Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
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FORUM ZAGOR TE NAY LA DARKWOOD DEL WEB :: Zagor-Te-Nay il Forum dello Spirito Con La Scure :: Commenti alle storie
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
wakopa ha scritto:ma io mi riferivo alla vignetta con zagor che vola nello spazio come un supereroe
inoltre ripeto l'ho riletta da poco e a seguire la teoria kikimanitiana-sclaviana,esisterebbero tanti universi paralleli e in ognuno dei quali poter fare cose diverse, per cui perche' non poter incontrare Flash in uno dei tanti?
Beninteso a me farebbe orrore, lo chiedo a chi invece apprezza Incubi e schifa il prossimo crossover
Ma è vera questa storia di Flash? Rasentiamo il ridicolo.
gigi brivio- MASTER IN ZAGOR
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
il ridicolo veramente l'abbiamo toccato piu' di una volta,altro che rasentare
wakopa- Vincitore COPPA ITALIA
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Ha ha ha ha in effetti
gigi brivio- MASTER IN ZAGOR
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Andrea67 ha scritto:Io e mio fratello abbandonammo la serie proprio dopo Incubi, per poi riprenderla dopo un annetto.
La sensazione fu quella di cambiamento totale, di diversità assoluta rispetto a quello che eravamo abituati a leggere e, di conseguenza, di tradimento dell’originale.
Per una sola storia in mezzo a tante western avete abbandonato mi è sembrato esagerato.... Con tutto che sono un estimatore di Incubi.
Ospite- Ospite
Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Finalmente ho colmato una delle mie più grandi lacune di lettore Bonelliano e ho letto la famosissima e controversa Incubi. Che dire? Sono da sempre un ammiratore di Sclavi e trovo che anche il Ferri meno ispirato e più acciaccato dall'età sia superiore a molti altri disegnatori ben più blasonati. Aggiungeteci il fatto che Hellingen è probabilmente l'antagonista che mi piace di più (e che tra l'altro compare nella mia prima storia zagoriana di sempre) e capirete perchè questa storia aveva tutte le carte per piacermi.
Non mi ha deluso, anzi. Sclavi fa un esperimento coraggiosissimo decostruendo e ricostruendo il mito zagoriano, fa andare la propria fantasia e la propria creatività a briglia sciolta e tira fuori una storia unica nel suo genere che diverte, spiazza, sorrprende, fa inorridire e il bello è che alla fine tutto torna.
Chiaramente si tratta di un'enorme eccezione, non solo nell'ambito della serie di Zagor, ma praticamente in tutto il parco testate SBE. E proprio per questo trovo che si possa apprezzare senza gridare allo scandalo, proprio perchè si tratta di un caso isolato in cui uno sceneggiatore ispiratissimo si è scatenato e ha testato i limiti entra i quali ci si può muovere in un prodotto di narrativa popolare come questo, ma al contempo è rimasto fedelissimo alle basi piantate da Nolitta.
Come è già stato fatto notare da altri forumisti la cosa che veramente stona è il modo in cui viene scritto Cico, con battute sceme a non finire e gag basate su un'ignoranza che di solito non ha.
Le tavole di Ferri sono incredibili, di una bellezza assoluta. Se dovessi decidermi a fare un investimento e a comprare una tavola originale sarebbe sicuramente tratta da questa storia.
Non mi ha deluso, anzi. Sclavi fa un esperimento coraggiosissimo decostruendo e ricostruendo il mito zagoriano, fa andare la propria fantasia e la propria creatività a briglia sciolta e tira fuori una storia unica nel suo genere che diverte, spiazza, sorrprende, fa inorridire e il bello è che alla fine tutto torna.
Chiaramente si tratta di un'enorme eccezione, non solo nell'ambito della serie di Zagor, ma praticamente in tutto il parco testate SBE. E proprio per questo trovo che si possa apprezzare senza gridare allo scandalo, proprio perchè si tratta di un caso isolato in cui uno sceneggiatore ispiratissimo si è scatenato e ha testato i limiti entra i quali ci si può muovere in un prodotto di narrativa popolare come questo, ma al contempo è rimasto fedelissimo alle basi piantate da Nolitta.
Come è già stato fatto notare da altri forumisti la cosa che veramente stona è il modo in cui viene scritto Cico, con battute sceme a non finire e gag basate su un'ignoranza che di solito non ha.
Le tavole di Ferri sono incredibili, di una bellezza assoluta. Se dovessi decidermi a fare un investimento e a comprare una tavola originale sarebbe sicuramente tratta da questa storia.
MarrFarr- Novellino del forum
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Capolavoro assoluto, senza se e senza ma, con un Ferri all'ennesima potenza.
Un epico racconto che lascia un senso di straniamento, questo è vero, ma che dopo innumerevoli letture continua a sorprendere ed affascinare.
Presumo che tra alcuni mesi verrà ripubblicata in un brossurato, quasi quasi ci faccio un pensierino, giusto per la soddisfazione di averla in un unico tomo...
