dd192a-c61d-4869-9dc3-2e34ed8ad7f5&utm_source=salesmanago&utm_medium=email&utm_campaign=default

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Messaggio Da doctorZeta Dom 04 Apr 2021, 18:31


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Messaggio Da doctorZeta Lun 05 Apr 2021, 11:59

Episodio 5, stagione 7 di Flash: recensione

https://youtu.be/d0f0V2v3XlA

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Messaggio Da doctorZeta Lun 05 Apr 2021, 16:15

Il trailer della serie Loki, in streaming dall'11 giugno su Disney+:

https://youtu.be/qfaooHPiGgE

Con analisi:

https://youtu.be/9L_bufYBzN8

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Messaggio Da doctorZeta Lun 05 Apr 2021, 19:21


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Messaggio Da doctorZeta Mar 06 Apr 2021, 22:32

Amazon presenta Panic, la nuova serie TV young adult

Amazon Prime Video ha rilasciato oggi le prime informazioni per Panic, la nuova serie TV young adult in arrivo sulla piattoforma streaming a partire dal prossimo 28 maggio

La prima stagione di Panic, la nuova serie young adult in dieci episodi dell’autrice, executive producer e creator Lauren Oliver, uscirà venerdì 28 maggio 2021, in esclusiva su Prime Video in oltre 240 paesi e territori in tutto il mondo.

Panic è la nuova serie in dieci episodi di un’ora di Amazon Prime Video, scritta e creata da Lauren Oliver (basata sul suo omonimo romanzo best-seller). La storia si svolge in una cittadina del Texas in cui ogni estate i neodiplomati si cimentano in una serie di sfide a eliminazione, credendo che sia la loro unica chance per sfuggire alla loro situazione e migliorare le loro vite.
Ma quest’anno le regole sono cambiate – la posta in gioco non è mai stata così alta e tutto è diventato ancora più pericoloso. I contendenti dovranno affrontare le loro paure più profonde e oscure e saranno costretti a decidere quanto sono disposti a rischiare per vincere. La serie Amazon Original Panic debutterà su Amazon Prime Video in oltre 240 paesi e territori.

Lauren Oliver ha creato e scritto Panic, e ne è executive producer con Joe Roth, Jeff Kirschenbaum e Adam Schroeder. Lynley Bird e Alyssa Altman sono co-executive producers. Panic è prodotta da Amazon Studios.

I protagonisti sono Olivia Welch “Heather Nill,” Mike Faist “Dodge Mason,” Jessica Sula “Natalie Williams,” Camron Jones “Bishop Mason,” Ray Nicholson “Ray Hall,” Enrique Murciano “Sheriff Cortez”

https://www.meganerd.it/amazon-presenta-panic-la-nuova-serie-tv-young-adult/

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Messaggio Da doctorZeta Mer 07 Apr 2021, 15:39

Jupiter’s Legacy: il trailer e le foto della nuova serie Netflix tratta dai fumetti di Mark Millar e Frank Quitely!  

https://youtu.be/T6MYXBdUz38  

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Messaggio Da doctorZeta Mer 07 Apr 2021, 16:10

