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Messaggio Da Ospite Gio Mar 23, 2017 3:11 pm

KEN PARKER - Pagina 27 Kpm3410

DI BERARDI, MANTERO E ORTIZ (80)

Questa è un lunga e appassionante epopea western: la storia di quattro famiglie, tra cui i Donaver, che assoldano Ken per un lungo viaggio dall’Ohio sino al Montana. Attraverso le sconfinate pianure e ai paesaggi incontaminati, assistiamo alla celebrazione del mito della frontiera, ossia della consapevolezza che i pionieri avevano in quegli anni di trovare un luogo in cui trasformare i propri sogni in realtà. Berardi e Mantero realizzano un episodio in cui sembra di sentire il vento frusciare tra gli sterminati campi delle pianure americane, di avvertire sulla propria pelle le fatiche continue di trasbordare i carri lungo i fiumi in piena o di issarli sui picchi rocciosi. La carovana Donaver inoltre dimostra come questa serie riesca a elevarsi nel genere western, non solo per l'originalità in cui affronta ogni tematica ma soprattutto nell’efficace trattazione dei numerosi protagonisti che affollano le pagine di quest’avventura. Accampati in rifugi occasionali, a causa di una tormenta di neve, e con i viveri che scarseggiano, Ken e un gruppo di volenterosi partono per la comunità più vicina alla ricerca di aiuto. Quando torneranno, scopriranno che i membri della spedizione, all'inizio animati dai più ottimistici pensieri ma ormai privi di viveri, hanno lasciato spazio a una terribile lotta per la sopravvivenza, fino all’ultimo pezzo di carne. Umana, per l’esattezza. Un episodio memorabile in cui viene affrontato il cannibalismo e con cui si chiude la serie Magazine. Una storia che lascia aperti alcuni interrogativi. Narrata in prima persona, ci troviamo davanti a un racconto autobiografico di Ken? Una vicenda in cui è stato protagonista in passato, quando era ancora uno scout libero che lavorava per conto suo? Oppure è l’ennesimo romanzo “realmente” accaduto come Umana Avventura? E inoltre: Ken a chi racconta questa storia? A noi lettori? A quelli delle dime novels che pubblica Ned Buntline a New York? O forse ai suoi amici carcerati nella colonia penale in cui è rinchiuso? So long.

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Messaggio Da Ospite Gio Mar 23, 2017 3:25 pm

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DI BERARDI, MANTERO, FRISENDA E ZUCCHERI (81)

Dopo la rivoltà carceraria di Un soffio di libertà, il nostro Ken è stato trasferito in una colonia penale della Florida: una prigione a cielo aperto immersa in acquitrini salmastri, alberi da disboscare, mosche, alligatori, catene ai piedi e il caldo. Tanto, tanto caldo. E sudore, malattia, condizioni igieniche ai limiti. Gli ospiti della colonia penale di Fort Lauderdale sanno che alla fine della loro espiazione non avranno sconti di pena, se non la morte. Costretti a mangiare cibo e scarafaggi, Ken e gli altri deportati affrontano quasi con distacco e ineluttabilità la loro sorte. Lungo Fucile si trova anche in questo caso immischiato in vicende umane che vedono coinvolti deboli e prepotenti e, come sempre, prende le difese dei primi. Anche al costo di farsi qualche settimana di isolamento. Memorabile la scena fiabesca del sogno di Ken in cui giudici e avvocati coinvolti nel suo onirico processo hanno le sembianze di animali umanoidi, quasi fossero i protagonisti di un’allegoria sulla sua vita, sulla giustizia e sulla morale. Ma dalle carceri, anche quelli privi di celle, si vuole sempre scappare. E per questo Ken viene immischiato in un nuovo tentativo di fuga che coinvolgerà lui e alcuni detenuti. Berardi e Mantero non lesinano niente allo spettatore, inserendo diverse vicende che s’intrecciano tra di loro, come quella del vecchio Hamilton, un avvocato che per denaro ha deciso di diventare il capro espiatorio di una famiglia di loschi politicanti, e Wally, un ragazzo coinvolto in una relazione omosessuale con il direttore Charlie. Hamilton e Wally troveranno entrambi la morte, perché è quanto spetta a chi ha infranto la legge. Non c’è tempo per l’espiazione né per le revisioni dei processi: bisogna andare avanti. In modo ineluttabile. Come fa il Ken di questo episodio, ormai un uomo stanco, arido, ma ancora capace di sopravvivere, di dimostrare che si può essere giusti anche in un luogo in cui si muore ogni giorno. So long.

