Racconti, ambnientazioni, atmosfere ed emozioni

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Messaggio Da Ospite Dom 02 Ago 2020, 05:02

Vorrei introdurre un tema piuttosto strano, forse mai trattato nei forum fumettistici, in particolare in questo di Zagor. Premetto che non so se questa sia la sezione corretta per questo post.

In ogni caso, il tema è: “Esiste una relazione emotiva tra le ambientazioni delle storie zagoriane e la percezione dell’ambiente del lettore?”.
Ovviamente, mi riferisco alle letture giovanili quando, in virtù della giovane età, le attitudini cognitive e critiche sono meno sviluppate e l’emozione gioca un ruolo decisamente primario.

Faccio un esempio: anno 1978, siamo a gennaio, credo, ed esce la ristampa di “Libertà o morte”, che inaugura la “Stagione Tropicale” di Zagor, una sottostagiune temporale della “Golden Age”.
A febbraio esce “Vudu” e si inaugura la primavera con un’avventura in un paese caldo, tropicale

Poiché ero già a conoscena della suddettastoria ambientata ad Haiti, ebbi modo di assaporare la fine dell’inverno, le prime giornate di tepore, i giorni che progressivamente si allungavano, la brezza dolce del phon che spirava, di notte, dal mare trasportando ed infondendo una gioia inesplicabile.
Tutte questo turbinìo emozioni – ricordo – le legai all’avventura ad Haiti che si stava dipanando mese dopo mese,.

Passarono i mesi ancora... e gli albi: “La notte dei maghi”, “Zombi”, “Hammad l’egiziano”.. “Oceano”.
Ecco, l’avventura a cui sono più legato uscì nel pieno nell’estate e mi accompagnò per tutta la stagione. Il legare le calde, afose, luminose ed infinite giornate di giugno e luglio con le altrettanto calde ambientazioni caraibiche fu tutt’uno.
Alla sera il sole calava infuocando l’orizzonte e nei piccoli cortili e nei giardini, nascosti tra i palazzi, saliva il verso stridulo degli uccelli (forse rondini o corvi) mentre torme di bambini, tra cui io, giocavano sulle stradine ancora calde del sole pomeridiano.
Ed io, a tarda sera, leggendo “Oceano”, udivo, allo stesso modo, il verso stridulo dei gabbiani che accompagnavano la lenta partenza della Golden Baby e che rompevano il silenzio innaturale a bordo, durante l’esperimento medianico di Ramath.
E l’asfalto ancora caldo delle stradine di periferia ed i muri altrettanto caldi delle case mi richiamavano il caldo dei vicoli del porto di Haiti, dopo l’imbrunire, quando dalle bettole del porto filtra la luce delle prime lanterne
La mattina – le scuole erano finite ed ero in vacanza – mi svegliavo con la luce abbicinante del sole che irrompeva dalle finestre. Dopo colazione subito nei cortili e nelle strade inondate dal sole come inondate dal sole erano le strade di Port Au Prince e le giornate trascorse da Zagor sulla Golden Baby, alla ricerca del tesoro.
E quando, la sera, si andava nei giardini pubblici della stazione, con i suoi piccoli sentieri nel verde ombroso e con la vasca dei pesci rossi, ecco che l’emozione andava all’isola di Capitan Serpente, con la sua folta e rigogliosa vegetazione le cui propaggini raggiungevano la spiaggia.
Ecco, al termine di questa lunga e forse noiosa descrizione, mi piacerebbe sapere se anche altri lettori hanno provato le stesse emzioni leggendo, da bambini, le avventure di Zagor e calandole nel loro ambiente.

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Messaggio Da Ospite Dom 02 Ago 2020, 12:40

Ho un ricordo legato alla storia "La palude dei forzati", che lessi di seguito in una pineta a Milano Marittima mentre ero in vacanza. L'ambientazione delle foreste pluviali e degli acquitrini si sposavano bene col verde della pineta quasi selvaggio e con lo sfondo del mare.

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Messaggio Da Ospite Dom 02 Ago 2020, 13:54

Io ricordo l'albo La casa del terrore e gli sciacalli della foresta letti in un inverno rigido di fronte al camino con le luci soffuse. Considerando che almeno l'atmosfera era horror per la leggenda che aleggiava sulla casa fu una sensazione molto bella.

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Messaggio Da Preacher Dom 02 Ago 2020, 14:41

Il terrore dal mare.
Mi ricordo che aspettavo da solo alla stazione di Isernia il treno, una sala d'aspetto e una stazione vuota, deserta, desolante e questa storia con questi mostracci carica di inquietudine che aumentava ancora di più il senso d'angoscia di quel posto.

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Messaggio Da gigi brivio Lun 03 Ago 2020, 15:23

Il tessitore ha scritto:Io ricordo l'albo La casa del terrore e gli sciacalli della foresta letti in un inverno rigido di fronte al camino con le luci soffuse. Considerando che almeno l'atmosfera era horror per la leggenda che aleggiava sulla casa fu una sensazione molto bella.

In che anno?
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Messaggio Da Ospite Lun 03 Ago 2020, 22:11

Lessi Neve rossa, quella disegnata da Sedioli durante una nevicata, una storia con l'ambientazione innevata che ci stava benissimo con l'atmosfera dei fiocchi di neve che si vedevano dalle finestre.

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Messaggio Da Ospite Lun 03 Ago 2020, 22:58

Mi ricordo I falchi delle nevi durante un inverno molto pesante la lessi. Fece un certo effetto...