Speravo De Morì prima visse con Totti felice e contento

Il gioco di parole con cui ho introdotto e titolato questo post potrebbe essere una delle cose più imbarazzanti che io abbia scritto ma anche una riuscitissima sintesi di quello che Speravo de morì prima è stata capace di essere nei 6 episodi che hanno costituito la serie tv Sky Original incentrata sulla vita, o meglio sull'omonimo libro, di Francesco Totti.
Al termine della visione vi è la certezza di essere stati in compagnia di uno dei calciatori più iconici degli ultimi anni e forse di sempre e di essere riusciti a capirlo ed apprezzarlo ancora di più per ciò che è stato dentro e fuori dal campo.
La serie è riuscita a raccontarci l'essenza di Totti.
Alla fine della corsa, o del giro di campo d'onore, abbiamo realizzato che il capitano era ed è quello che tutti noi credevamo che fosse: un ragazzo, un uomo semplice e fatto di cose semplici.
Uno dei pregi della serie è stato proprio questo, non edulcorare o santificare o cambiare quello che Francesco Totti ha sempre dimostrato di essere.
Il rischio, in operazioni come questa, è di beatificare e di impreziosire oltre modo l'uomo dietro il personaggio.
Per nostra fortuna, la produzione Sky Original non cade in questo errore.
Totti, interpretato da un superbo Pietro Castellitto, è quello che appare, in un rarissimo caso di "l'apparenza non inganna".
In qualità di esseri normali e mortali quali siamo, non avremo mai la controprova del fatto che il numero 10 giallorosso sia effettivamente quello che la sua storia e questa serie raccontano. Magari frequentandolo scopriremmo lati del suo carattere che non immagineremmo, potremmo scorgere della cattiveria o della brutalità in lui ma per quanto ci è dato sapere dai racconti, dai ritagli di giornale, dalle interviste, dalle testimonianze e da questa produzione, Francesco Totti è un ragazzo semplice, che ha vissuto a pane e calcio fin da quando aveva pochi anni di età e nel calcio ha forgiato anche il suo essere uomo, marito, figlio e padre.
Speravo de morì prima, restituisce il parallelo fra il Totti calciatore e il Totti uomo, irrimediabilmente fusi in un tutt'uno per tutta la vita, fino a quel fatidico giorno in cui le sue scarpette, se pur malvolentieri, furono appese al chiodo.
Pietro Castellitto è stato surclassato di fischi per il suo non essere fisicamente uguale al "Pupone", come se per interpretare un personaggio realmente esistito bisognasse essere suoi sosia. In molti, fortunatamente, ne hanno elogiato la sua incredibile capacità ad "essere" Francesco Totti. Le sue movenze, il suo trascinare costantemente le parole, le incertezze lessicali, le insicurezze caratteriali, l'irrimediabile sguardo rivolto al pallone, la nostalgia dei tempi andati, il vuoto percepito nel lasciarsi dietro le spalle tutta quella vita, tutta quella passione. Tutto questo bagaglio emotivo, gestuale e mimico, ha permesso a Castellitto di essere un Totti più che credibile, molto oltre il concetto di "reale".
Grazie a Castellitto abbiamo vissuto appieno il dilemma esistenziale del capitano, un dilemma che da particolare diventa universale.
Basta astrarsi.
Basta giocare al gioco delle parti e dimenticare di essere altro, di essere qualcosa e ricordarsi di essere qualcuno.
In fondo, Francesco Totti è solo un ragazzo di talento che con grazie al suo talento e in connubio con la sua passione, ha avuto la fortuna di guadagnare soldi e divenire famoso grazie a quello per cui era nato e a quello per cui avrebbe dato la vita. Un pò come capita per molti attori, Francesco Totti ha guadagnato milioni e costruito un impero facendo qualcosa che avrebbe fatto comunque, magari anche gratuitamente.
E' impensabile che una persona cosi possa essere disinvolta e felice di fronte alla prospettiva di un'irrimediabile al calcio.
Se allarghiamo il campo, e riprendiamo quanto accennato poco fa, la crisi che il protagonista affronta è la crisi che prima o poi ognuno di noi si troverà affrontare nel mezzo del cammin di nostra vita.
Per qualcuno è la fine della vita da single e l'inizio di quella da adulto responsabile e diligente, per altri è quel campanello d'allarme al primo accenno di scricchiolio di un ginocchio, per altri la realizzazione che da quel momento in poi una partita di calcetto o una corsetta sarebbero un everest da scalare per il proprio fisico, per altri ancora la conclusione di sogni giovanili e cosi via.
Da questo punto di vista la serie ci restituisce tanto su cui riflettere ed immedesimarci.
Il Totti uomo si fonde con il Totti calciatore e dopo aver negato la possibilità di un addio finisce per abbracciarlo, malvolentieri e con la malinconia e la nostalgia nel cuore di chi ha amato quello sport e quella maglia più di ogni altra cosa al mondo.