Un epico racconto che lascia un senso di straniamento, questo è vero, ma che dopo innumerevoli letture continua a sorprendere ed affascinare.
Presumo che tra alcuni mesi verrà ripubblicata in un brossurato, quasi quasi ci faccio un pensierino, giusto per la soddisfazione di averla in un unico tomo...
kento- FORUMISTA GRINTOSO
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Concordo, splendido capolavorokento ha scritto:Capolavoro assoluto, senza se e senza ma, con un Ferri all'ennesima potenza.
Un epico racconto che lascia un senso di straniamento, questo è vero, ma che dopo innumerevoli letture continua a sorprendere ed affascinare.
Magico Vento- MASTER IN ZAGOR
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Storia confusa e caotica, una delle poche che ormai non rileggo più.
Fatta leggere per curiosità anche ad uno dei miei figli il quale mi ha confermato il giudizio.
D'altronde ormai è un dato di fatto, per qualcuno è un capolavoro, ad altri non è piaciuta per niente.
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GIOB225- LAUREATO IN ZAGOROLOGIA
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Se uno ha letto sempre e solo Zagor e magari Tex, può rimanere spiazzato dalla scrittura onirica di Sclavi.
Chi invece come me ha sempre letto anche Dylan Dog e altro su più generi (anche extra bonelli) considera Incubi un capolavoro.
La principale discriminante nei giudizi credo sia questa: la diversa attitudine mentale alla lettura di certe storie.
Chi invece come me ha sempre letto anche Dylan Dog e altro su più generi (anche extra bonelli) considera Incubi un capolavoro.
La principale discriminante nei giudizi credo sia questa: la diversa attitudine mentale alla lettura di certe storie.
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biascid_70- DIPLOMATO IN ZAGOROLOGIA
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
biascid_70 ha scritto:Se uno ha letto sempre e solo Zagor e magari Tex, può rimanere spiazzato dalla scrittura onirica di Sclavi.
Chi invece come me ha sempre letto anche Dylan Dog e altro su più generi (anche extra bonelli) considera Incubi un capolavoro.
La principale discriminante nei giudizi credo sia questa: la diversa attitudine mentale alla lettura di certe storie.
Mah sono d'accordo fino ad un certo punto... Quando lessi "in diretta" questa epica storia avevo 13 anni, e nessuna confidenza con Dylan Dog.
Certo, di Sclavi avevo già letto i suoi bellissimi e spiazzanti racconti di Mister No, ma su Zagor io ero fermo a Nolitta e Toninelli...
E passare dai canonici, "rassicuranti" racconti di questi autori agli incubi sclaviani fu all'epoca un piccolo shock.
Sarà stato il ritorno in pompa magna di Hellingen, oppure quelle atmosfere oniriche e malinconiche, quell'aria da kolossal, o ancora quella sensazione che tutto poteva accadere da una pagina all'altra... Fatto sta che "Incubi" mi affascinò per sei lunghi mesi e rappresenta tuttora una delle mie preferite letture bonelliane da 40 anni a questa parte.
kento- FORUMISTA GRINTOSO
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
nel mio caso assolutamente nobiascid_70 ha scritto:
La principale discriminante nei giudizi credo sia questa: la diversa attitudine mentale alla lettura di certe storie.
Mi infastidiva proprio la figura del saccente e supercazzolaro kiki manito che vieppiu' sanciva una sorte di predestinazione divina per zagor,
quando invece era solo un magnifico imbonitore con Molti occhi
wakopa- Vincitore COPPA ITALIA
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Di certo la storia non è confusa, perché alla fine tutto quadra in questo gigantesco affresco.
Se le dimensioni parallele non piacciono è questioni di gusti: capisco che sarà indigesta a chi non ama la fantascienza.
Se è la predestinazione che ha "disturbato" allora si va oltre la singola storia "Incubi".
Cioè fosse rimasta solo in questo episodio come a sè stante nella serie è un conto.
Purtroppo è stata ampliata a partire da "Darkwood anno zero" fino alla miniserie "Le origini", ma senza la poesia di Sclavi.
Solo alla luce di questo si può dire che era meglio vedere per sempre Zagor come semplice "ingannatore" degli indiani a fin di bene
Se le dimensioni parallele non piacciono è questioni di gusti: capisco che sarà indigesta a chi non ama la fantascienza.
Se è la predestinazione che ha "disturbato" allora si va oltre la singola storia "Incubi".
Cioè fosse rimasta solo in questo episodio come a sè stante nella serie è un conto.
Purtroppo è stata ampliata a partire da "Darkwood anno zero" fino alla miniserie "Le origini", ma senza la poesia di Sclavi.
Solo alla luce di questo si può dire che era meglio vedere per sempre Zagor come semplice "ingannatore" degli indiani a fin di bene
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Io ho sempre letto di tutto, non solo Zagor e Tex e Dylan dog dall'inizio al 300 ca. Ma "incubi" non l'ho mai digerita lo stesso.