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Messaggio Da Ospite Gio Mar 23, 2017 3:40 pm

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DI BERARDI E MILAZZO (82)

Giunti a questo punto della saga uno si aspetterebbe di conoscere il destino di Ken nella colonia penale di Fort Lauderdale, invece Berardi, più imprevedibile di un dribbling di Maradona, scrive un episodio “giovanile” del calibro di Ai tempi del Pony Express. Una storia che consente al lettore di conoscere alcuni lati dell’adolescenza di Lungo Fucile, di rivedere i suoi genitori, suo fratello Bill e l’amico Dick, personaggio che abbiamo conosciuto in Casa dolce casa. Una storia sottilmente comica, nel pieno stile di Berardi, in cui Ken si ubriaca, ha le prime esperienze sessuali e doma cavalli selvaggi. Davanti a lui le vaste praterie e le impenetrabili foreste del Wyoming che, novello pony express, desidera percorrere per dimostrare a tutti di essere diventato un uomo. Il tema portante di tutto l'albo, però, è la spensieratezza, la voglia di vivere, di divertisi. Non è un caso che, in molte pagine, troviamo un Ken “canterino” più del solito, un ragazzo che ama galoppare intonando le canzoni della sua adolescenza. Ai tempi del Pony Express è una storia in cui le vicende casalinghe del nostro eroe, dei suoi genitori e degli altri simpatici abitanti di Buffalo, s’intrecciano con quelle del signor Crane, titolare di un servizio di pony express ormai al collasso, un’attività imprenditoriale che presto lasciarà spazio al telegrafo, simbolo del progresso. Ma Berardi in questo episodio è ormai un narratore conciso, un padrone assoluto del mezzo narrativo, mentre Milazzo con il solito stile superbo e impressionista ci infila citazioni pittoriche di Frederic Remington e scene meravigliose di puro west tra stazioni di cavalli e corse sconfinate tra le praterie. Il lato affascinante di quest'avventura è che il nostro eroe è ancora un ragazzo e non l’uomo provato e disfattista che abbiamo visto ne I Condannati. Bellissima la scena del suo ritorno a Buffalo, e di sua madre che attende sotto al porticato di casa: in quel momentoo ho pensato e ripercorso con la mente a tutte le vicissitudini che lui ha provato durante la sua esistenza, ai dolori e alle ferite della sua vita errabonda, dalle sue esperienze nell'assolato Messico fino ai ghiacciai dell’Alaska. Sentimenti tipici che puoi provare nei confronti di un famigliare, di un amico, di una persona cui si vuole bene. E a Ken si vuole tanto bene. So long.

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Messaggio Da natural killer Gio Mar 23, 2017 4:25 pm

sei in dirittura d'arrivo winki

dopo fin dove arriva il mattino apriamo la discussione... Wink

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Messaggio Da Ospite Gio Mar 23, 2017 7:27 pm

natural killer ha scritto:sei in dirittura d'arrivo winki

dopo fin dove arriva il mattino apriamo la discussione... Wink

Discussione che si era già fatta in questo forum, però capisco
che Guitar, allora, non partecipò.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 5:40 pm

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DI BERARDI E TREVISAN (83)

Qui potrei facilmente metterla sul personale. Basta guardare, scrutare, osservare questo acquerello, ovvero soffermarsi sulla cover di Le avventure di Teddy Parker e sulla data di uscita, luglio 1997, e l’effetto amarcord è garantito. Almeno per me, perché questo special è il primo albo di Ken che acquistai in edicola. Ero attratto dalle storie e dal personaggio di Berardi e mi ritrovai un’avventura in cui però il protagonista è il suo figlioccio. Già, perché quest’albo si ricollega a Fuori Tempo e agli eventi narrati in quella storia, a un personaggio come Teddy che rappresenta il tema della ricerca, del non volersi arrendere all’evidenza. Basta analizzare il suo utopistico piano per salvare quel padre perduto e rinchiuso in carcere. Un viaggio on the road, iniziato lontano da casa, sulla falsariga di Twain. Perché viaggiare è bello. Eppure, in questo caso, l’assenza di Ken diventa presenza, seppur in una sola, bellissima scena, “girata” sulla spiaggia. E il nostro eroe, in questa rievocazione tratteggiata con il suo impareggiabile stile da Trevisan, ricorda a Teddy quali principi bisogna seguire nella vita. Soprattutto di non giudicare mai dalle apparenze e di dare sempre una possibilità alle persone. Un tesoro di insegnamenti di cui il giovane Theba farà buon uso quando incontrerà la dolce Lita, il cane Bix, la scalcinata banda di Muff, il bieco Hood, le giovani signore di piccole virtù al seguito della vecchia Ethel e tutti comprimari di questo allegro romanzo. Una storia “musicale” che prosegue in un crescendo di situazioni comiche, fino al finale, in cui tutti i personaggi convergono un un unico luogo e danno scena, o meglio la rappresentano, quella che sembra la conclusione di una commedia scritta da Molière con lazzi e coup de théatre. Ma torno per un attimo a questa copertina, a quei colori, a quei gabbiani, all’acqua azzurro-verde, ai contorni di quella nuvola che si scorge in lontananza: la osservo. Sembra volersi allargare, in attesa di un colpo di vento, il vento dell’adolescenza, che scappa via. Perché Teddy in questa storia diventa uomo. Proprio come suo padre. Le avventure di Teddy Parker è dunque un passaggio di consegne perché, come diceva Jor-El nel primo e indimenticabile film di Superman con Marlon Brando: “Il padre diventa il figlio, e il figlio, il padre”. So long.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 5:48 pm