Ed il mondo, di rimando, restituisce a Francesco Totti un tributo sentito e a tratti folle (basti ricordare le scene relative alla coppia di novelli sposi e al sempre benvenuto Corrado Guzzanti). La suburbia romana e l'elitè capitolina insieme nell'omaggio al suo figlio prediletto e ottavo re della città di Romolo e Remo. Il popolino e i grandi attori della scuola romana, il burino e il politico, l'operaio e l'imprenditore. Tutti i tasselli del mosaico sociale della capitale si abbracciano idealmente per decretare l'ultimo saluto al capitano, quasi come fosse in atto un funerale di stato che sancisca l'addio alla vita da calciatore dell'ottavo re di Roma.
In questo ipotetico e simbolico funerale, Francesco Totti, il calciatore, sarebbe il defunto e lui assiste alla sua stessa cerimonia funebre con la paura di chi non sa cosa possa esserci dopo quel momento, di chi ha paura di guardare oltre la collina, di chi cammina con passo incerto nelle foreste vietnamite lungo il delta del Mekong.
Non ha idea di come e quando ne uscirà fuori, sa solo che dietro di sè lascerà l'unica cosa capace di identificarlo e capace di smuovergli qualcosa dentro.
Il futuro?
Un punto interrogativo.
Speravo de mori' prima è però, soprattutto, una serie di quelle che riescono a mettere di buon umore e che ti invogliano a prenderti un'oretta di riposo per sederti sul divano, magari con la famiglia o con gli amici, e trascorrere un pò di tempo in compagnia dei propri cari e della serie.
Stupirsi di quanto Ricky Tognazzi sia identico a Luciano Spalletti, divertirsi con la bravissima Monica Guerritore e le sue scenate da mamma apprensiva, giocare al gioco del "è lui o non è lui" con Antonio Cassano, emozionarsi di fronte alle immagini delle gesta di Totti, sbalordirsi quando sul piccolo schermo scorrono le gesta calcistiche di Roberto Baggio, Alex Del Piero e Paolo Maldini, innamorarsi del calcio che fu, rivedersi in un Totti bambino, ridere ad ogni parola proferita da Castellitto, sognare un ferramenta gestito da Ricky Memphis, ammirare la bravura della Scarano nei panni di Ilary Blasi.
Speravo de morì prima ha avuto il pregio di rasserenarci senza chiederci di diventare deficienti. Non bisogna essere dei fenomeni per capire la serie ma, per fortuna, non bisogna neppure essere dei totali idioti. Se c'è un errore che spesso viene commesso nel commentare una serie di questo genere, ovvero simpatica, piaciona e che mai vuole prendersi sul serio (proprio come il suo protagonista), è quello di derubricarla a "serie per chi non ha mai visto Fellini o Scorsese" e quindi serie destinata ad un pubblico di gente distratta e priva di ogni mezzo intellettivo o critico per discriminare un Van Gogh da un ritratto fatto con 4 pastelli Giotto da vostra cugina di 8 anni.
Speravo de morì prima non è un Van Gogh, non potrebbe essere un Fellini, non sarà mai un Gilligan, ma non è neppure un film di depurati di Made In Sud o una commediola scialba di ex attori di Zelig o una biografia di un ex concorrente dell'Isola dei Famosi.
Speravo de morì prima si è costruita una sua dignità, e soprattutto una sua legittimità.
Non è un caso se la serie abbia riscosso un clamoroso successo di critica, prima che di pubblico.
In definitiva, non posso che confermare quanto avevo già espresso in occasione dell'anteprima dei 2 episodi, quando ebbi a dire che "Speravo de morì prima è una serie magicamente semplice".
Lo è stata anche nei restanti 4 episodi ed è stata in grado di aggiungere quel pizzico di magia sul finale quando da quel pullman che avrebbe trasportato il capitano allo Stadio Olimpico per l'ultima volta sarebbe sceso il vero Francesco Totti, in un passaggio di consegne tra lui ed il suo alter ego seriale. Una transizione simbolica dal sogno alla realtà, dalla bolla alla vita reale.
Il calciatore romano si presta, come ha sempre fatto, ad un gioco in cui lui è stato l'unico protagonista, dapprima come bambino talentuoso che sognava il proscenio calcistico, poi come simbolo di Roma e dell'Italia, da campione d'Italia prima e campione del mondo poi, ed infine, con la solita autoironia, autore di libri di barzellette ed autobiografie semiserie su quello che il calcio è stato per lui e che lui è stato per il calcio, in un rimando ideale con il sontuoso Dear Basketball di Kobe Bryant.
Il finale è tutto per lui, in un'alternanza di immagini tratte dalla carriera del Pupone e di immagini telefilmiche di un Totti che subentra a Castellitto per compiere l'ultimo giro di campo, per "perdere tempo quando il tempo è l'unica cosa che non ha più a disposizione".
Il tempo.
Il maledetto tempo che tutto porta via e che non si ferma mai.
A ben pensarci è stato lui il protagonista di questa divertente ed emozionante serie che Colapesce e Di Martino non stenterebbero a definire "leggerissima"