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
MarrFarr ha scritto: Se dovessi decidermi a fare un investimento e a comprare una tavola originale sarebbe sicuramente tratta da questa storia.
Ecco qui uno splendido esemplare
https://www.ebay.it/itm/274739718430
Se interessa....
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
E' un capolavoro pur se con alcuni punti oscuri. Il primo è che è troppo facile scrivere senza rispettare la tradizione e tenere la barra dritta dell'universo del personaggio ma dando sfogo alla fantasia sfrenata.
In quel finale poetico quanto atipico la morte di Zagor non l'ho mai digerita. Sclavi si è spinto all'eccesso bruciando Hellingen e toccando diversi tasti che hanno introdotto l'aspetto esoterico e mistico nella serie con Kiki Manito e compagnia cantante.
In quel finale poetico quanto atipico la morte di Zagor non l'ho mai digerita. Sclavi si è spinto all'eccesso bruciando Hellingen e toccando diversi tasti che hanno introdotto l'aspetto esoterico e mistico nella serie con Kiki Manito e compagnia cantante.
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Beh, un capolavoro lo stesso. Non ha bruciato alcunché. Chi si è carbonizzato è il Kandrax del Chiave...
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Con Kandrax hanno toppato un po' tutti... anche Boselli con il suo brodone fantasy
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Ci sono... topiche e topiche
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Purtroppo sì, è stata la storia che ha inaugurato quel filone di divinità e spiritualità su Zagor, anche se a onor del vero Boselli poteva anche ignorarlo dalla Fiamma nera in poi.
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Capolavoro epico e leggendario, storia senza tempo. Eccellente dalla prima all'ultima pagina, non è solo, a mani basse, la miglior storia di Sclavi, ma anche una delle più belle di Zagor di tutti i tempi. È anche molto difficile da classificare, perché fare dei confronti diretti con le storie di Nolitta è praticamente impossibile, vista la particolarità e l'unicità della stessa, l'unica cosa di cui sono certo è che è tranquillamente tra le prime 5 della serie (in alcuni momenti credo che sia forse addirittura la mia preferita, ma, al di là di questo, l'unica cosa che conta è che essa sia e rimanga, anche dopo svariate letture, un memorabile capolavoro che sorpende e coinvolge).
È quasi incredibile la capacità di Sclavi, in quest'occasione, di scrivere una storia di ben 513 pagine senza un momento che sia uno di noia. Forse merito di questo è dovuto al fatto che, come avrebbe detto Eco, questa è una storia sgangherabile, ossia ogni sequenza, scena o vignetta funziona perfettamente anche da sola (sgangherata non so se lo sia, nel senso che non so se sia nata e proseguita senza un'idea precisa...forse sì). Ed è per questo che nel corso di questa mia "recensione" (parola grossa, anche perché recensire una storia del genere è una vera impresa) richiamerò e "analizzerò" numerose scene, proprio perché ognuna di esse si regge in piedi ed è bellissima anche presa singolarmente.
La storia parte alla grandissima, con il suo famosissimo e indimenticabile prologo col daino che parla. Si nota già anche l'impronta animalista di Sclavi ("Anch'io ho fame, uomo...ma non per questo voglio uccidere te!"), sua peculiarità che ho sempre apprezzato. Fantastico il successivo incubo col ragno, di cui è sfortunato protagonista Cico.
La vicenda prosegue poi ne Il demone della follia, albo che ho sempre apprezzato per la rapidità e per il ritmo quasi frenetico con cui si svolgono gli eventi (cosa molto utile in una storia talmente lunga che corre il rischio di diventare noiosa). Splendida la sequenza degli incubi di Zagor con Akoto. Bellissimo poi il confronto tra Zagor e Akoto sul tema della follia, con l'interessante riflessione di quest'ultimo ("Tra gli indiani, il pazzo è considerato con il più grande rispetto...anzi, sono i 'normali' a chiedersi: perché il Grande Spirito non ha scelto me?") a cui lo Spirito con la Scure risponde con una considerazione sul modo di pensare tipico dei pellerossa: "Spiegare tutto senza spiegare niente".
L'inizio del terzo albo, dal bellissimo titolo Titan risorge!, fa pensare al ritorno degli Akronniani, vista la navicella che proietta quello che sembra il raggio della morte, invece si scopre subito che si tratta in realtà del ritorno di La Plume, comprimario anche della precedente storia con Hellingen, Terrore dal sesto pianeta, che finalmente vede realizzarsi il suo sogno di volare grazie alla sua invenzione chiamata UFO. Molto divertente la caratterizzazione che gli dà Sclavi.