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DI BERARDI, MILAZZO, VANNINI E FRISENDA (84)

E siamo arrivati a Faccia di Rame, una storia complessa, raccontanta in prima persona dal nostro Ken, come già sperimentato da Berardi ne La carovana Donaver. In questo nuovo episodio la linea temporale delle storie si spezzetta: Lungo Fucile, infatti, narra un’avventura ambientata in diversi periodi della sua vita ma che confluiscono tutti in un comun denominatore, cioè Ishi, unico superstite dell’antica tribù degli Yana. E Ishi diventa subito l’ennesimo personaggio berardiano capace di lasciare il segno nel cuore del lettore, un po’ come Adah o Pat ‘O Shane. Nella prima parte di questa storia, Ken si trova in California e fa da guida a due simpatici ingegneri. Incontra Ishi e alcuni componenti della sua famiglia e concede loro un po’ delle sue provviste. Tre anni dopo, arrivato a Oroville, fa visita al suo amico, lo sceriffo Duke, e a sua figlia Joan. Anche Ishi è giunto in questo piccolo paese e, spinto dalla fame, cerca di rubare un po’ di cibo. Quello che non sa è che la sua vita e le sue vicende tornano a intrecciarsi con quelle del nostro eroe. In questo momento inizia la parte più tenera del racconto, quando Ken e i suoi amici cercano di comunicare con Ishi accogliendolo nella casa di Duke. Ishi è una sorta di alieno, l’ultimo rappresentante di una “razza” estinta, un uomo denutrito e incapace di comunicare la sua storia, le sue amare vicissitudini, perché nessuno comprende la sua lingua. Per lui inizia un lungo periodo di riabilitazione, ma come sempre, nelle vicende di Berardi, il tema razziale è dietro l’angolo, e anche in questo caso Ishi dovrà confrontarsi con l’astio della comunità di Oroville dovuto alla sparizione di una giovane ragazza. E per castigo divino sembra che il pregiudizio nei suoi confronti sia vendicato da un’alluvione che colpisce la città e i suoi abitanti. Per lavare i peccati dell’uomo. In questo caso Berardi scrive pagine di sceneggiatura memorabili, in cui Ken e Ishi si prodigano per salvare i bambini di una scuola. In seguito Ishi parte per San Francisco insieme a Claude Hoerner, che ha sposato la bella Joan, ma si sente sempre un straniero in terra straniera, seppur affascinato dalle meraviglie di questa città. Però il suo viaggio in questa vita giunge al termine. Un nemico insidioso più della fame, degli uomini bianchi e del pregiudizio si sta facendo spazio nel suo corpo: la polmonite. Nella parte finale di Faccia di Rame assistiamo al terzo stacco temporale di questa storia: Ken è a San Francisco, sei anni dopo gli eventi accaduti a Oroville, e non si capisce bene se sia libero e per quale motivo si trovi in quella città. E qui nasce il dubbio se Berardi, o lo stesso Ken, non giochino con le date per depistare il lettore. Ma poco importa: mi piace pensare che questo sia un episodio incentrato sul valore dell’amicizia. Perché Ishi diventa davvero un amico del nostro eroe. Bellissima la descrizione che lo stesso Berardi-Ken ci dà di lui: “E’ nonostante gli fosse stato portato via tutto, non c’era rancore nel suo cuore. Aveva l’anima di un bambino e la mente di un filosofo.” Insomma, una persona buona. So long.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 5:59 pm

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DI BERARDI E MILAZZO (85)