https://www.serialfiller.org/post/speravo-de-mor%C3%AC-prima-visse-con-totti-felice-e-contento?postId=6066d1993dd0d80015ebd7dc

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Messaggio Da doctorZeta Gio 08 Apr 2021, 16:10

WandaVision: ecco il triste motivo del perché Evan Peters ha sostituito Quicksilver

La scrittrice di WandaVision, Jac Schaeffer, ha ammesso che c’è un motivo – molto triste – che sta dietro alla scelta di sostituire Quicksilver con Evan Peters. Gli eventi visti nella serie, che coinvolgevano il fratello di Wanda Maximoff, sono stati tra gli elementi più discussi tra gli spettatori dello show.

In una recente intervista con Empire Magazine, Jac Schaeffer ha spiegato che il tutto avrebbe dovuto essere un “meta-scherzo” per il pubblico ma anche un modo efficace per spiegare come il dolore può offuscare la nostra memoria. Ma i fan hanno visto Evan Peters e si sono scatenati in mille teorie. Molte persone si sono addirittura sentite ingannate dalla rivelazione finale sul personaggio. In qualche modo, la presenza di Evan Peters avrebbe dovuto inaugurare il multiverso X-Men/FOX.

Ma non è stato così e WandaVision è a tutti gli effetti una fantastica serie che ha mostrato alla perfezione lo studio “intimo” del personaggio.

Questa le parole pronunciate da Jac Schaeffer

"Abbiamo fatto venire un consulente del dolore nella stanza degli scrittori e abbiamo fatto delle ricerche sul dolore, e c’è molto da dire su come le persone ricordano i volti. L’ansia di non ricordare i volti dei tuoi cari, di ricordarli male o ricordare male di proposito le cose come tattica di autoconservazione – tutto questo è diventato affascinante per noi e abbiamo pensato che, affidando il ruolo a Evan [Peters], avremmo creato quell’effetto non solo su Wanda, ma avrebbe anche sul pubblico."

La Schaeffer ha parlato ancora del suo approccio a Quicksilver. Ma sembra che la scrittrice abbia sottovalutato la voracità del fandom dell’MCU…

"Non sarei riuscita prevederlo… non lo so, forse Mary Livanos e Kevin Feige dico sempre “Sì, è così ogni volta”. Ma io penso che queste teorie siano pazze! Tutto questo non faceva parte del mio ragionamento, e inoltre, quella roba non è neanche di competenza della mia area. Ho la fortuna di conoscere gli altri progetti e a volte sono coinvolta nelle loro conversazioni. Conosco un po’ tutte le cose che Lizzie sta combinando. Ma questa è una cosa più grande e più elaborata, di quello che mi stai chiedendo"

https://www.nerdpool.it/2021/04/08/wandavision-ecco-il-triste-motivo-del-perche-evan-peters-ha-sostituito-quicksilver/