La storia si fa ancora più intrigante dopo l'arrivo a Forte Pitt di Zagor e Cico, dove, in una sequenza a dir poco spiazzante, pare che nessuno sappia chi sia il Colonnello Perry e Zagor teme di essere nuovamente colpito dalla follia. Grandiosa anche la sequenza che culmina con l'esplosione della sala con le apparecchiature akkroniane e splendida allo stesso modo quella a bordo dell'UFO di La Plume, con l'epica scena in cui Zagor aggrappato al velivolo regge Cico nel vuoto ("E quella notte nacque una nuova leggenda nella foresta di Darkwood..."). Gran "finale" quello che chiude l'albo, con la scena rappresentata in copertina.
La vicenda prosegue a vele spiegate nell'albo dal promettente titolo Il ritorno di Hellingen, in cui è monumentale la lunga sequenza che vede appunto il ritorno dello scienziato preannunciato dal titolo (la luna che esplode è un grandissimo momento). Sclavi riesce pure a inserire alcune agghiaccianti vignette con la morte di Cico. Strepitoso infine il lungo racconto di Hellingen che spiega cosa gli è accaduto dopo essere entrato nella cabina degli Akkroniani; spettacolare e appassionante, in particolare, la parte sulla misteriosa astronave.
In Ai confini della realtà, termina l'avvicente racconto di Hellingen e si scopre (o forse no) a cosa fosse dovuta la follia di Zagor e cosa intendesse fare Perry con Titan, oltre a rivelarci come Hellingen fosse tornato sulla Terra. Molto bella la strana e inaspettata scena della (brusca) morte di Hellingen ("Ma io non riuscirò a premere il grilletto! Alzo il cane, ma è già troppo tardi...il mio dito sta per premere il grilletto, ma è già troppo tardi..."). Uno degli aspetti geniali di questa storia è che potrebbe benissimo concludersi a pagina 54 del suo quinto albo, visto che tutti i fili della narrazione (fuorché appunto l'improvvisa morte di Hellingen) sono stati apparentemente spiegati e portati a termine, eppure la vicenda prosegue per ancora un albo e mezzo, arrivando così alla sua parte migliore, più toccante ed epica. Bello l'incipit di questa parte, che per un attimo fa pensare che il daino parli come all'inizio della storia. Ma il grande colpo di scena arriva subito dopo, quando si scopre che Tonka è morto.
Poco dopo entra in scena Shalak, il nuovo capo dei Mohawks, e il modo con cui Sclavi lo caratterizza è sopraffino. Non è la solita testa calda che ha dalla sua i giovani guerrieri perché promette loro gloria e scalpi in battaglia, ma un vero personaggio a tutto tondo. Se inizialmente può apparire antipatico, alla fine le sue ragioni e le sue parole appaiono convincenti fin dal suo discorso al raduno dei capi. Ed è proprio al raduno che si arriva a uno dei momenti più alti ed emozionanti, in cui Sclavi prova a immaginare non solo la fine, da lì a poco, del sogno di pace di Zagor, ma fa addirittura crollare il mito dello Spirito con la Scure, dell'inviato di Manito, rendendo evidente a tutti che è solo un uomo (o meglio "di più...un amico", come dice Cico in una delle vignette più commoventi). La profonda caratterizzazione di Shalak appare chiaramente proprio nel tragico ed emozionante momento della morte di Zagor, che lui cerca di sorreggere, provando dolore e pietà per ciò che ha fatto ("Il mio cuore sanguina, Zagor, come il tuo").
Ed è così che si arriva a La fine del mondo, albo tra i più controversi della serie, ma per me anche tra i più belli ed emozionanti. Sclavi continua a spiazzare il lettore e, infatti, all'inizio dell'albo, si viene a scoprire che...Zagor è morto, in seguito alla pugnalata di Shalak.
Ma il bello deve ancora arrivare...e infatti l'apice di questa splendida storia inizia con la frase "Za-Gor-Te-Nay cadde in ginocchio e pianse" (pronunciata da un anziano e ignoto indiano), nel momento in cui Zagor capisce che lo scopo della sua vita, la pace tra bianchi e indiani, è stato distrutto, e di fronte all'ignobile massacro di donne e bambini pellerossa rinnega di essere un bianco e giura di vendicare i propri fratelli, in una vignetta da brividi e in una memorabile didascalia ("Za-Gor-Te-Nay giunse a rinnegare il colore della sua pelle e la sua razza, e Manito lo accolse nel Popolo degli Uomini"). Sclavi è come se mettesse Zagor in una versione futuristica della realtà, in cui i suoi sogni sono davvero distrutti ed egli deve scegliere da che parte stare tra bianchi e indiani (coraggiosa e significativa, e da me profondamente appoggiata, la scelta di Zagor, in linea con la sua filosofia, di schierarsi con gli oppressi indiani e non con i bianchi invasori). Ed è così che si arriva a una delle scene più intense e drammatiche, quella dell'attacco a Forte Pitt e della morte di Cico e La Plume. Il breve confronto tra Shalak e Zagor prima dell'attacco per me è uno dei momenti più efficaci e toccanti dell'intera serie ("Gloria, Shalak? No...ormai non è più tempo di gloria, né di eroi...e quanto alla vera via, no...ancora non so quale sia...e forse non lo saprò mai!").