Canto di Natale è una storia breve nata per esigenze degli autori durante un incontro nel ristorante “U Giancu”, a Rapallo. In questo episodio, che è una piccola appendice da cui si svilupperà Fin dove arriva il mattino, seguiamo gli sviluppi della vita carceraria di Ken, questa volta rinchiuso nella State Prison, Montana. Soprattutto conoscereno l’efferatezza cui è capace Russ Finney, capo delle guardie, e tutta la sua malvagità nei confronti di Lyle, prigionerio che ha tentato la fuga. E mi sembra che Berardi&Milazzo, nonostante il tempo trascorso da Faccia di Rame non abbiano perduto lo smalto di un tempo, proponendoci in poche tavole una vicenda triste come questa. Non lasciatevi ingannare dal titolo, signori, perché quest’avventura è l’ennesima storia amara della saga, scandita da una pallida atmosfera natalizia, in cui emerge ancora una volta il Ken vendicativo visto in episodi come Mine Town. Ma, soprattutto, è l’occasione per analizzare e capire quanto ancora sia intatta la voglia di paternità di Ken e quel suo discorso interrotto con il figlioccio Theba. Un sentimento purtroppo sopito dalle vicissitudini della sua vita e dai guai che ha avuto con la legge. Ed è dannatamente triste tutto ciò! So long.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 6:44 pm

Prima di postare l'ultima scheda e parlare di Fin dove arriva il mattino, mi sembra giusto fare un post in cui passare a rassegna altre storie fuoriserie uscite negli anni e che di certo non potevo trascurare. Tutto questo per avere una panoramica completa delle avventure del nostro Ken.

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DI BERARDI E MILAZZO (86)

Quack - Omaggio a Paperino o La comica finale è un tributo a Donal Duck. Questa brevissima storia, più che altro una gag, è uscita nel volume I Love Paperino edito nel lontano 1984 dalle edizioni Del Grifo. Senza prendersi troppo sul serio, Berardi&Milazzo, con quel pizzico di ironia che può salvare la vita di ognuno di noi, mettono a confronto due personaggi del fumetto come Ken e Paperino. Ne nasce uno scontro epico e disarmante che non poteva chiudersi che a suon di quack!  

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DI BERARDI E AMBROSINI (87)

Immagini è il famigerato team-up tra Dylan Dog e Ken Parker. Lungo Fucile e L’Indagatore dell’Incubo che si confrontano con una leggenda indiana e con Wah-Kee, un Cheyenne che ha perduto la sua immagine, rinchiusa nell’opera di un pittore di nome John Henry. I quadri di questo autore arrivano nella Londra del ventesimo secolo, più precisamente a Craven Road, e grazie a all’incontro con un sedicente medium, il dottor Fletcher (di origini indiane), Dylan riesce a evocare Ken trasportandolo nella sua “realtà”. Ed è proprio il nostro eroe a dare una chiave di interpretazione a Dylan, permettendogli di scoprire il mistero di questa storia. Ma entrambi faranno anche una capatina nel selvaggio West in un episodio assurdo e irreale, sulla falsariga de La Terra degli Eroi, in cui avviene un incontro che, forse, i lettori non avrebbero mai osato chiedere.

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DI BERARDI E MILAZZO (88)

Ambientato nelle fredde e ghiacciate distese del Nord canadese, La leggenda di Kennisuaq è un piccolo divertissement di Berardi&Milazzo uscito nel numero 5 di Ken Parker Collezione, ristampa Bonelli che riproponeva in edicola le avventure precedentemente uscite sul Magazine. Un racconto che ha per protagonisti Ussak e Inaluk, entrambi così amici per la pelle da condividerne pure una donna che partorirà un bambino. Ma chi è il padre? Grande dilemma. In questo caso gli autori rivisitano il mito di Salomone e delle due madri che si contendono il figlioletto ma lo fanno in chiave inuit. Ken in compagnia del fido Oakpeha deve risolvere il contenzioso ma, non potendo contare su un esame del Dna, farà affidamento sulla superstizione indigena, e su di lui sull’eterno vagabondo, ossia l'orso bianco, il saggio Pihoqaiak.

