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Re: Serie TV
Ragazze vincenti: Nick Offerman nel remake di Prime Video (comingsoon.it)
Il nominato a due Emmy Nick Offerman, conosciuto in tv per i suoi trascorsi in Parks and Recreation e Fargo, sarà uno dei volti di A League of Their Own, prossima serie tv di Prime Video basata sull'omonimo film del 1992 con Tom Hanks, Geena Davis e Madonna, in Italia meglio conosciuto con il titolo Ragazze vincenti.
Una creazione di Abbi Jacobson (Broad City) e Will Graham (Mozart in the Jungle), il remake rievoca lo spirito gioioso dell'amato classico di Penny Marshall puntando lo sguardo sulla storia di un'intera generazione di donne che sognano di praticare baseball a livello professionistico. La serie affronta anche tematiche legate alla questione razziale e alla sessualità seguendo le storie di un nuovo gruppo di ragazze nel loro percorso sul campo, durante il campionato, e nelle loro vite private.
Offerman interpreterà Casey 'Dove' Porter, un ex lanciatore dei Cubs chiamato ad allenare le Rockford Peaches. Famoso perché una volta la sua forkball ha ucciso una colomba a mezz'aria nel bel mezzo di una partita, Porter è descritto come un coach motivante e carismatico che in passato si pensava fosse la prossima grande stella della MLB ma che dopo tre anni si è rovinato la carriera a causa di un infortunio al braccio. Ora vuole provare a tornare in vetta trasformando una squadra femminile professionista, le Rockford Peaches, in campionesse. L'attore raggiunge gli altri membri del cast Chanté Adams, D'Arcy Carden (The Good Place), Gbemisola Ikumelo, Kelly McCormack (Killjoys), Roberta Colindrez (Vida), Priscilla Delgado, Molly Ephraim, Kate Berlant, Melanie Field e la stessa Jacobson.
Il nominato a due Emmy Nick Offerman, conosciuto in tv per i suoi trascorsi in Parks and Recreation e Fargo, sarà uno dei volti di A League of Their Own, prossima serie tv di Prime Video basata sull'omonimo film del 1992 con Tom Hanks, Geena Davis e Madonna, in Italia meglio conosciuto con il titolo Ragazze vincenti.
Una creazione di Abbi Jacobson (Broad City) e Will Graham (Mozart in the Jungle), il remake rievoca lo spirito gioioso dell'amato classico di Penny Marshall puntando lo sguardo sulla storia di un'intera generazione di donne che sognano di praticare baseball a livello professionistico. La serie affronta anche tematiche legate alla questione razziale e alla sessualità seguendo le storie di un nuovo gruppo di ragazze nel loro percorso sul campo, durante il campionato, e nelle loro vite private.
Offerman interpreterà Casey 'Dove' Porter, un ex lanciatore dei Cubs chiamato ad allenare le Rockford Peaches. Famoso perché una volta la sua forkball ha ucciso una colomba a mezz'aria nel bel mezzo di una partita, Porter è descritto come un coach motivante e carismatico che in passato si pensava fosse la prossima grande stella della MLB ma che dopo tre anni si è rovinato la carriera a causa di un infortunio al braccio. Ora vuole provare a tornare in vetta trasformando una squadra femminile professionista, le Rockford Peaches, in campionesse. L'attore raggiunge gli altri membri del cast Chanté Adams, D'Arcy Carden (The Good Place), Gbemisola Ikumelo, Kelly McCormack (Killjoys), Roberta Colindrez (Vida), Priscilla Delgado, Molly Ephraim, Kate Berlant, Melanie Field e la stessa Jacobson.
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
La direttrice: Sandra Oh preside imbranata nel primo teaser trailer della comedy Netflix (comingsoon.it)
La professoressa Ji-Yoon Kim interpretata ne La direttrice (titolo originale The Chair) - una nuova serie Netflix in arrivo in streaming il prossimo 20 agosto - da Sandra Oh ha ottime intenzioni. Ma forse dovrà lottare con la sua sbadataggine, come si vede nel primo teaser trailer diffuso dal servizio. Creata da Amanda Peet (Dirty John) e Annie Julia Wyman, la comedy vede coinvolti, in veste di produttori esecutivi, gli ex showrunner de Il Trono di Spade David Benioff (che è anche il marito di Peet) e D.B. Weiss e anche per questo desta particolare curiosità.
La direttrice, che è il primo lavoro di Peet come sceneggiatrice, produttrice esecutiva e showrunner, segue la dottoressa Ji-Yoon Kim (Sandra Oh, indimenticata Cristina Yang di Grey's Anatomy) nel suo nuovo ruolo di preside della facoltà di inglese della prestigiosa Pembroke University, un'università fittizia. Ji-Yoon si ritrova ad affrontare una serie di sfide uniche come prima donna a capo del dipartimento, nonché una dei pochi collaboratori non bianchi dell'università. Nel teaser vediamo la protagonista arrivare per la prima volta nel suo nuovo ufficio e sfoggiare una targa nuova di zecca sulla quale si legge un messaggio che non ha bisogno di interpretazioni: "F*ker in Charge of You F*king F*ks".
Nella serie - che conta 6 episodi di 30 minuti ciascuno - recitano anche Jay Duplass (Transparent) nel ruolo del professor Bill Dobson, Holland Taylor (Hollywood) in quello della professoressa Joan Hambling, Bob Balaban nei panni del professor Elliot Rentz, Nana Mensah che sarà la professoressa Yaz McKay, David Morse nel ruolo del rettore Paul Larson) ed Everly Carganilla che sarà Ju-Hee "Ju Ju" Kim.