Altra scena che definire ricca di pathos è riduttivo è quella del suicidio di Zagor dopo la morte di Perry, La Plume e Cico. Bello poi l'incontro con Kiki, in cui viene rivelato il vero motivo dei sogni di Zagor: Hellingen non ha portato gli incubi da Zagor, ma Zagor in un mondo d'incubo (gran bella trovata da parte dell'autore).
Il finale è uno tra i più belli e commoventi di sempre. Mitico il duello tra Zagor e Hellingen, con dei dialoghi a dir poco perfetti. La compassione di Zagor di fronte al vecchio nemico in lacrime (vedere il vecchio Helly così fa comunque venire un tuffo al cuore...niente a che vedere con l'odioso e improbabile nazista che verrà in seguito) è qualcosa di indimenticabile (pienamente Nolittiana la morale spiegata dal vecchio narratore indiano: "Zagor vide allora davanti a sé non più il terribile Hellingen, ma nient'altro che un povero vecchio senza più illusioni e senza più speranze se non quella di dormire finalmente un sonno senza sogno...e lo Spirito con la Scure ebbe pietà pietà quel relitto alla deriva, malgrado tutto il male che gli aveva fatto...e questo è bello, poiché un uomo, è fatto non solo di vendetta ma anche di perdono"). Grandiosa la vignetta in cui Zagor si staglia vittorioso davanti al sole che sorge, diventando (o, meglio, tornando ad essere) un mito leggendario. Sclavi, dopo aver decostruito il mito di Zagor, lo ricompone in questo splendido finale, dimostrandosi un ottimo conoscitore del personaggio.
Un'altra scena che mi ha commosso molto è quella in cui si scopre che Akoto si è sacrificato e mentre questi saluta per l'ultima volta Zagor, quest'ultimo si allontana in lacrime (emozionante la frase di Akoto "L'unico modo di sopravvivere alla morte è nel ricordo di chi ci ha voluto bene"). Geniale e simpatico l'epilogo, in cui viene riproposta per l'ennesima volta, sempre in modo diverso, la scena del daino che parla.
Nota a parte per la caratterizzazione di Cico: l'interpretazione che Sclavi dà al pancione messicano si discosta da quella Nolittiana nel lato umoristico (non è solo protagonista di gag, ma fa principalmente, esilaranti in ogni caso, battute e giochi di parole, talvolta involontarie dovute alla sua ignoranza, anticipando forse un po' l'umorismo di Groucho su Dylan Dog), mentre sul lato umano, secondo me, è pienamente Nolittiano. Le sue reazioni di fronte agli eventi tragici, ad esempio, sono molto fedeli al suo personaggio, a mio avviso. Nel complesso, quindi, uno dei migliori Cico che si è visto su tutta la serie.
Che dire poi dei disegni di Ferri? Spettacolari, evocativi, pieni di pathos, meravigliosi dalla prima all'ultima tavola, raggiungendo un tale livello di perfezione che nessun altro disegnatore avrebbe potuto eguagliare (neanche lo stesso Gallieno forse non ha raggiunto più questi livelli nelle storie successive). Ho l'impressione che Gallieno si sia divertito molto a disegnare questa storia, così come io mi sono divertito a leggerla e a gustarmi le sue splendide tavole. Ogni vignetta funziona da sola anche perché è perfettamente illustrata da Gallieno. Una delle più maestose scene da lui rappresentate è quella del duello tra Zagor e Hellingen, resa indimenticabile proprio dalle sue irraggiungibili e magistrali tavole. Non si potrà mai ringraziare abbastanza il maestro Ferri per la sua Arte e le emozioni che ha saputo trasmettere.
Titoli e copertine sono la ciliegina sulla torta: uno più bello dell'altro. Per quanto riguarda i titoli, impossibile trovarne di migliori: i miei preferiti sono Ai confini della realtà e La fine del mondo, i più particolari e suggestivi del lotto. Anche Incubi e Il demone della follia sono molto accattivanti, così come i più "tradizionali" Titan risorge! e Il ritorno di Hellingen. Riguardo invece alle copertine, si può solo lodare il maestro Ferri per tutti e sei questi capolavori. Le mie preferite? Il ritorno di Hellingen (da manuale la figura dello scienziato che sorride maleficamente davanti alla luna) e Ai confini della realtà (immensamente suggestiva).
CAPOLAVORO. In tutto e per tutto. Senza se e senza ma.
Storia: 10
Disegni: 10
È quasi incredibile la capacità di Sclavi, in quest'occasione, di scrivere una storia di ben 513 pagine senza un momento che sia uno di noia. Forse merito di questo è dovuto al fatto che, come avrebbe detto Eco, questa è una storia sgangherabile, ossia ogni sequenza, scena o vignetta funziona perfettamente anche da sola (sgangherata non so se lo sia, nel senso che non so se sia nata e proseguita senza un'idea precisa...forse sì). Ed è per questo che nel corso di questa mia "recensione" (parola grossa, anche perché recensire una storia del genere è una vera impresa) richiamerò e "analizzerò" numerose scene, proprio perché ognuna di esse si regge in piedi ed è bellissima anche presa singolarmente.