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Ultima modifica di Guitarjim1982 il Gio Apr 13, 2017 5:35 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 6:48 pm

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Uscite su sedici numeri del Ken Parker Magazine, queste tavole a disegno fisso rappresentano la versione parodistica del nostro eroe. Il disegno caricaturale e accattivante di Cavezzano asseconda in modo scherzoso un Berardi burlone, che si diverte a mostrarci un Ken alternativo, diverso dall’eroe che abbiamo conosciuto. Una serie di quadri intrisi di ironia che raffigurano scene di vita western realizzate con quella voglia di divertire e far sorridere il lettore. Appunto, FunnyKen.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 7:07 pm

KEN PARKER - Pagina 27 Cover_11

DI BERARDI E MILAZZO (89)

Alle volte mi chiedo se sia giusto o sbagliato mettere per forza la parola fine a una storia, un percorso di vita, alla saga di un personaggio come Ken Parker. Sono queste, credo, le prime considerazioni che un episodio come Fin dove arriva il mattino ti porta a fare. Un albo atteso, invocato, sperato per anni e che conclude, di fatto, l’avventura e la vita del mio Ken. E non è un caso, amici miei, se uso questo termine perché dopo tante storie, albi, avventure sento questo personaggio un po’ mio. Egoismo puro. Perché Ken appartiene a sé stesso. O forse no. In tanti anni Berardi ci ha ingannato, mostrandoci un personaggio di fantasia verosimile (e forse questo è il grande inganno); ma quello che alle volte succede è che, in una storia tanto attesa, le aspettative possono essere deleterie. Fin dove arriva il mattino si aggancia a Canto di Natale, storia di cui potremmo dire è un appendice, nonostante essa sia più lunga. Attraverso l’uso del flashback Berardi ricostruisce gli avvenimenti già narrati in quel piccolo episodio e li amalgana (lui che per anni è stato lo chef Michelein del fumetto) in questo ultimo racconto. Montana 1908. Così ci dice la didascalia. "Quanto tempo è passato", cantava Guccini in Stagioni. Appunto. La vita prosegue, va avanti con o senza Ken. In questa storia Berardi&Milazzo rimescolano i dadi, ma non vogliono dare risposte: siamo noi lettori a chiederne. Loro mostrano, delineano, squarciano il velo tra realtà e fantasia. Sappiamo che Ken è uscito dal carcere in cui era rinchiuso ma è lo stesso Ken? No. Perché certe esperienze ti segnano per sempre. Disilluso, cinico, amaro, e vecchio, ecco cos'è OGGI Ken. O, almeno, in questo episodio. E non è un caso se, quando si unisce ai suoi ex amici carcerati guidati da Wendell, assiste impotente allo stupro della giovane figlia di Olivie. E lo fa senza intervenire. Proprio lui che, in storie come Chemako – il mio indimenticabile episodio preferito – ha rischiato la vita in battaglie chimeriche. Ma gli anni passano e lui, a dispetto di tutto, è stanco. Quante ne avrà viste, sentite, subite in carcere e in tutto il periodo della sua un’ingiusta prigionia? Tante, tantissime. Ed ecco che tratto ancora Ken come un personaggio vero. Perdonatemi. Non lo farò più, o forse sì. Certo, alla fine di quest’avventura, disegnata da Milazzo con uno stile impressionista evocativo, fatto di vignette che sembrano piccoli vetri infranti, frammenti da cui il lettore interpreta, scava, cerca emozioni; alla fine, dicevo, Ken tenta di salvare Olivia e sua figlia. Però la vita è strana. Già, proprio strana, e paradossale, comica, assurda. Perché in Fin dove arriva il mattino assistiamo alla fine di un mito umano, alla morte (diciamolo, urliamolo) di Ken. Non di un superoe come Tex, no; un essere vivente che in questa stava aspettando la fine della pista, per usare un titolo d’antoniano. Una fine amara che però lascia tante domande senza risposta: Teddy ha incontrato suo padre? E cosa ne è stato di Belle? E la piccola Pat? E Adah? E Dashiell Fox? E Nanuk? E tutti gli altri personaggi di questa saga... che fine hanno fatto? Prigionieri nelle pagine, e della fantasia, di questi due autori maestri del fumetto come Berardi&Milazzo. Dunque è davvero la fine? Possiamo illuderci che in futuro ci siano altre avventure solo perché tanti lati della vita di Ken sono ancora inesplorati? Perché tante domande attendono risposta? Forse dobbiamo arrenderci all’oblio anche noi, a questo finale in cui Berardi sembra volerci accompagnare con le note di Bob Dylan e della sua Knocking On Heavens Doors. E allora, chiudendo gli occhi stringiamo la mano anche noi al nostro Ken, attendiamo tutti l’alba e aspettiamo che, come diceva il grande Eduardo, passi la nottata. Che arrivi finalmente il mattino. Per vedere dove ci porterà. So long.