La professoressa Ji-Yoon Kim interpretata ne La direttrice (titolo originale The Chair) - una nuova serie Netflix in arrivo in streaming il prossimo 20 agosto - da Sandra Oh ha ottime intenzioni. Ma forse dovrà lottare con la sua sbadataggine, come si vede nel primo teaser trailer diffuso dal servizio. Creata da Amanda Peet (Dirty John) e Annie Julia Wyman, la comedy vede coinvolti, in veste di produttori esecutivi, gli ex showrunner de Il Trono di Spade David Benioff (che è anche il marito di Peet) e D.B. Weiss e anche per questo desta particolare curiosità.
La direttrice, che è il primo lavoro di Peet come sceneggiatrice, produttrice esecutiva e showrunner, segue la dottoressa Ji-Yoon Kim (Sandra Oh, indimenticata Cristina Yang di Grey's Anatomy) nel suo nuovo ruolo di preside della facoltà di inglese della prestigiosa Pembroke University, un'università fittizia. Ji-Yoon si ritrova ad affrontare una serie di sfide uniche come prima donna a capo del dipartimento, nonché una dei pochi collaboratori non bianchi dell'università. Nel teaser vediamo la protagonista arrivare per la prima volta nel suo nuovo ufficio e sfoggiare una targa nuova di zecca sulla quale si legge un messaggio che non ha bisogno di interpretazioni: "F*ker in Charge of You F*king F*ks".
Nella serie - che conta 6 episodi di 30 minuti ciascuno - recitano anche Jay Duplass (Transparent) nel ruolo del professor Bill Dobson, Holland Taylor (Hollywood) in quello della professoressa Joan Hambling, Bob Balaban nei panni del professor Elliot Rentz, Nana Mensah che sarà la professoressa Yaz McKay, David Morse nel ruolo del rettore Paul Larson) ed Everly Carganilla che sarà Ju-Hee "Ju Ju" Kim.
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Re: Serie TV
La serie tv basata su Alien: Nuovi dettagli dall'ideatore Noah Hawley (comingsoon.it)
Negli ultimi anni, Noah Hawley ha raccolto consensi in giro per il piccolo schermo con Fargo e Legion. Ora lo sta impegnando un nuovo progetto, sempre per la rete via cavo FX, il quale sta facendo parlare molto di sé perché si tratta fondamentalmente di una serie tv ambientata nel mondo di uno dei franchise di fantascienza più amati di sempre, Alien. L'ultima volta, Hawley l'aveva descritta come un mix tra "l'horror indimenticabile del primo film e l'azione del secondo", senza aggiungere altro se non che sarà ambientata sulla Terra. Adesso che ha completato la stesura delle prime due sceneggiature, emerge finalmente qualche dettaglio in più.
Nel corso di una chiacchierata con Vanity Fair, Hawley è andato dritto al nocciolo della questione chiarendo che la serie tv non si concentra sulla storia di Ellen Ripley come molti hanno sospettato. Il personaggio reso iconico da Sigourney Weaver è perfetto così com'è, sebbene questo non significhi che non eserciterà la propria influenza. "Le storie di alieni sono sempre intrappolate... Intrappolate in una prigione, intrappolate in un'astronave. Ho pensato che sarebbe stato interessante aprirle un po' in modo che la posta in gioco del 'Cosa succede se non riesci a contenerli?' fosse più immediata", ha esordito lo sceneggiatore.
Poi una fondamentale precisazione: "Non è la storia di Ripley. È uno dei migliori personaggi di tutti i tempi, penso che la sua storia sia stata raccontata in modo piuttosto perfetto e non voglio fare danni" ha detto, prima di aggiungere che il personaggio ha comunque influenzato la sua visione, che secondo lui è in un certo qual modo una storia sulla disuguaglianza. "C'è quella fantastica linea di dialogo di Sigourney Weaver a Paul Reiser in cui dice: 'Non so proprio quale specie sia peggiore. Loro non li vedi fregarsi l'uno con l'altro per una sporca percentuale!'". La serie affronta la guerra di classe e "cosa succede quando la disuguaglianza con cui stiamo lottando oggi non viene risolta. Se, come società, non riusciamo a capire come sostenerci a vicenda e condividere la ricchezza, cosa ci succederà?".
Hawley ha aggiunto che concentrarsi sull'elemento umano del franchise scaturisce dal desiderio di esplorare le tematiche più ampie dei film. "Sono dei fantastici film di mostri, ma non sono solo film di mostri", ha spiegato. "Hanno a che fare con l'umanità intrappolata tra il nostro passato primordiale e parassita e il nostro futuro fatto di intelligenza artificiale - ed entrambi stanno cercando di ucciderci. Qui abbiamo degli esseri umani, e non possono né andare avanti né tornare indietro. Quindi lo trovo davvero interessante".
Negli ultimi anni, Noah Hawley ha raccolto consensi in giro per il piccolo schermo con Fargo e Legion. Ora lo sta impegnando un nuovo progetto, sempre per la rete via cavo FX, il quale sta facendo parlare molto di sé perché si tratta fondamentalmente di una serie tv ambientata nel mondo di uno dei franchise di fantascienza più amati di sempre, Alien. L'ultima volta, Hawley l'aveva descritta come un mix tra "l'horror indimenticabile del primo film e l'azione del secondo", senza aggiungere altro se non che sarà ambientata sulla Terra. Adesso che ha completato la stesura delle prime due sceneggiature, emerge finalmente qualche dettaglio in più.