La storia parte alla grandissima, con il suo famosissimo e indimenticabile prologo col daino che parla. Si nota già anche l'impronta animalista di Sclavi ("Anch'io ho fame, uomo...ma non per questo voglio uccidere te!"), sua peculiarità che ho sempre apprezzato. Fantastico il successivo incubo col ragno, di cui è sfortunato protagonista Cico.
La vicenda prosegue poi ne Il demone della follia, albo che ho sempre apprezzato per la rapidità e per il ritmo quasi frenetico con cui si svolgono gli eventi (cosa molto utile in una storia talmente lunga che corre il rischio di diventare noiosa). Splendida la sequenza degli incubi di Zagor con Akoto. Bellissimo poi il confronto tra Zagor e Akoto sul tema della follia, con l'interessante riflessione di quest'ultimo ("Tra gli indiani, il pazzo è considerato con il più grande rispetto...anzi, sono i 'normali' a chiedersi: perché il Grande Spirito non ha scelto me?") a cui lo Spirito con la Scure risponde con una considerazione sul modo di pensare tipico dei pellerossa: "Spiegare tutto senza spiegare niente".
L'inizio del terzo albo, dal bellissimo titolo Titan risorge!, fa pensare al ritorno degli Akronniani, vista la navicella che proietta quello che sembra il raggio della morte, invece si scopre subito che si tratta in realtà del ritorno di La Plume, comprimario anche della precedente storia con Hellingen, Terrore dal sesto pianeta, che finalmente vede realizzarsi il suo sogno di volare grazie alla sua invenzione chiamata UFO. Molto divertente la caratterizzazione che gli dà Sclavi.
La storia si fa ancora più intrigante dopo l'arrivo a Forte Pitt di Zagor e Cico, dove, in una sequenza a dir poco spiazzante, pare che nessuno sappia chi sia il Colonnello Perry e Zagor teme di essere nuovamente colpito dalla follia. Grandiosa anche la sequenza che culmina con l'esplosione della sala con le apparecchiature akkroniane e splendida allo stesso modo quella a bordo dell'UFO di La Plume, con l'epica scena in cui Zagor aggrappato al velivolo regge Cico nel vuoto ("E quella notte nacque una nuova leggenda nella foresta di Darkwood..."). Gran "finale" quello che chiude l'albo, con la scena rappresentata in copertina.
La vicenda prosegue a vele spiegate nell'albo dal promettente titolo Il ritorno di Hellingen, in cui è monumentale la lunga sequenza che vede appunto il ritorno dello scienziato preannunciato dal titolo (la luna che esplode è un grandissimo momento). Sclavi riesce pure a inserire alcune agghiaccianti vignette con la morte di Cico. Strepitoso infine il lungo racconto di Hellingen che spiega cosa gli è accaduto dopo essere entrato nella cabina degli Akkroniani; spettacolare e appassionante, in particolare, la parte sulla misteriosa astronave.
In Ai confini della realtà, termina l'avvicente racconto di Hellingen e si scopre (o forse no) a cosa fosse dovuta la follia di Zagor e cosa intendesse fare Perry con Titan, oltre a rivelarci come Hellingen fosse tornato sulla Terra. Molto bella la strana e inaspettata scena della (brusca) morte di Hellingen ("Ma io non riuscirò a premere il grilletto! Alzo il cane, ma è già troppo tardi...il mio dito sta per premere il grilletto, ma è già troppo tardi..."). Uno degli aspetti geniali di questa storia è che potrebbe benissimo concludersi a pagina 54 del suo quinto albo, visto che tutti i fili della narrazione (fuorché appunto l'improvvisa morte di Hellingen) sono stati apparentemente spiegati e portati a termine, eppure la vicenda prosegue per ancora un albo e mezzo, arrivando così alla sua parte migliore, più toccante ed epica. Bello l'incipit di questa parte, che per un attimo fa pensare che il daino parli come all'inizio della storia. Ma il grande colpo di scena arriva subito dopo, quando si scopre che Tonka è morto.
Poco dopo entra in scena Shalak, il nuovo capo dei Mohawks, e il modo con cui Sclavi lo caratterizza è sopraffino. Non è la solita testa calda che ha dalla sua i giovani guerrieri perché promette loro gloria e scalpi in battaglia, ma un vero personaggio a tutto tondo. Se inizialmente può apparire antipatico, alla fine le sue ragioni e le sue parole appaiono convincenti fin dal suo discorso al raduno dei capi. Ed è proprio al raduno che si arriva a uno dei momenti più alti ed emozionanti, in cui Sclavi prova a immaginare non solo la fine, da lì a poco, del sogno di pace di Zagor, ma fa addirittura crollare il mito dello Spirito con la Scure, dell'inviato di Manito, rendendo evidente a tutti che è solo un uomo (o meglio "di più...un amico", come dice Cico in una delle vignette più commoventi). La profonda caratterizzazione di Shalak appare chiaramente proprio nel tragico ed emozionante momento della morte di Zagor, che lui cerca di sorreggere, provando dolore e pietà per ciò che ha fatto ("Il mio cuore sanguina, Zagor, come il tuo").