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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 7:26 pm

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Insomma alla fine ce l'ho fatta! Il mio percorso con le storie di Ken Parker è finito ma volevo scrivere qualche altra cosa. Ho iniziato per gioco e pensavo che sarebbe stata una cosa "facile", nel senso che, in fondo, dovevo soltanto parlare di fumetti. In realtà tutto si è rivelato molto più complesso. Complesso perché gli episodi di questa serie magnifica sono così profondi, ricchi di sfaccettature, di approfondimenti che, a una prima lettura, può sembrare che qualcosa scappi, vada via. In queste schede non ho mai voluto fare recensioni tipiche analizzando ogni momento delle storie, ma un mix di pensieri sparsi cercando di invogliare qualcuno a leggere o rileggere queste magnifiche avventure.

Ho iniziato nel giugno scorso se non vado errato (mamma mia quasi un anno fa e, intanto, manco questa volta il Napoli vince lo Scudetto porca miseria!), quando ho recuperato Fin dove arriva il mattino: avevo finalmente tutte le avventure di Ken e potevo leggermele in continuity, per così dire. Visto che non ho avuto a suo tempo modo di farlo. Anzi, molte storie, soprattutto del Magazine, le ho lette per la prima volta. Che meraviglia. Naturalmente molti di voi, che ringrazio, hanno evitato di spoilerarmi il finale e hanno assecondato pazientemente me in tutti questi mesi affinché completassi la lettura degli albi. Ora, naturalmente, potremo sbizzarrirci tutti e parlare di Fin dove arriva il mattino senza che io rompi i coglioni chiedendovi di non rovinarmi la sorpresa.  Cool

Ultima cosa: quest'anno cade anche il quarantennale di Ken e, in merito ad altre future storie, è meglio non farsi false speranze, nonostante ci siano tanti aspetti della vita di questo eroe che andrebbero rivisti e analizzati, ma gli autori non lo faranno mai. Bando alla tristezza, dunque, mi piace postare questo disegno di Milazzo con un Ken a cavallo che va incontro al suo destino. MA LIBERO.

KEN PARKER - Pagina 27 Illust10


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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 7:55 pm

complimenti Guitar, bellissimo lavoro e.... grazie.

winki







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Messaggio Da Ospite Mer Apr 12, 2017 8:14 pm

di Fin dove arriva il mattino avevamo dibattuto ampiamente nel 2015.
Berardi e Milazzo interpretarono diversamente il finale di FDAIM.
Milazzo disse, in conferenza stampa, che Ken , dopo FDAIM,
sarebbe andato a trovare la tomba di Ishi, cioè il finale di Faccia di Rame.
per me Ken si salva, anche perché Berardi, intervistato specificamente a EtnaComics 2016, disse "mai dire mai", e che aveva già pronte nel cassetto nuove storie di Ken (non di Teddy) che non si a quando vedranno la luce.
Poi gli autori dissero che ognuno è libero di interpretare cosa riserverà il Mattino.
per me Ken non muore, e non dirò nulla di più, perché nel 2015 ci fu
un dibattito appassionante e anche snervante.

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Messaggio Da Ospite Gio Apr 13, 2017 5:33 pm

Sì, può essere. Perché nel finale di Fin dove arriva il mattino non c'è il funerale, non vediamo seppellito Ken, anche se la ferita era grave. Però nella finzione narrativa si possono escogitare mille trucchi... magari arrivano dei soccorsi insperati, la ferita non era così grave...

Sulle nuove storie, ascoltai anch'io l'intervista di Berardi in cui ne parla. Una miniserie io la vedrei bene in edicola. Il problema sono le vendite di Ken, poche, purtroppo, per giustificare un'iniziativa del genere... ma mai dire mai!

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Messaggio Da chinaski89 Gio Apr 13, 2017 6:25 pm

Per me Fin dove arriva il mattino è una storia fantastica, e KP nel finale muore. KP non è un fumetto come gli altri ed io ho trovato perfette la sua vecchiaia e disillusione. Del resto anche i sogni e ideali di cui era portavoce sono in un certo senso morti, no? Nel mondo reale intendo.

Per nuove storie c'è tutto lo spazio del mondo anche con Ken morto.. Grazie guitar, lavoro eccelso
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Messaggio Da natural killer Gio Apr 13, 2017 6:30 pm