Nel corso di una chiacchierata con Vanity Fair, Hawley è andato dritto al nocciolo della questione chiarendo che la serie tv non si concentra sulla storia di Ellen Ripley come molti hanno sospettato. Il personaggio reso iconico da Sigourney Weaver è perfetto così com'è, sebbene questo non significhi che non eserciterà la propria influenza. "Le storie di alieni sono sempre intrappolate... Intrappolate in una prigione, intrappolate in un'astronave. Ho pensato che sarebbe stato interessante aprirle un po' in modo che la posta in gioco del 'Cosa succede se non riesci a contenerli?' fosse più immediata", ha esordito lo sceneggiatore.
Poi una fondamentale precisazione: "Non è la storia di Ripley. È uno dei migliori personaggi di tutti i tempi, penso che la sua storia sia stata raccontata in modo piuttosto perfetto e non voglio fare danni" ha detto, prima di aggiungere che il personaggio ha comunque influenzato la sua visione, che secondo lui è in un certo qual modo una storia sulla disuguaglianza. "C'è quella fantastica linea di dialogo di Sigourney Weaver a Paul Reiser in cui dice: 'Non so proprio quale specie sia peggiore. Loro non li vedi fregarsi l'uno con l'altro per una sporca percentuale!'". La serie affronta la guerra di classe e "cosa succede quando la disuguaglianza con cui stiamo lottando oggi non viene risolta. Se, come società, non riusciamo a capire come sostenerci a vicenda e condividere la ricchezza, cosa ci succederà?".
Hawley ha aggiunto che concentrarsi sull'elemento umano del franchise scaturisce dal desiderio di esplorare le tematiche più ampie dei film. "Sono dei fantastici film di mostri, ma non sono solo film di mostri", ha spiegato. "Hanno a che fare con l'umanità intrappolata tra il nostro passato primordiale e parassita e il nostro futuro fatto di intelligenza artificiale - ed entrambi stanno cercando di ucciderci. Qui abbiamo degli esseri umani, e non possono né andare avanti né tornare indietro. Quindi lo trovo davvero interessante".
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
Terminata la serie tv della Netflix "Locke & Key" (uscita l'anno scorso), basata sull'omonima serie di comic book. Non male nel complesso. In particolare ho apprezzato il cliffhanger che chiude la prima stagione, il miglior sussulto della serie. Consigliata.
Voto: 7,5
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Magico Vento- MASTER IN ZAGOR
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Re: Serie TV
L'ideatore di Mr. Robot Sam Esmail lavora al drama distopico American Throne (comingsoon.it)
Sam Esmail è già proiettato verso una nuova serie tv che andrebbe a rendere ancora più solido il suo già vantaggioso accordo con Universal Content Productions. L'ideatore di Mr. Robot sta lavorando ad American Throne, un drama distopico basato sulla premessa di una monarchia americana. Insieme a lui sta sviluppando la serie il regista di The Cloverfield Paradox Julius Onah.
Secondo una prima sommaria descrizione diffusa, American Throne è ambientata "in un'America contemporanea profondamente reimmaginata, dove la forma di Stato è mutata in monarchia. Al centro della storia c'è una famiglia reale bianca alle prese con una lotta per la successione al trono quando viene rivelato che il re, defunto, ha nascosto uno sconvolgente segreto: un figlio nero che è il vero erede al trono". Julius Onah e Peter Glanz (Till Next Time, The Longest Week) scriveranno insieme la sceneggiatura, con Esmail e il suo partner di Esmail Corp. Chad Hamilton a bordo come produttore esecutivo. Sarah Matte di Esmail Corp. sarà co-produttrice esecutiva.
American Throne è solo l'ultimo di una lunga serie di progetti che Sam Esmail ha messo a punto in seno all'accordo che lo lega a UCP, divisione di NBCUniversal: tra questi ci sono Homecoming di Prime Video. Briarpatch di USA Network e la più recente Gaslit in arrivo su Starz. Per Peacock, invece, lo sceneggiatore ha curato la miniserie Angelyne e The Resort, recentemente ordinata, oltre a lavorare al reboot di Battlestar Galactica.
Sam Esmail è già proiettato verso una nuova serie tv che andrebbe a rendere ancora più solido il suo già vantaggioso accordo con Universal Content Productions. L'ideatore di Mr. Robot sta lavorando ad American Throne, un drama distopico basato sulla premessa di una monarchia americana. Insieme a lui sta sviluppando la serie il regista di The Cloverfield Paradox Julius Onah.
Secondo una prima sommaria descrizione diffusa, American Throne è ambientata "in un'America contemporanea profondamente reimmaginata, dove la forma di Stato è mutata in monarchia. Al centro della storia c'è una famiglia reale bianca alle prese con una lotta per la successione al trono quando viene rivelato che il re, defunto, ha nascosto uno sconvolgente segreto: un figlio nero che è il vero erede al trono". Julius Onah e Peter Glanz (Till Next Time, The Longest Week) scriveranno insieme la sceneggiatura, con Esmail e il suo partner di Esmail Corp. Chad Hamilton a bordo come produttore esecutivo. Sarah Matte di Esmail Corp. sarà co-produttrice esecutiva.