Ed è così che si arriva a La fine del mondo, albo tra i più controversi della serie, ma per me anche tra i più belli ed emozionanti. Sclavi continua a spiazzare il lettore e, infatti, all'inizio dell'albo, si viene a scoprire che...Zagor è morto, in seguito alla pugnalata di Shalak.
Ma il bello deve ancora arrivare...e infatti l'apice di questa splendida storia inizia con la frase "Za-Gor-Te-Nay cadde in ginocchio e pianse" (pronunciata da un anziano e ignoto indiano), nel momento in cui Zagor capisce che lo scopo della sua vita, la pace tra bianchi e indiani, è stato distrutto, e di fronte all'ignobile massacro di donne e bambini pellerossa rinnega di essere un bianco e giura di vendicare i propri fratelli, in una vignetta da brividi e in una memorabile didascalia ("Za-Gor-Te-Nay giunse a rinnegare il colore della sua pelle e la sua razza, e Manito lo accolse nel Popolo degli Uomini"). Sclavi è come se mettesse Zagor in una versione futuristica della realtà, in cui i suoi sogni sono davvero distrutti ed egli deve scegliere da che parte stare tra bianchi e indiani (coraggiosa e significativa, e da me profondamente appoggiata, la scelta di Zagor, in linea con la sua filosofia, di schierarsi con gli oppressi indiani e non con i bianchi invasori). Ed è così che si arriva a una delle scene più intense e drammatiche, quella dell'attacco a Forte Pitt e della morte di Cico e La Plume. Il breve confronto tra Shalak e Zagor prima dell'attacco per me è uno dei momenti più efficaci e toccanti dell'intera serie ("Gloria, Shalak? No...ormai non è più tempo di gloria, né di eroi...e quanto alla vera via, no...ancora non so quale sia...e forse non lo saprò mai!").
Altra scena che definire ricca di pathos è riduttivo è quella del suicidio di Zagor dopo la morte di Perry, La Plume e Cico. Bello poi l'incontro con Kiki, in cui viene rivelato il vero motivo dei sogni di Zagor: Hellingen non ha portato gli incubi da Zagor, ma Zagor in un mondo d'incubo (gran bella trovata da parte dell'autore).
Il finale è uno tra i più belli e commoventi di sempre. Mitico il duello tra Zagor e Hellingen, con dei dialoghi a dir poco perfetti. La compassione di Zagor di fronte al vecchio nemico in lacrime (vedere il vecchio Helly così fa comunque venire un tuffo al cuore...niente a che vedere con l'odioso e improbabile nazista che verrà in seguito) è qualcosa di indimenticabile (pienamente Nolittiana la morale spiegata dal vecchio narratore indiano: "Zagor vide allora davanti a sé non più il terribile Hellingen, ma nient'altro che un povero vecchio senza più illusioni e senza più speranze se non quella di dormire finalmente un sonno senza sogno...e lo Spirito con la Scure ebbe pietà pietà quel relitto alla deriva, malgrado tutto il male che gli aveva fatto...e questo è bello, poiché un uomo, è fatto non solo di vendetta ma anche di perdono"). Grandiosa la vignetta in cui Zagor si staglia vittorioso davanti al sole che sorge, diventando (o, meglio, tornando ad essere) un mito leggendario. Sclavi, dopo aver decostruito il mito di Zagor, lo ricompone in questo splendido finale, dimostrandosi un ottimo conoscitore del personaggio.
Un'altra scena che mi ha commosso molto è quella in cui si scopre che Akoto si è sacrificato e mentre questi saluta per l'ultima volta Zagor, quest'ultimo si allontana in lacrime (emozionante la frase di Akoto "L'unico modo di sopravvivere alla morte è nel ricordo di chi ci ha voluto bene"). Geniale e simpatico l'epilogo, in cui viene riproposta per l'ennesima volta, sempre in modo diverso, la scena del daino che parla.
Nota a parte per la caratterizzazione di Cico: l'interpretazione che Sclavi dà al pancione messicano si discosta da quella Nolittiana nel lato umoristico (non è solo protagonista di gag, ma fa principalmente, esilaranti in ogni caso, battute e giochi di parole, talvolta involontarie dovute alla sua ignoranza, anticipando forse un po' l'umorismo di Groucho su Dylan Dog), mentre sul lato umano, secondo me, è pienamente Nolittiano. Le sue reazioni di fronte agli eventi tragici, ad esempio, sono molto fedeli al suo personaggio, a mio avviso. Nel complesso, quindi, uno dei migliori Cico che si è visto su tutta la serie.