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Messaggio Da claudio57 Gio 08 Apr 2021, 20:26

NCIS: Hawaii potrebbe essere una novità per il franchise, ecco perché (comingsoon.it)
Dopo anni in compagnia di Jethro Gibbs in NCIS, G. Callen e Sam Hanna in NCIS: Los Angeles e Dwayne Pride in NCIS: New Orleans, il franchise più seguito della tv potrebbe essere a un punto di svolta. Secondo TVLineNCIS: Hawaii, il potenziale terzo spin-off ambientato alle isole Hawaii, potrebbe porre al centro della scena e al comando della nuova squadra del Naval Criminal Investigative Service una donna, come trapelato da alcune fonti vicine alla produzione.
I dettagli del progetto continuano ad essere pochi ma si parla di un personaggio, chiamato provvisoriamente Jane Tennant, che farà il suo debutto sullo schermo e nel franchise come primo agente speciale donna responsabile di una divisione, quella di Pearl Harbor, il porto militare che si trova nell'isola hawaiiana di Oahu. Sarebbe mai accaduto dall'esordio di NCIS nel 2003, un primo tentativo c'era già stato del 2013 con NCIS: Red, spin-off mai ordinato nel quale la Kim Raver di Grey's Anatomy avrebbe dovuto affiancare John Corbett (United States of Tara) come protagonista.
Se ordinata, NCIS: Hawaii non sarà in ogni caso la quarta serie di NCIS in onda. Mentre di quest'ultima e di NCIS: Los Angeles non sono state annunciate ancora le sorti, ma tutto lascia immaginare un rinnovo imminente, NCIS: New Orleans si concluderà a maggio, dopo sette stagioni, come annunciato da CBS lo scorso febbraio.
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Messaggio Da Kramer76 Dom 11 Apr 2021, 13:30

ieri sera ho finito la seconda stagione di narcos:messico su rai4 Serie TV - Pagina 20 Eusa_clap

io non vedo nessun calo rispetto alla prima serie colombiana, si rimane incollati al televisore, attori bravissimi in particolare luna e mcnairy Serie TV - Pagina 20 Eusa_clap

ultima puntata in cui succede di tutto, una realtà complessa viene necessariamente compressa in un'oretta, ho notato un fatto...
è quasi inevitabile in ogni film di mafia che non si chiami gomorra, molto si edulcora e si finisce per empatizzare con... gli attori...
molti i riferimenti a "il padrino", il poveraccio che diventa capo dei capi, circondato da elementi che mediamente sono peggio di lui

ma in questa ultima puntata luna precipita all'inferno volendo imitare escobar o riiina e macchiandosi di un'atrocità che toglie il sonno Serie TV - Pagina 20 Icon_sad

ne escono meglio amado e il compare pablo acosta, malinconico personaggio d'altri tempi, da spaghetti western

oppure la meritata vendetta del chapo Shocked
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Messaggio Da claudio57 Lun 12 Apr 2021, 10:17

da lunedì 19 aprile su Rai4 dal lunedì al venerdì alle ore 14 torna la serie "Batman" (1966-68) ogni giorno con un doppio episodio!
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Messaggio Da Ospite Lun 12 Apr 2021, 16:28

Per la precisione ..i primi 4 episodi di Batman (66-68)..verranno trasmessi gia' domenica 18 aprile alle 15,50 su Rai 4
Poi si proseguira' con 2 episodi al giorno come da post precedente.....