American Throne è solo l'ultimo di una lunga serie di progetti che Sam Esmail ha messo a punto in seno all'accordo che lo lega a UCP, divisione di NBCUniversal: tra questi ci sono Homecoming di Prime Video. Briarpatch di USA Network e la più recente Gaslit in arrivo su Starz. Per Peacock, invece, lo sceneggiatore ha curato la miniserie Angelyne e The Resort, recentemente ordinata, oltre a lavorare al reboot di Battlestar Galactica.
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
La ruota del tempo: Prime Video ci aggiorna sull'uscita dell'epica serie fantasy (comingsoon.it)
Buone notizie da Prime Video. Con un brevissimo teaser, il servizio di video in streaming di Amazon ha fatto sapere che La ruota del tempo, l'adattamento tv dell'acclamata saga fantasy The Wheel of Time di Robert Jordan, debutterà entro la fine dell'anno. Non conosciamo ancora una data precisa ma sappiamo almeno che non dovremo aspettare troppo per vedere questa nuova serie, da molti già paragonata a Il Trono di Spade per popolarità e struttura
.
Adattata per la televisione dal produttore esecutivo e showrunner Rafe Judkins (Agents of S.H.I.E.L.D., Hemlock Grove),The Wheel of Time è ambientata in un mondo epico e tentacolare in cui la magia esiste e solo alcune donne possono utilizzarla. La serie segue Moiraine (Rosamund Pike, L'amore bugiardo), componente di una organizzazione tutta al femminile incredibilmente potente chiamata Aes Sedai, al suo arrivo nella piccola città di Two Rivers. Lì inizia il suo pericoloso viaggio intorno al mondo insieme a cinque giovani uomini e donne, uno dei quali si profetizza sia il Drago Rinato, destinato a salvare o a distruggere l’umanità.
Oltre a Rosamund Pike - che è anche produttrice - il corposo cast include anche Daniel Henney (Criminal Minds), Sophie Okonedo (Ratched), Kae Alexander (Il Trono di Spade), Kate Fleetwood, Madeleine Madden (Picnic at Hanging Rock), Barney Harris (Clique), Zoë Robins (Shannara), Josha Stradowski e molti altri.
Con oltre 90 milioni di libri venduti, The Wheel of Time è una delle saghe fantasy più popolari e durature di tutti i tempi. Che Prime Video voglia puntare in particolar modo su questa serie si capisce dal fatto che abbia deciso di rinnovarla per una seconda stagione ancora prima del debutto del primo ciclo. La produzione della prima stagione, di sei episodi, si è conclusa in Repubblica Ceca all'inizio di questa primavera, sicuramente in ritardo a causa della pandemia. Sapere però di poter già contare su una continuazione della storia è sicuramente un segnale positivo, anche per i tanti fan dei libri.
Buone notizie da Prime Video. Con un brevissimo teaser, il servizio di video in streaming di Amazon ha fatto sapere che La ruota del tempo, l'adattamento tv dell'acclamata saga fantasy The Wheel of Time di Robert Jordan, debutterà entro la fine dell'anno. Non conosciamo ancora una data precisa ma sappiamo almeno che non dovremo aspettare troppo per vedere questa nuova serie, da molti già paragonata a Il Trono di Spade per popolarità e struttura
.
Adattata per la televisione dal produttore esecutivo e showrunner Rafe Judkins (Agents of S.H.I.E.L.D., Hemlock Grove),The Wheel of Time è ambientata in un mondo epico e tentacolare in cui la magia esiste e solo alcune donne possono utilizzarla. La serie segue Moiraine (Rosamund Pike, L'amore bugiardo), componente di una organizzazione tutta al femminile incredibilmente potente chiamata Aes Sedai, al suo arrivo nella piccola città di Two Rivers. Lì inizia il suo pericoloso viaggio intorno al mondo insieme a cinque giovani uomini e donne, uno dei quali si profetizza sia il Drago Rinato, destinato a salvare o a distruggere l’umanità.
Oltre a Rosamund Pike - che è anche produttrice - il corposo cast include anche Daniel Henney (Criminal Minds), Sophie Okonedo (Ratched), Kae Alexander (Il Trono di Spade), Kate Fleetwood, Madeleine Madden (Picnic at Hanging Rock), Barney Harris (Clique), Zoë Robins (Shannara), Josha Stradowski e molti altri.
Con oltre 90 milioni di libri venduti, The Wheel of Time è una delle saghe fantasy più popolari e durature di tutti i tempi. Che Prime Video voglia puntare in particolar modo su questa serie si capisce dal fatto che abbia deciso di rinnovarla per una seconda stagione ancora prima del debutto del primo ciclo. La produzione della prima stagione, di sei episodi, si è conclusa in Repubblica Ceca all'inizio di questa primavera, sicuramente in ritardo a causa della pandemia. Sapere però di poter già contare su una continuazione della storia è sicuramente un segnale positivo, anche per i tanti fan dei libri.
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
The Boys 3, l'interprete di Patriota Antony Starr: "La terza stagione farà impazzire i fan" (comingsoon.it)
Le aspettative per la prossima stagione di The Boys, la terza, sono già altissime viste le diverse e interessanti anticipazioni date dai protagonisti e dallo showrunner Eric Kripke negli ultimi mesi. Si è unito al coro, ultimamente, anche Antony Starr che nella serie di Prime Video interpreta il folle e controverso Patriota. L'attore, mentre i nuovi episodi sono ancora in produzione a Toronto, ha promesso che la lunga attesa (non sappiamo quando usciranno in streaming ma si spera entro la fine dell'anno) sarà ripagata da una terza stagione memorabile.