A suo tempo ero tra quelli che non hanno accolto con favore l'epilogo della saga. Vedevo la trasformazione del mio Ken come un tradimento nei confronti del personaggio che appariva completamente trasformato nel carattere, nel fisico e nel comportamento.
Ora a distanza di due anni posso dire di aver metabolizzato la vicenda e sono disposto ad accettare quello che Berardi e Milazzo hanno deciso per il loro Ken.
Ecco, la chiave sta tutta qui, Ken non era nostro, né mio, ma dei suoi creatori che legittimamente hanno deciso di porre fine in maniera definitiva all'esistenza della loro creatura. Si disse che Berardi avesse programmato un ciclo conclusivo più articolato, ma questo non corrispondesse alla volontà di Milazzo, oramai impegnato a dirigere la sua arte in altri progetti. Ma qualunque sia stata alla fine la strada che ha condotto Ken al suo tragico epilogo non possiamo fare altro che prendere atto che la sua pista si è conclusa qui.
E' vero che non abbiamo visto il nostro esalare l'ultimo respiro. Questo ci consente di immaginare che possa essersi salvato o che possa essere spirato, ma questo finale aperto lascia comunque poco spazio a un suo ipotetico ritorno. D'altra parte abbiamo visto che l'uomo non è più quello di un tempo, fiaccato nel fisico e nel morale dall'età e dalla lunga detenzione, per cui non sarei tanto certo di voler vedere di nuovo le malinconiche giornate del vecchio in cui Ken si è trasformato, perdendo ogni volontà e capacità di opporsi alle ingiustizie, con alterne fortune, ma sempre confidando nella nostra simpatia e ammirazione.
Per quasi vent'anni la fine della saga ha coinciso con l'immagine di Ken davanti alla tomba di Ishi, lasciando tanti fili sospesi sulla sorte sua, di Teddy, di Lita...
KEN PARKER - Pagina 27 Fdr

Gli autori hanno deciso di far gravare sulle spalle di Ken il peso dei vent'anni del loro silenzio. Avrebbero potuto farlo uscire di galera prima, sconto di pena, grazia, evasione, qualunque soluzione avrebbe consentito di far tornare a cavalcare Lungo Fucile senza il peso crepuscolare del tempo. Ma così non è stato, i fili in sospeso non sono stati riallacciati, il vecchio Ken si mostra nella sua ultima avventura come molti non avremmo voluto vedere. Ma tant'è... è finita, ma sempre ci sarà qualcuno che come Guitarjim ricomincerà da capo la lettura e ogni volta Ken rinascerà e non finirà mai stupire per la sua grande umanità e per l'empatia che è ancora in grado di sviluppare, oggi come allora in chi potrà avere il privilegio di leggere la più grande saga del fumetto italiano.

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KEN PARKER - Pagina 27 Empty Re: KEN PARKER

Messaggio Da Ospite Ven Apr 14, 2017 3:52 pm

chinaski89 ha scritto:Per me Fin dove arriva il mattino è una storia fantastica, e KP nel finale muore. KP non è un fumetto come gli altri ed io ho trovato perfette la sua vecchiaia e disillusione. Del resto anche i sogni e ideali di cui era portavoce sono in un certo senso morti, no? Nel mondo reale intendo.

Per nuove storie c'è tutto lo spazio del mondo anche con Ken morto.. Grazie guitar, lavoro eccelso

Grazie, China.

Le storie si possono fare, anche secondo me, bisogna vedere Berardi che intenzioni ha. Ma in Fin dove arriva il mattino termina un ciclo.

C'è da dire che sono d'accordo sul fatto che Ken rispecchi la fine degli ideali e dei sogni, e che la sua ultima avventura fa spazio a un personaggio che va incontro al suo destino. Alla disillusione pura. Comunque sia, per riallacciarmi al discorso di Natural, credo che Ken sia davvero dei suoi autori (anche se spesso ho detto che era "mio"), cioè Berardi e Milazzo, che hanno voluto chiudere a modo loro la saga. Tante le domande senza risposta, ma forse perché siamo abituati a un tipo di fumetto in cui ogni cosa viene spiegata e dove le ingiustizie sono riparate (vedi Tex e Zagor). Inoltre è difficile "accettare" che un uomo faccia la fine che fa Ken, subisca quel tipo di ingiustizia che ha subito. Ma nella vita accade. Quante sono le persone che hanno affrontato il carcere da innocenti? E che, fuori dalla prigione, non hanno trovato nemmeno la forza di riabilitarsi? Credo tantissime. Ken è uno di loro. Però nel suo ultimo episodio ha avuto la forza ancora di ribellarsi.

Comunque è il caso di dire che noi siamo stati fortunati ad aver avuto una serie del genere. Il fumetto western italiano, togliendo Tex che, del genere, fa caso a sé, penso possiamo dividerlo largamente in tre distinte fasi:

- Storia del West
- Ken Parker
- Magico Vento

Queste tre saghe hanno raccontato a modo loro il mito della frontiera e ora mi chiedo se nel nostro Paese non ci sia spazio per un'altra serie western. Si dice sempre che i tempi ormai non sono maturi, che il fumetto è in crisi, che le vendite sono scarse eppure la Bonelli lancia ancora fumetti. Perché non un western? Perché non un altro eroe che possa cavalcare nell'Ottocento americano, tra indiani e cowboy? Chissà! O, forse, è stato detto proprio tutto di questo genere?