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Messaggio Da claudio57 Lun 12 Apr 2021, 16:30

buono a sapersi no-ta
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Messaggio Da claudio57 Lun 12 Apr 2021, 19:02

Netflix si prende la serie remake de Il Club dei 39 con Benedict Cumberbatch (comingsoon.it)
La miniserie è ispirata al classico film thriller di Alfred Hitchcock basato a sua volta su un romanzo di John Buchan
Colpo grosso per Netflix che l'ha spuntata nella guerra delle offerte per la miniserie ispirata al celebre thriller Il club dei 39 (in originale The 39 Steps) di Alfred Hitchcock. Il servizio di video in streaming si è aggiudicato il progetto, che può vantare nel cast la star di Sherlock Benedict Cumberbatch, messo sul mercato lo scorso febbraio dai produttori di Anonymous Content, Chapter One Pictures e SunnyMarch.

The 39 Steps: La trama

Creata da Mark L. Smith (The Revenant), The 39 Steps è descritta come un "thriller cospirativo provocatorio e ricco di azione" che "aggiorna il romanzo ai nostri tempi", secondo la descrizione ufficiale della miniserie. La pellicola del 1935, infatti, era a sua volta basata sul romanzo I trentanove scalini di John Buchan. Nel film di Hitchcock, con protagonisti Robert Donat e Madeleine Carroll, Donat interpretava Hannay, un uomo costretto a fuggire in Scozia dopo essere stato ingiustamente accusato di aver ucciso un agente segreto. Insieme a donna attraente (Carroll), veniva coinvolto in una cospirazione mentre sperava di portare alla luce tutta la verità sulle spie e riabilitare così il suo nome.

I primi dettagli del remake di The 39 Steps con Benedict Cumberbatch

La serie sarà incentrata su Richard Hannay, un uomo ordinario che inconsapevolmente diventa una pedina in una cospirazione globale di vasta portata tesa a creare un nuovo ordine mondiale: un'organizzazione chiamata "i trentanove scalini" intende cambiare il mondo come lo conosciamo, ma Hannay è l'unico ostacolo. Deadline riporta che la miniserie sarà composta da sei o più episodi della durata di un'ora e che le riprese si svolgeranno in Europa l'anno prossimo. Cumberbatch sarà produttore esecutivo della miniserie e Edward Berger, che aveva lavorato con quest'ultimo già in Patrick Melrose, è coinvolto come regista.
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Messaggio Da claudio57 Lun 12 Apr 2021, 19:12

Le Fate ignoranti: Annunciato l'intero cast della serie, ci sono anche Cristiana Capotondi ed Eduardo Scarpetta (comingsoon.it)
Disney+ svela tutti gli attori protagonisti e i rispettivi personaggi del drama originale tratto dal film che arriverà in streaming su Star, all'interno di Disney+.
Dopo l'anticipazione sul cast della serie basata su Le Fate ignoranti data da Ferzan Özpetek che qualche giorno fa ha pubblicato una foto con Luca Argentero e Serra YilmazDisney+ ha svelato oggi tutti gli attori protagonisti del drama, uno dei primi originali Star italiani, che arriverà prossimamente in streaming sul nuovo brand di intrattenimento di Disney+. Tra questi ci sono i protagonisti Cristiana Capotondi (Ognuno è perfetto, Notte prima degli esami) ed Eduardo Scarpetta (L'amica geniale, visto recentemente anche le film tv Carosello Carosone) i quali saranno affiancati da un nutrito cast di attori, molti dei quali già in passato hanno collaborato con il regista turco naturalizzato italiano: oltre ai già citati Argentero e Yilmaz, ci sono Carla Signoris, Deniz Burak, Paola MinaccioniAmbra AngioliniAnna FerzettiEdoardo PurgatoriFilippo Scicchitano e ancora Lilith Primavera, Edoardo Siravo, Samuel Garofalo, Maria Teresa Baluyot, Patrizia Loreti, Giulia Greco e Mimma Lovoi.