"Oh mio Dio, la stagione 3 è senza dubbio una delle stagioni più divertenti in cui ho avuto la fortuna di essere coinvolto", ha dichiarato Starr a TVLine. "Mi sono divertito moltissimo durante la stagione 2 e ho pensato che avevamo fatto qualcosa di veramente interessante, visto che avevamo portato la serie a un livello successivo rispetto alla prima stagione. E davvero, nella terza continueremo a farlo", ha aggiunto. L'interprete di Patriota ha spiegato che quella che sta girando adesso è di gran lunga la sua stagione preferita, "per molte ragioni di cui non posso parlarvi".
A sorprendere l'attore ci hanno pensato gli sceneggiatori, sempre pronti a sfornare nuovo succoso e sorprendente materiale. "È una bella sensazione poter rimanere sorpreso ed emozionarmi ancora ogni volta leggendo nuove pagine. Tutto quello che posso dire è che credo davvero che i fan impazziranno per la terza stagione", ha detto senza mezzi termini Starr paragonando le prime due stagioni di The Boys a una birra e la terza a un Long Island Iced Tea. Nei nuovi episodi, lo ricordiamo, conosceremo il supereroe originale Soldier Boy interpretato da Jensen Ackles e vedremo Herogasm, uno dei momenti più scandalosi del fumetto. "Ne varrà la pena, ve lo prometto. Fidatevi di questo idiota, ragazzi", ha concluso Starr.
Le aspettative per la prossima stagione di The Boys, la terza, sono già altissime viste le diverse e interessanti anticipazioni date dai protagonisti e dallo showrunner Eric Kripke negli ultimi mesi. Si è unito al coro, ultimamente, anche Antony Starr che nella serie di Prime Video interpreta il folle e controverso Patriota. L'attore, mentre i nuovi episodi sono ancora in produzione a Toronto, ha promesso che la lunga attesa (non sappiamo quando usciranno in streaming ma si spera entro la fine dell'anno) sarà ripagata da una terza stagione memorabile.
"Oh mio Dio, la stagione 3 è senza dubbio una delle stagioni più divertenti in cui ho avuto la fortuna di essere coinvolto", ha dichiarato Starr a TVLine. "Mi sono divertito moltissimo durante la stagione 2 e ho pensato che avevamo fatto qualcosa di veramente interessante, visto che avevamo portato la serie a un livello successivo rispetto alla prima stagione. E davvero, nella terza continueremo a farlo", ha aggiunto. L'interprete di Patriota ha spiegato che quella che sta girando adesso è di gran lunga la sua stagione preferita, "per molte ragioni di cui non posso parlarvi".
A sorprendere l'attore ci hanno pensato gli sceneggiatori, sempre pronti a sfornare nuovo succoso e sorprendente materiale. "È una bella sensazione poter rimanere sorpreso ed emozionarmi ancora ogni volta leggendo nuove pagine. Tutto quello che posso dire è che credo davvero che i fan impazziranno per la terza stagione", ha detto senza mezzi termini Starr paragonando le prime due stagioni di The Boys a una birra e la terza a un Long Island Iced Tea. Nei nuovi episodi, lo ricordiamo, conosceremo il supereroe originale Soldier Boy interpretato da Jensen Ackles e vedremo Herogasm, uno dei momenti più scandalosi del fumetto. "Ne varrà la pena, ve lo prometto. Fidatevi di questo idiota, ragazzi", ha concluso Starr.
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Re: Serie TV
In realtà questo topic sarebbe principalmente per commentare le serie tv che guardiamolukas luke ha scritto:Commentiamo qui le serie tv che seguiamo sul piccolo schermo
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Re: Serie TV
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SENZA ORSATO CHE JUVE SAREBBE?
E ti sta parlando un Bonelli-dipendente...
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Re: Serie TV
claudio57 ha scritto:"Le storie di alieni sono sempre intrappolate... Intrappolate in una prigione, intrappolate in un'astronave. Ho pensato che sarebbe stato interessante aprirle un po' in modo che la posta in gioco del 'Cosa succede se non riesci a contenerli?' fosse più immediata", ha esordito lo sceneggiatore.[/size]
interessante considerazione
conosceremo il supereroe originale Soldier Boy interpretato da Jensen Ackles
attore perfetto per interpretare un personaggio del genere...
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segui i miei racconti a fumetti, sul mio blog!!!
https://gavialbabi.blogspot.com/
Re: Serie TV
Terminata la docuserie di Netflix sui retroscena della Movistar, "Dietro la prossima curva". Serie molto interessante per un appassionato di ciclismo. Bello scoprire i retroscena e i "dietro le quinte" della stagione del team. Ottima, consigliata.
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Re: Serie TV
L'ho mollata subito. Per me du balle
Scherzi a parte, l'ho trovata noiosa da subito
Scherzi a parte, l'ho trovata noiosa da subito
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SENZA ORSATO CHE JUVE SAREBBE?
E ti sta parlando un Bonelli-dipendente...