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Messaggio Da Ospite Ven Mag 19, 2017 4:29 pm

Ho finito ora di leggere il tuo straordinario lavoro, Guitar Jim. Un pò in ritardo rispetto a chi mi ha preceduto, ma non potevo non aggiungere a questo topic i miei complimenti. Io ho riletto varie volte la saga di Ken. Dopo la fine di ogni rocambolesca avventura editoriale di Ken, ho riletto la sua storia rammaricandomi per la nuova interruzione. Farlo ancora una volta in modo totalmente diverso leggendo quanto tu ci hai regalato è stato davvero bello. no-ta  no-ta  no-ta  Exclamation  Exclamation  Exclamation Grazie, Guitar Jim.

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Messaggio Da L'uomo lupo Sab Mag 20, 2017 2:51 pm

Grazie e complimenti Guitar1982 per i tuoi affascinanti commenti alle avventure del nostro Ken Parker . Quando, nel giugno 1977 (credo) ero in ospedale per un'appendicectomia , sapendo dalla pubblicità apparsa su Zagor , mi feci portare "Lungo fucile" il primo Ken della serie, appena arrivato in edicola . Ricordo che rimasi impressionato, scioccato. Era un fumetto anni avanti come contenuti, più adatto ad un adulto che ad un bambino.E capii che avrei comprato anche Ken Parker, non solo Zagor .  Tuttora conservo tutta la prima serie di Ken Parker , un capolavoro del fumetto italiano, orgoglioso di essere stato suo lettore.
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Messaggio Da Ospite Dom Mag 21, 2017 4:02 pm

L'uomo lupo ha scritto:Grazie e complimenti Guitar1982 per i tuoi affascinanti commenti alle avventure del nostro Ken Parker . Quando, nel giugno 1977 (credo) ero in ospedale per un'appendicectomia , sapendo dalla pubblicità apparsa su Zagor , mi feci portare "Lungo fucile" il primo Ken della serie, appena arrivato in edicola . Ricordo che rimasi impressionato, scioccato. Era un fumetto anni avanti come contenuti, più adatto ad un adulto che ad un bambino.E capii che avrei comprato anche Ken Parker, non solo Zagor .  Tuttora conservo tutta la prima serie di Ken Parker , un capolavoro del fumetto italiano, orgoglioso di essere stato suo lettore.

Grazie a te, Uomo Lupo no-ta
D'accordissimo con te: era un fumetto molto avanti quando uscì nelle edicole.

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Messaggio Da Tonka Mar Gen 16, 2018 7:29 pm

SCUSATE SE CHIEDO QUà ...QUALI DELLE DUE RACCOLTE è MIGLIORE ? CHE DIFFERENZA C'è TRA UNA E L'ALTRA

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Messaggio Da Ospite Mar Gen 16, 2018 7:45 pm

KP Classic è la ristampa della prima serie
cioè 59 albi. Il migliore KP.
L'altra è una raccolta che ha ristampato
tutte le storie di KP (tranne Immagini) e
si conclude con l'inedita "Fin dove arriva il
mattino" che, apparentemente, sarebbe
l'ultima storia di KP (per ora). KP Classic
Non ha redazionali, mentre L'altra ha molti
approfondimenti di Berardi e Milazzo dove
si parla di molte cose.
La migliore? Dipende da cosa interessa a te.

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Messaggio Da natural killer Mar Gen 16, 2018 7:50 pm

La prima collana, Ken Parker Classic, ripropone i 59 volumi della prima collana classica, la Cepim.

La seconda invece raccoglie in 50 volumi tutti gli episodi di Ken Parker. Ogni volume comprende due o più episodi, proposti in ordine strettamente cronologico. I primi 30 volumi contengono le stesse storie della KPClassic, poi continua con le storie uscite su rivista,poi con quelle dei Magazine e degli speciali con Bonelli. Alcuni episodi vengono riproposti nella loro originale versione a colori integrati all’interno della collana nella loro precisa posizione cronologica. La lunga saga culmina con l’episodio conclusivo e inedito, realizzato per l’occasione da Berardi e Milazzo, che tira le fila del lungo cammino di Ken Parker.

Io ho preso la seconda che è anche più completa.

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Messaggio Da natural killer Mar Gen 16, 2018 7:51 pm

Mi ha preceduto Fabrizio no-ta

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