Le Fate ignoranti: La trama della serie tv

Come il film, la serie - scritta da Ferzan Özpetek, Gianni Romoli, Carlotta Corradi e Massimo Bacchini - sarà un racconto corale e partirà dalla storia di un tradimento per esplorare in 8 episodi di 50 minuti l'uno una commovente storia amicizia e inaspettate relazioni interpersonali. La trama, come si evince dalla sinossi ufficiale diffusa da Disney+, ricalca quella che già conosciamo: "Quando Massimo, il marito di Antonia, viene ucciso in un incidente d'auto, la donna scopre che suo marito aveva una relazione omosessuale con un uomo di nome Michele. Antonia, devastata dalla notizia, si ritroverà a stringere un'amicizia inaspettata e commovente con Michele e la sua cerchia di amici eccentrici".

I personaggi de Le Fate ignoranti

Disney+ ha diffuso le descrizioni di tutti i personaggi, che vi riportiamo di seguito.
Cristiana Capotondi è Antonia. Dirige un Laboratorio medico. Moglie di Massimo, ha costruito con lui un rapporto intenso ed esclusivo. Un’improvvisa tragedia e la conoscenza di Michele e il suo gruppo di amici la porta ad un profondo cambiamento psicologico e sentimentale.
Eduardo Scarpetta è Michele. Dipinge i fondali degli spettacoli dell’Opera. La sua Casa è il centro vitale di un gruppo di amici che formano una famiglia allargata. L’incontro/scontro con Antonia, per elaborare un lutto comune, rimette in discussione tutta la sua vita sentimentale.
Luca Argentero è Massimo. Dirige un export-import. Bello, seducente, innamorato sia di Antonia che Michele. È la Voce Narrante della storia. La sua improvvisa assenza si trasforma in una presenza costante nei sentimenti degli altri e ne determina i comportamenti.
Carla Signoris è Veronica. Madre di Antonia. Vedova di un Generale. Donna borghese, viziata, allegramente reazionaria. Invadente ma simpatica. Tramite la figlia, anche lei riesce ad aprirsi a un modo di pensare e di vivere di cui non sospettava nemmeno l’esistenza.
Serra Yilmaz è Serra. Un po' amministratrice del Palazzo, un po' traduttrice. È il centro morale della Casa, la ‘mamma chioccia’ di tutti, nonostante la sua sincerità ruvida senza peli sulla lingua non risparmi nessuno. Un antico dolore la porta a cercare di risolvere un nodo sentimentale del suo passato.
Deniz Burak è Asaf. Nipote di Serra. Fotografo affermato sia di moda che di guerra, arriva come un uragano nella Casa, cercando soprattutto di travolgere la vita di Antonia. Bello, affascinante e nomade per natura, diventa presto un’ancora di salvezza per alcuni di loro.
Paola Minaccioni è Luisella. Ha un negozio di frutta e verdura e convive provvisoriamente con Mara. È convinta di essere la copia di Brigitte Bardot. Disastrata in amore, si sceglie sempre gli uomini sbagliati e lo fa apposta. Quando le capita quello giusto, rischia di non riconoscerlo. È simpatica, allegra, elettrica, un po' naif.
Ambra Angiolini è Annamaria. Astrologa e Cartomante, vive con Roberta che la costringe a confrontarsi con un nuovo modo di amare. Dovendo prendere una decisione difficile, fa un percorso di crescita sentimentale a 360 gradi, scoprendo che ogni relazione amorosa ha molte tappe di trasformazione e di crescita.
Anna Ferzetti è Roberta. Psicologa, vive con Roberta. Razionale e molto accudente nei confronti del Gruppo, soffre di dover nascondere le proprie fragilità e il proprio bisogno di essere accudita sentimentalmente. Lancia una sfida emotiva molto forte, mettendo in discussione le regole dell’amore e del tradimento.
Edoardo Purgatori è Riccardo. Lavora in Banca e con Luciano forma la coppia più regolare, squadrata e ‘normale’ della Casa. Ma dietro tanta normalità, nasconde il tarlo dell’insicurezza e di una gelosia negata che lo costringe a fare una scelta che mai avrebbe abbracciato.
Filippo Scicchitano è Luciano. Giovane Commercialista. Con Riccardo ha formato una coppia così simbiotica, che è quasi impossibile distinguere l’uno dall’altro. È super organizzato, ha amici in ogni ambito lavorativo, pronto a coinvolgerli se quelli della Casa ne hanno bisogno. Sa come ottenere quello che vuole.
Lilith Primavera è Mara. Ha un negozio di Tintoria. Fuggita dalla sua famiglia di origine che non accettava che lei fosse una Trans, si trova costretta a fare i conti con il proprio dolore quando si confronta soprattutto con la sua grande nemica: la madre. Non ha paura di nulla, affronta i pregiudizi degli altri e le discriminazioni in modo spavaldo e spesso sorprendente.
Edoardo Siravo è Valter. Da tempo in pensione, ha insegnato il lavoro di pittore di fondali a Michele. È il Grillo Parlante della Casa. Cinico ma mai censorio, interviene su tutto con un umorismo graffiante e spesso spietato, che nasconde un retrogusto malinconico. Si nutre avido delle storie degli altri.
Samuel Garofalo è Sandro. Lavora nella Falegnameria del laboratorio dell’Opera ma sta finendo anche i suoi studi universitari. Innamorato non corrisposto, ha trovato nella Casa una seconda famiglia, in cui crescere senza la paura che i suoi sentimenti vengano giudicati. È il più giovane di tutti, ma anche il più esperto con la tecnologia. Tutti lo considerano il ‘cucciolo’ della casa.
Maria Teresa Baluyot è Nora. Colf filippina a casa di Antonia, con cui ha un rapporto sia formale di rispetto reciproco dei ruoli, sia però anche simpatetico. Gioisce e soffre di quello che succede ad Antonia. È assillata però dall’invadenza di Veronica, che la usa spesso per controllare o scoprire i segreti della figlia.
Patrizia Loreti, Giulia Greco e Mimma Lovoi sono le Tre Marie. Donne del popolo che stazionano spesso sotto casa di Michele, tra una spesa e l’altra, sulla loro panchina preferita. Sanno tutto di tutti e commentano in modo allegro ma anche spudorato tutto quello che presumono succeda in quella Casa.  Simpatiche, comiche, irrefrenabili sono una sorta di Coro esterno alle vicende principali.
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Messaggio Da Claudio L. Lun 12 Apr 2021, 20:19