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Messaggio Da Ospite Lun 03 Ago 2020, 23:03

gigi brivio ha scritto:
Il tessitore ha scritto:Io ricordo l'albo La casa del terrore e gli sciacalli della foresta letti in un inverno rigido di fronte al camino con le luci soffuse. Considerando che almeno l'atmosfera era horror per la leggenda che aleggiava sulla casa fu una sensazione molto bella.

In che anno?

Metà anni 80, mi misi a rileggere questa storia per la prima volta visto che quando uscì ancora non leggevo Zagor.

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Messaggio Da Ospite Mar 04 Ago 2020, 03:15

Un’associazione con l’Uomo lupo (“Belve”, “L’uomo lupi”, “Plenilunio”)
Ora non vivo più in Italia ma, quando vi vivevo, abitavo in Piemonte, vicino al confine con la Liguria, in una zona di alta collina.
In primavera una leggera brezza a volte soffiava e pettinava i remoti boschi, quasi montani, della Valle Bormida e della Valle Bello.
Erano notti chiare e silenziose, leggermente lattiginose, la luna piena brillava e le stelle vibravano mentre il vento accarezzava le radure erbose e solitarie e muoveva le fronde degli alberi dei boschi.
La brezza trasportava aromi dolciastri e salvaggi da chissà quali anfratti.
E mentre osservavo in silenzio questo spettacolo, semplice ma al contempo maestoso, la mia mente andava allo Stormy Pass e ai fiori di aconito che crescevano in quella valle solitaria.....

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Messaggio Da Ospite Gio 06 Ago 2020, 15:48

Guarda, a memoria ricordo il ritorno del vampiro di Castelli letto in notturna durante un inverno piovoso, fu una sensazione molto inquietante.

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Messaggio Da Ospite Dom 25 Ott 2020, 17:15

Smash ha scritto:Mi ricordo I falchi delle nevi durante un inverno molto pesante la lessi. Fece un certo effetto...

C’è un momento particolare nei pomeriggi invernali: all'imbrunire, quando viene sera e cala lentamente la notte.
Siamo a dicembre, o gennaio… magari il pomeriggio non è stato troppo freddo e, anzì, c’è stato il sole sia pur un sole morente.
Ma verso sera l’inverno si riappropria del proprio tempo e del propro spazio.
Nelle case le prime luci si accendono tremule, a scacchiera, mentre nelle vie i primi lampioni effondono una luce giallagnola su terreno in gran parte bagnato dalla neve.
In cucina borbotta la pentola delle castagne e sulle stufe le bucce di mandarino rinsecchiscono esalando un aroma dolce e pungente, che sa di Natale.
È l’ora in cui, nei condomini, si accende il riscaldamento e si sente quel caratteristico rumore, sordo e grattugioso, dell’acqua calda che gorgoglia nei termosifoni e che sa di brodo e di calcare.

Fuori è quasi buio ormai e comincia a spirare un vento, non forte ma pungente.
Le stradine, che qualche ora prima erano popolate da bambini vocianti, ora appaiono desolatamente deserte.
Alcuni piccoli negozi chiudono e quelli che rimangono aperti sono pressoché deserti.
La neve, col freddo serale, è ghiacciata nuovamente e scrocchia sotto i passi dei pochi che si avventurano fuori.

Una di queste stradine, costeggiata da case sempre più piccole con graziosi giardinetti, conduce fuori dal villaggio, verso la collina, verso la campagna, verso i boschi.

Seguendola, inseguiti dal fiato condensato che esce dalla nostra bocca, arriviamo ad un piccolo ponticello in legno su di un altrettanto piccolo rio, di cui a causa del buio, non riusciamo a scorgere l’acqua ma di cui sentiamo il ritmico ribolllire e gorgoliare.

Superato il ponticello, i lampioni si diradano per poi sparire e la strada si fa sentiero, sentiero che si inerpica verso la collina coperta dalla neve.
Camminiamo su arbusti congelati dal freddo e piccoli avvallamenti di neve e, dopo circa trenta minuti, abbiamo raggiunto la vetta della collina.

Si para dinnanzi a noi lo spettacolo della valle sottostante, delimitata dai boschi scuri e coperta da un candido manto di neve immacolata.

Se c’è la luna piena, l’atmosfera pare immersa in una sognante e silenziosa luminosità.

Scorgiamo il rio che abbiamo appena attraversato e che, piegandosi in anse, si perde in lontananza, verso il bosco, una macchia scura e densa.

Potremmo continuare, scendere verso la valle, attraversarla e raggiungere il bosco ma non lo facciamo perché questo è, ormai da mesi, il loro regno.
Sono invisibili, si nascondono nel cuore dei boschi, sulle sommità più remote ed impervie e, di tanto in tanto, scendono a valle a compiere le loro razzìe.

Sono loro... i falchi delle nevi!

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Messaggio Da Ospite Lun 26 Ott 2020, 11:38

Vorrei leggermi il prossimo albo sugli zombi di Marolla sperando in una giornata uggiosa e quando cala il buio dopo le 17:30.

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Messaggio Da Ospite Lun 26 Ott 2020, 12:09

Gianpy ha scritto:
Smash ha scritto:Mi ricordo I falchi delle nevi durante un inverno molto pesante la lessi. Fece un certo effetto...

C’è un momento particolare nei pomeriggi invernali: all'imbrunire, quando viene sera e cala lentamente la notte.

Non è un caso infatti che preferisco sempra la sera per leggere, fa più atmosfera cupa, soprattutto per le storie horror o fantastiche.

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