Che dire poi dei disegni di Ferri? Spettacolari, evocativi, pieni di pathos, meravigliosi dalla prima all'ultima tavola, raggiungendo un tale livello di perfezione che nessun altro disegnatore avrebbe potuto eguagliare (neanche lo stesso Gallieno forse non ha raggiunto più questi livelli nelle storie successive). Ho l'impressione che Gallieno si sia divertito molto a disegnare questa storia, così come io mi sono divertito a leggerla e a gustarmi le sue splendide tavole. Ogni vignetta funziona da sola anche perché è perfettamente illustrata da Gallieno. Una delle più maestose scene da lui rappresentate è quella del duello tra Zagor e Hellingen, resa indimenticabile proprio dalle sue irraggiungibili e magistrali tavole. Non si potrà mai ringraziare abbastanza il maestro Ferri per la sua Arte e le emozioni che ha saputo trasmettere.
Titoli e copertine sono la ciliegina sulla torta: uno più bello dell'altro. Per quanto riguarda i titoli, impossibile trovarne di migliori: i miei preferiti sono Ai confini della realtà e La fine del mondo, i più particolari e suggestivi del lotto. Anche Incubi e Il demone della follia sono molto accattivanti, così come i più "tradizionali" Titan risorge! e Il ritorno di Hellingen. Riguardo invece alle copertine, si può solo lodare il maestro Ferri per tutti e sei questi capolavori. Le mie preferite? Il ritorno di Hellingen (da manuale la figura dello scienziato che sorride maleficamente davanti alla luna) e Ai confini della realtà (immensamente suggestiva).
CAPOLAVORO. In tutto e per tutto. Senza se e senza ma.
Storia: 10
Disegni: 10
Magico Vento- MASTER IN ZAGOR
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Concordo su ogni singola parola, Magico Vento!
Unica cosa: la mia cover preferita è "La fine del mondo", drammatica e in un certo modo esegetica: il mondo che finisce, del titolo, non è quello concreto, sul quale i nostri eroi poggiano i piedi, ma quello interiore, del sé psicanalitico, del proprio ruolo sociale, e soprattutto quelli degli affetti e dell'amicizia. Una cosa mooooooolto sclaviana.
Unica cosa: la mia cover preferita è "La fine del mondo", drammatica e in un certo modo esegetica: il mondo che finisce, del titolo, non è quello concreto, sul quale i nostri eroi poggiano i piedi, ma quello interiore, del sé psicanalitico, del proprio ruolo sociale, e soprattutto quelli degli affetti e dell'amicizia. Una cosa mooooooolto sclaviana.
Il sassaroli- FORUMISTA D'ASSALTO
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Grazie Sassaroli.
In effetti anche La fine del mondo è una cover magnifica, forse avrei fatto meglio a indicare l'intero trittico finale. Però faccio veramente fatica a sceglierne una sulle altre, sono veramente tutte emblematiche.
In effetti anche La fine del mondo è una cover magnifica, forse avrei fatto meglio a indicare l'intero trittico finale. Però faccio veramente fatica a sceglierne una sulle altre, sono veramente tutte emblematiche.
Magico Vento- MASTER IN ZAGOR
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Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
La più emblematica è Ai confini della realtà secondo me, con la sagoma di Hellingen che si staglia sullo sfondo.
Ospite- Ospite
Re: Incubi (n.275/276/277/278/279/280)
Questa storia secondo me è un capolavoro, tra le mie preferite in generale della serie. Epica, spiazzante, destrutturante, con un Ferri mai così ispirato, tanto che nonostante sia IL disegnatore della testata le sue tavole risultano atipiche e spiazzanti a loro volta.
Comprendo chi si trova troppo spiazzato, qualcuno ha detto di aver abbandonato la serie per un po' dopo questa storia. Ma bisogna tenere conto del fatto che, per lunga che sia, è una storia di Zagor, e in quanto tale è previsto che al termine tutto ritorni allo stato iniziale o quasi. Il come ribalta tutto, rovescia il tavolo mandando all'aria tutto quello che conosciamo di Zagor, rispettandone al contempo le caratteristiche di eroe capace però di perdere e disperarsi, è fantastico e raramente mi sono emozionato così tanto.
Adoro.
Comprendo chi si trova troppo spiazzato, qualcuno ha detto di aver abbandonato la serie per un po' dopo questa storia. Ma bisogna tenere conto del fatto che, per lunga che sia, è una storia di Zagor, e in quanto tale è previsto che al termine tutto ritorni allo stato iniziale o quasi. Il come ribalta tutto, rovescia il tavolo mandando all'aria tutto quello che conosciamo di Zagor, rispettandone al contempo le caratteristiche di eroe capace però di perdere e disperarsi, è fantastico e raramente mi sono emozionato così tanto.
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