"Gli irregolari di Baker Street" su Netflix.
Mi è sempre piaciuto il periodo dell'Inghilterra vittoriana e Sherlock Holmes, ma il politically Correct colpisce ancora:
Spoiler:

_________________________________________________
Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteca. - Jorge Luis Borges
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Messaggio Da claudio57 Lun 12 Apr 2021, 20:26

pale scratch ma è correct l'infedeltà ai personaggi?
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Messaggio Da claudio57 Mar 13 Apr 2021, 10:43

Epix ordina la serie horror sci-fi From (comingsoon.it)
La rete americana Epix, la stessa dietro Godfather of Harlem e Pennyworth, ha dato l'okay alla produzione di una prima stagione di 10 episodi di From, serie horror sci-fi creata dallo sceneggiatore di Crater John Griffin, con gli affermati Joe ed Anthony Russo (Avengers: Endgame) a bordo come produttori esecutivi.

From: La trama della nuova serie tv

Deadline, che ne ha dato per primo notizia, scrive che From ruota attorno al mistero di una inquietante città degli Stati Uniti centrali dove chiunque arrivato da fuori resta intrappolato. Mentre combattono per mantenere un senso di normalità e trovare una via di fuga, i cittadini devono anche sopravvivere alle minacce che si celano nella foresta circostante, incluse creature terrificanti che escono allo scoperto quando il sole tramonta.
"From offrirà suspense, terrore e momenti mozzafiato, il tutto raccontando una storia davvero avvincente con personaggi opulenti", ha commentato il presidente di Epix Michael Wright. "Siamo entusiasti di lavorare con John Griffin e questo team creativo di talento per portare la serie al nostro pubblico".
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