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Re: Serie TV
Oggi su Rai4 arriva alle 21.20 Stargirl serie in prima tv assoluta di Geoff Johns con i primi 3 episodi della serie
al termine, per la prima volta in chiaro, i primi due episodi di 13 della terza ed ultima serie di Jessica Jones di Netflix ispirata all'omonimo personaggio Marvel
al termine, per la prima volta in chiaro, i primi due episodi di 13 della terza ed ultima serie di Jessica Jones di Netflix ispirata all'omonimo personaggio Marvel
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
doctorZeta ha scritto:L'ho mollata subito. Per me du balle
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Re: Serie TV
Che fantastica storia è quella delle serie tv - Wired
Fra un binge watching e l’altro, vi siete mai domandati quante serie vengano prodotte nel mondo? Per una prima risposta non è necessario essere in possesso di dati precisi, basta dare un occhio alle homepage dei principali servizi di streaming: una miriade soverchiante di titoli da ogni paese del globo. Poi, una ricerca d’inizio 2020, riportata dal New York Times, ha contato solo negli Stati Uniti oltre 500 produzioni scripted all’anno, dato che va moltiplicato parecchie volte così da includere altri mercati attivi, da quello ispanoamericano a quello britannico, da quello nordeuropeo a – nel suo piccolo – quello italiano. Insomma, siamo immersi nelle serie e questo potrebbe dar sempre più adito alla cosiddetta paralisi della scelta: maggiori opzioni a disposizione e meno riusciamo a scegliere.
Nel frattempo ci sono diversi libri che cercano di sistematizzare questo mondo delle serie sempre più variegato. Anche in Italia ne sono usciti numerosi che sperimentano altrettanti format: si va da elenchi generalisti come Serial Moments di Marco Villa e Diego Castelli o Il dizionario delle serie tv cult di Matteo Marino e Claudio Gotti a studi più specialistici sui singoli generi come La sitcom di Luca Barra. Persino il Morandini, mitico dizionario del cinema, ha iniziato da qualche anno a inserire i titoli seriali. Da ultimo, in queste settimane è uscito Storia delle serie tv, due volumi pubblicati da Dino Audino e curati da Armando Fumagalli, Cassandra Albani e Paolo Braga.
L’intento è quello di “mettere ordine, ricostruire la storia, le ascendenze, i legami, le innovazioni, la creatività, l’audacia di un mondo narrativo, professionale e industriale”. Insomma, non un mero elenco di titoli, bensì un tentativo di tracciare parametri e confini di quella che non è solo una rivoluzione dei consumi culturali, ma anche un momento di grande rinnovamento dei processi di produzione e distribuzione dell’intrattenimento (d’altronde, come si legge nell’introduzione, “il cinema e la televisione sono infatti sempre arte e industria, contemporaneamente”). A compilare i capitoli sono studiosi e accademici che si occupano di televisione e di media, professionisti del settore, autori, sceneggiatori e produttori con un’esperienza di prima mano nel mercato.
I due volumi (il primo dagli anni ’50 all’alba dei Duemila, il secondo fino ai giorni nostri) seguono sia linee cronologiche, per esempio partendo dai classici esempi della serialità antologica americana con titoli come Alfred Hitchcock presenta Ai confini della realtà fino alle più recenti novità italiane Skam o Doc; sia linee tematiche di genere, dalle miniserie del cosiddetto prestige cable al teen drama passando per le sitcom e le serie kids. Si tratta di un tentativo di ordinamento che è al contempo denso e agile, strutturato su percorsi che possono essere affrontati singolarmente ma che, attraverso continui rimandi, costruiscono un tessuto molto più ampio, che ci permette di tracciare cambiamenti e rivoluzioni che stanno gradualmente modificando il panorama.
Ogni capitolo di approfondimento accademico è seguito da una scheda di analisi più puntuale di una serie specifica (da I Simpson a Lost, da Gomorra a The Mandalorian), tra curiosità e aneddoti. Per esempio, è interessante scoprire che un giallo classico come Colombo, di cui di solito si sottolineano le innovazioni narrative quali il detective trasandato e insospettabilmente acuto o l’inversione della trama con lo svelamento dell’assassino, è particolare soprattutto in quanto metafora delle contraddizioni del sogno americano, con personaggi che si macchiano di delitti perché incapaci di mantenere uno status che non merito. Oppure è suggestivo pensare che le due serie apparentemente diverse fra loro E.R. – Medici in prima linea e The West Wing condividono una specie di Dna comune, raccontando il sacrificio in nome di un ideale (etico o politico che sia). Passando in rassegna i vari titoli selezionati dagli autori si comprendono persino i limiti di un luogo comune come la morte della tv generalista.
È forse, però, nella disamina delle produzioni italiane che Storia delle serie tv si distingue. Partendo dal presupposto di “non disprezzare le opere generaliste”, e quindi superando lo snobismo di certe pubblicazioni che guardano al mondo americano come unico e inarrivabile, sono molte le analisi che riguardano le serie nostrane in genere bistrattate: dalla fiction Distretto di polizia (esempio di “intreccio fra scelte editoriali, motivazioni produttive ed elementi di scenario commerciale che farà scuola nel futuro della serialità italiana”) a Don Matteo (“uno dei casi più eclatanti per l’affezione degli spettatori e per gli ascolti”), senza dimenticare Gomorra. Ma è forse nelle pagine dedicate a Un posto al sole che si trovano le chiavi per comprendere un successo mai troppo analizzato: un mix fra l’importazione di un formato produttivo molto rigido ed efficiente di stampo internazionale (quello dell’australiana Neighbours) e “le logiche di localizzazione” che sfruttano le tipicità napoletane per così dire neorealistiche.
Siamo soliti dire che una serie ci piace o meno per via della trama, dei personaggi, degli attori, del ritmo che sostiene. Eppure, capiamo leggendo Storia delle serie tv, che il nostro giudizio è frutto invece di un preciso processo culturale e industriale. Comprendere il modo in cui vi siamo immersi è forse un’ulteriore arma per orientarci in un oceano di titoli che ci può portare all’apnea. Operare scelte consapevoli, in un mercato così strabordante di proposte e stimoli è quasi un dovere da parte di noi consumatori che vogliamo essere padroni delle nostre scelte. Inoltre, approfondire come cambia la narrazione seriale significa cogliere il mondo che ci circonda e, in definitiva, come (ci) raccontiamo.
Dagli anni ’50 a oggi, in due volumi che non fanno una semplice operazione di catalogazione, bensì di ricostruzione. Il lavoro di Armando Fumagalli, Cassandra Albani e Paolo Braga è fondamentale per diventare binge watcher consapevoli
Fra un binge watching e l’altro, vi siete mai domandati quante serie vengano prodotte nel mondo? Per una prima risposta non è necessario essere in possesso di dati precisi, basta dare un occhio alle homepage dei principali servizi di streaming: una miriade soverchiante di titoli da ogni paese del globo. Poi, una ricerca d’inizio 2020, riportata dal New York Times, ha contato solo negli Stati Uniti oltre 500 produzioni scripted all’anno, dato che va moltiplicato parecchie volte così da includere altri mercati attivi, da quello ispanoamericano a quello britannico, da quello nordeuropeo a – nel suo piccolo – quello italiano. Insomma, siamo immersi nelle serie e questo potrebbe dar sempre più adito alla cosiddetta paralisi della scelta: maggiori opzioni a disposizione e meno riusciamo a scegliere.
Nel frattempo ci sono diversi libri che cercano di sistematizzare questo mondo delle serie sempre più variegato. Anche in Italia ne sono usciti numerosi che sperimentano altrettanti format: si va da elenchi generalisti come Serial Moments di Marco Villa e Diego Castelli o Il dizionario delle serie tv cult di Matteo Marino e Claudio Gotti a studi più specialistici sui singoli generi come La sitcom di Luca Barra. Persino il Morandini, mitico dizionario del cinema, ha iniziato da qualche anno a inserire i titoli seriali. Da ultimo, in queste settimane è uscito Storia delle serie tv, due volumi pubblicati da Dino Audino e curati da Armando Fumagalli, Cassandra Albani e Paolo Braga.
L’intento è quello di “mettere ordine, ricostruire la storia, le ascendenze, i legami, le innovazioni, la creatività, l’audacia di un mondo narrativo, professionale e industriale”. Insomma, non un mero elenco di titoli, bensì un tentativo di tracciare parametri e confini di quella che non è solo una rivoluzione dei consumi culturali, ma anche un momento di grande rinnovamento dei processi di produzione e distribuzione dell’intrattenimento (d’altronde, come si legge nell’introduzione, “il cinema e la televisione sono infatti sempre arte e industria, contemporaneamente”). A compilare i capitoli sono studiosi e accademici che si occupano di televisione e di media, professionisti del settore, autori, sceneggiatori e produttori con un’esperienza di prima mano nel mercato.
I due volumi (il primo dagli anni ’50 all’alba dei Duemila, il secondo fino ai giorni nostri) seguono sia linee cronologiche, per esempio partendo dai classici esempi della serialità antologica americana con titoli come Alfred Hitchcock presenta Ai confini della realtà fino alle più recenti novità italiane Skam o Doc; sia linee tematiche di genere, dalle miniserie del cosiddetto prestige cable al teen drama passando per le sitcom e le serie kids. Si tratta di un tentativo di ordinamento che è al contempo denso e agile, strutturato su percorsi che possono essere affrontati singolarmente ma che, attraverso continui rimandi, costruiscono un tessuto molto più ampio, che ci permette di tracciare cambiamenti e rivoluzioni che stanno gradualmente modificando il panorama.
Ogni capitolo di approfondimento accademico è seguito da una scheda di analisi più puntuale di una serie specifica (da I Simpson a Lost, da Gomorra a The Mandalorian), tra curiosità e aneddoti. Per esempio, è interessante scoprire che un giallo classico come Colombo, di cui di solito si sottolineano le innovazioni narrative quali il detective trasandato e insospettabilmente acuto o l’inversione della trama con lo svelamento dell’assassino, è particolare soprattutto in quanto metafora delle contraddizioni del sogno americano, con personaggi che si macchiano di delitti perché incapaci di mantenere uno status che non merito. Oppure è suggestivo pensare che le due serie apparentemente diverse fra loro E.R. – Medici in prima linea e The West Wing condividono una specie di Dna comune, raccontando il sacrificio in nome di un ideale (etico o politico che sia). Passando in rassegna i vari titoli selezionati dagli autori si comprendono persino i limiti di un luogo comune come la morte della tv generalista.
È forse, però, nella disamina delle produzioni italiane che Storia delle serie tv si distingue. Partendo dal presupposto di “non disprezzare le opere generaliste”, e quindi superando lo snobismo di certe pubblicazioni che guardano al mondo americano come unico e inarrivabile, sono molte le analisi che riguardano le serie nostrane in genere bistrattate: dalla fiction Distretto di polizia (esempio di “intreccio fra scelte editoriali, motivazioni produttive ed elementi di scenario commerciale che farà scuola nel futuro della serialità italiana”) a Don Matteo (“uno dei casi più eclatanti per l’affezione degli spettatori e per gli ascolti”), senza dimenticare Gomorra. Ma è forse nelle pagine dedicate a Un posto al sole che si trovano le chiavi per comprendere un successo mai troppo analizzato: un mix fra l’importazione di un formato produttivo molto rigido ed efficiente di stampo internazionale (quello dell’australiana Neighbours) e “le logiche di localizzazione” che sfruttano le tipicità napoletane per così dire neorealistiche.
Siamo soliti dire che una serie ci piace o meno per via della trama, dei personaggi, degli attori, del ritmo che sostiene. Eppure, capiamo leggendo Storia delle serie tv, che il nostro giudizio è frutto invece di un preciso processo culturale e industriale. Comprendere il modo in cui vi siamo immersi è forse un’ulteriore arma per orientarci in un oceano di titoli che ci può portare all’apnea. Operare scelte consapevoli, in un mercato così strabordante di proposte e stimoli è quasi un dovere da parte di noi consumatori che vogliamo essere padroni delle nostre scelte. Inoltre, approfondire come cambia la narrazione seriale significa cogliere il mondo che ci circonda e, in definitiva, come (ci) raccontiamo.
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
Da pochi minuti è terminata su Rai due la venticinquesima ed ultima serie di "squadra speciale cobra 11" con un finale che lascia l'amaro in bocca.
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
Sto seguendo la stagione conclusiva di Supernatural, tutti i pomeriggi su rai 4
In realtà avevo già visto queste puntate in streaming con i sottotitoli, perché temevo di dover aspettare fino a dicembre per vederle in TV, invece la RAI quest'anno ha deciso di anticipare...
Tanto meglio, in streaming finisco sempre per velocizzare, così salto parti e perdo pezzi, questo rewind dopo pochi mesi mi fa piacere...
altro che visione "usa & getta" come si usa oggi!
In realtà avevo già visto queste puntate in streaming con i sottotitoli, perché temevo di dover aspettare fino a dicembre per vederle in TV, invece la RAI quest'anno ha deciso di anticipare...
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Re: Serie TV
Rai 4 è ricca di serie televisive ed alcune anche in Prima Visione Assoluta come le ultime 2 stagioni ( 4 e 5 la conclusiva) del remake di McGyver trasmesse di seguito al giovedi sera al ritmo di 3 episodi.
sulla piattaforma Sky hanno trasmesso solo le prime 3
Non certo all'altezza della serie originale ma comunque gradevole
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Non certo all'altezza della serie originale ma comunque gradevole
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
ho appena visto gli ultimi 3 episodi della decima e ultima serie di Hawaii five-o trasmessi ieri sera da Rai due.
peccato, dopo 10 stagioni e 240 episodi, anche questo remake di una serie del passato è terminato
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claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
Ho iniziato il remake di Walker, ogni domenica su Italia 1
In realtà non sono mai stato un fan della serie classica con il "dio" Chuck Norris, l'ho sempre vista di sfuggita... però qui nel remake c'è lo stesso attore che faceva Sam in Supernatural, per cui mi fa piacere rivedere un volto familiare
PS... Supernatural intanto si è conclusa...
In realtà non sono mai stato un fan della serie classica con il "dio" Chuck Norris, l'ho sempre vista di sfuggita... però qui nel remake c'è lo stesso attore che faceva Sam in Supernatural, per cui mi fa piacere rivedere un volto familiare
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Re: Serie TV
grazie dell'informazione, lo recupererò su nediaset play
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
Su Raiplay si possono vedere in anteprima il primo episodio delle nuove serie di
i bastardi di Pizzofalcone 3
il commissario Coliandro
i bastardi di Pizzofalcone 3
il commissario Coliandro
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
Coliandro.... L'altro giorno era segnato in prima serata su Rai 2, ma in realtà non c'era, hanno fatto un altro film che già conoscevo....
PS... Vedo che l'hanno promosso nel frattempo... me lo ricordavo ispettore
PS... Vedo che l'hanno promosso nel frattempo... me lo ricordavo ispettore
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Re: Serie TV
stasera dovrebbe essere la volta buona
non so se aspetto, va a finire che lo guardo su Raiplay come ho fatto per i bastardi di Pizzofalcone e senza alcuna interruzione pubblicitaria
mi sa che anche questa volta avrò terminato la visione prima che inizi la trasmissione su Raidue
non so se aspetto, va a finire che lo guardo su Raiplay come ho fatto per i bastardi di Pizzofalcone e senza alcuna interruzione pubblicitaria
mi sa che anche questa volta avrò terminato la visione prima che inizi la trasmissione su Raidue
claudio57- Moderatore
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Re: Serie TV
potenza di Rai play
Va bene, allora stasera vedo se posso riprovarci, anche dalla TV, la serie non mi entusiasma più come un tempo, la prendo come viene.... saprò il finale dopo di te
Va bene, allora stasera vedo se posso riprovarci, anche dalla TV, la serie non mi entusiasma più come un tempo, la prendo come viene.... saprò il finale dopo di te
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